Terni, parco dell’ex miniera di Buonacquisto diventa area per sport, turismo e tempo libero

Un’area per sport, turismo e tempo libero: è la nuova destinazione del parco dell’ex miniera di Buonacquisto che, grazie a un’iniziativa di valorizzazione organizzata dalla Provincia di Terni, sarà protagonista della sesta giornata nazionale delle miniere, in programma il 25 maggio. L’iniziativa è stata presentata questa mattina in una conferenza in cui erano presenti l’assessore provinciale all’ambiente, il dirigente del servizio Donatella Venti, i responsabili e funzionari del servizio Cave della Provincia di Terni, le scuole, le associazioni sportive e del tempo libero che hanno collaborato alla realizzazione del progetto di recupero di Buonacquisto, il presidente di Aipai (Associazione italiana per il patrimonio archeologico e industriale ) Renato Covino e il sindaco di Arrone.

L’iniziativa di quest’anno, è stato detto, intende sviluppare le potenzialità attrattive del Parco minerario di Buonacquisto, inaugurato lo scorso anno e frutto di un progetto di recupero e valorizzazione dell’area della ex miniera. Il percorso didattico ha visto il coinvolgimento, durante tutto il corrente anno scolastico, di oltre 500 studenti provenienti anche da fuori regione oltre a numerosi visitatori appassionati di sport e natura. La promozione dell’area, a fini turistici, è stata realizzata anche grazie alla partecipazione dell’Istituto comprensivo Statale di Scuola Materna, Elementare e Media “G, Fanciulli” di Arrone che ha elaborato uno specifico progetto denominato “Adottiamo un sentiero – Parco Minerario di Buonacquisto”. Ora l’area è destinata a sport, turismo e cultura.

“Il percorso è stato realizzato grazie all’installazione di un sistema di segnaletica turistica contenente tutte le informazione relative allo sviluppo del sito minerario e della sua decadenza. Il percorso, il cui accesso è consentito sia dall’abitato di Buonacquisto che da Loc. Vecchia Osteria (Piediluco) si snoda lungo i principali punti di interesse. Potranno esser visionati gli affioramenti di lignite, i luoghi di estrazione della miniera a cielo aperto, gli alloggi degli operai (il Castellone), l’accesso alla vecchia miniera in sotterraneo, le cave di estrazione del calcare, la fornace da calce, il piazzale della nuova miniera, il tracciato della ferrovia decauville, il piano inclinato punto di partenza della lignite.

L’area dell’ex miniera di lignite di Buonacquisto è posta a circa 700 metri sul livello del mare, nei pressi del Lago di Piediluco, al confine tra Umbria e Lazio. Da quell’altitudine si gode di un’ampia vista sulla conca reatina e sul complesso del Terminillo fino a Stroncone e al Monte Torre maggiore di Cesi.

Oltre che per questi aspetti paesaggistici, l’interesse dell’area è dato anche dalla presenza di flora e fauna caratteristiche della montagna appenninica. La presenza di questa risorse naturali, congiunta alla posizione di confine e, quindi, di raccordo tra la montagna e gli insediamenti della Conca reatina e della Conca Ternana, ha determinato nel corso del tempo lo svilupparsi di un’economia basata soprattutto sul commercio del legname, carbone di legna e calce i cui proventi hanno integrato per lungo tempo quelli della pastorizia e di un’agricoltura caratterizzata da piccole proprietà e terre comuni prevalentemente con bassa resa

Tutto questo fa di Buonacquisto un esempio emblematico e ancora perfettamente leggibile di comunità tipica dei villaggi appenninici, i cui equilibri vengono radicalmente modificati, a partire dall’inizio del Novecento dall’avvio delle operazioni di estrazione della Lignite. In particolare, si assiste a un significativo aumento demografico, all’apertura di nuove vie di comunicazione che pongono il paese al centro di una rete di scambio non più basati sull’economia di sussistenza e sul baratto ma sull’economia di mercato sostenuta da una domanda di prodotti che giunge dalle maggiori città dell’Umbria e del Lazio.

Nonostante questo significativo sviluppo economico e sociale , il sito di Buonacquisto alla fine degli anni cinquanta , come tutti gli altri centri umbri di produzione di lignite (con la sola eccezione di Pietrafitta), cessa l’attività perché anche l’Italia può beneficiare dell’apertura dei mercati e dell’abbattimento delle barriere protezionistiche, avviato dalla nascente Comunità europea. Inoltre, parallelamente alla diffusione del carbone europeo a basso prezzo, si avvia il cosiddetto miracolo economico italiano e la conseguente fine dell’economia montana che porta al generale superamento del sistema di mezzadrile.

Tutto ciò provoca lo spopolamento del paese a favore delle vicine città di Terni e Rieti che relega Buonacquisto a funzioni di seconda residenza. In pratica, sempre meno sono coloro che risiedono stabilmente nel paese ma molte sono le persone e le famiglie che continuano a ritenersi “buonacquistane”, pur vivendo ormai altrove, a riconoscersi idealmente nella comunità e nella storia del paese e a mantenere viva la memoria della miniera.

La miniera costituisce l’elemento caratterizzante l’identità della comunità di Buonacquisto e promuovere iniziative e interventi capaci di salvaguardare i beni e le infrastrutture che sono giunti fino a noi valorizzandone al contempo la storia e la memoria potrà contribuire, forse, a contrastare il fenomeno dello spopolamento e ad integrare i redditi dei residenti offrendo loro opportunità di lavoro incentrate sulla creazione di prodotti e servizi rivolti a diverse tipologie di turisti: da quelli interessati alla storia del lavoro e della tecnica, a quelli del mondo della scuola fino agli amanti del trekking e della natura.

Quella della miniera, insomma, è una storia che parla al presente e al futuro, i cui elementi portanti sono beni culturali impropriamente definiti minori che per il loro intrinseco significato saranno in grado di connettere l’offerta culturale e turistica di Buonacquisto con quella dell’area naturalistico-escursionistica della Cascata delle mormore e del lago di Piediluco, del centro Ornitologico di Collestatte, con il Museo dell’Appennino di Polino e il Geolab di San Gemini”.

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