Terni, profughi ed emergenza sbarchi: tutti i numeri dell’accoglienza
Malafoglia ha spiegato che a Terni non ci sono centri di accoglienza, le ormai famigerate (per le polemiche che ruotano intorno ad esse) strutture poste nelle periferie di diverse città italiane. L’accoglienza a Terni è costituita da due politiche: il progetto Sprar e la gestione dell’emergenza sbarchi.
SPRAR Sprar è l’acronimo di Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati. Si tratta del piano di accoglienza profughi dello Stato italiano che viene finanziato dal Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo (ma, come accade nel caso ternano, gli enti locali devono cofinanziare i propri progetti). Il Comune di Terni ha aderito a Sprar a partire dal 2006, l’impegno ha poi assunto carattere triennale. Per il triennio 2014-2016, Palazzo Spada aderisce con un progetto intercomunale di cui Terni è capofila e ad cui partecipano anche i Comuni di Stroncone e Ferentillo.
Va tenuto presente che l’adesione a Sprar è completamente facoltativa: le amministrazioni comunali, provinciali e regionali possono decidere se e come partecipare. In effetti in Italia prende parte a questo progetto solo una strettissima minoranza di enti locali (415 a fronte di oltre 8 mila enti locali presenti in Italia, vale a dire circa il 5%).
EMERGENZA SBARCHI L’emergenza sbarchi riguarda la gestione del crescente flusso di persone che attraversano il Mediterraneo e approdano sulle coste italiane. I migranti giungono in Sicilia a bordo dei barconi della speranza, ricevono la prima assistenza sul luogo (per lo più Lampedusa) e vengono successivamente smistati nelle città italiane. Tutto è gestito dal ministero degli Interni e dalle locali prefetture. Nel caso ternano, palazzo Spada partecipa al tavolo di monitoraggio ma ha ben poca voce in capitolo. Per far fronte ai nuovi massicci arrivi, due settimane fa la prefettura di Terni ha pubblicato un bando di gara per individuare ulteriori strutture d’accoglienza. Questo nuovo bando porterà quasi al raddoppio delle presenze nella provincia di Terni (rispetto a quelle di un anno fa).
SOGGETTI GESTORI L’accoglienza è “eseguita” da 4 soggetti: Arci, Caritas, Laboratorio Idea e associazione San Martino. In particolare, al progetto Sprar partecipano tutte e 4 le associazioni, con Arci capofila, mentre per l’emergenza sbarchi, attualmente operano soltanto l’associazione San Martino e Laboratorio Idea.
I NUMERI Definito il contesto, veniamo ai numeri snocciolati ieri da Malafoglia: “Il progetto Sprar prevede per la città di Terni l’accoglienza di 70 persone, di cui 55 da progetto iniziale e altre 15 a seguito della richiesta di incremento del ministero formulata nell’ultimo anno. A Ferentillo sono ospitati 19 minori non accompagnati, a Stroncone 4 persone con disagio mentale”. Per quanto riguarda l’emergenza sbarchi, il vicesindaco ha spiegato che “attualmente nella nostra città abbiamo 62 persone. In provincia di Terni sono previste 172 presenze”.
BANDO PREFETTURA Due settimane fa la prefettura di Terni ha pubblicato un bando di gara per individuare nuove strutture che possano accogliere ulteriori migranti legati all’emergenza sbarchi: il loro numero totale in provincia di Terni salirà così a 212 (l’anno scorso l’anno scorso la stessa prefettura aveva stabilito il limite di 125). A tal proposito Malafoglia ha precisato: “Anche l’Arci recentemente ha fatto alcuni comunicati per ribadire che c’è un numero massimo di persone che la nostra regione può accogliere e che quindi i bandi che escono non sono in incremento ma sono una normalizzazione dell’esistente”.
Poi ha aggiunto: “L’amministrazione comunale non ha titolarità nella gestione dell’emergenza sbarchi ma questa Giunta ha chiesto di essere sempre presente nei tavoli interistituzionali e nei monitoraggi perché si tratta di una questione che poi ha una ricaduta rilevantissima in città e sulla comunità. Abbiamo già inoltrato una serie di documentazioni alla prefettura per avviare la procedura, secondo la normativa regionale, per l’accertamento dei criteri strutturali per la residenza e i percorsi di integrazione delle persone”.
PROVENIENZA PROFUGHI Il vicesindaco ha spiegato che per quanto riguarda l’emergenza sbarchi, le nazioni di provenienza sono soprattutto quelle del Nord Africa, Per il progetto Sprar invece i profughi provengono da “Gambia, Ghana, Iran, Senegal, Togo, Pakistan, Somalia, Nigeria, Bangladesh, Mali, Guinea, Iraq, Bosnia, Ucraina ed Eritrea”.
DOVE ALLOGGIANO I PROFUGHI Dove vivono i profughi accolti a Terni? Malafoglia ha spiegato: “Per quanto riguarda l’emergenza sbarchi, ci sono degli appartamenti in via Murri, strada di Cardeto, Lungonera Savoia e via del Leone. Per quanto riguarda invece il progetto Sprar, appartamenti in via Trevi, Rocca San Zenone ed altri nel centro città”.
Dai documenti emerge che alcune delle abitazioni utilizzate per il progetto Sprar, sono di proprietà comunale e vengono concesse ad Arci in comodato d’uso gratuito.
I COSTI Quali sono i costi dell’accoglienza? In via generale, 35 euro al giorno (più Iva) per ogni profugo accolto, per lo più erogati dallo Stato italiano ai soggetti gestori. Per quanto riguarda il progetto Sprar, c’è però un cofinanziamento degli enti locali. Nel caso di Terni, il costo totale annuale per l’accoglienza di 50 richiedenti asilo è di 795.339,59 euro di cui 156.589,59 euro cofinanziati dal Comune. Questi costi devono però essere maggiorati del 30% in virtù dell’aumento dei posti richiesto dal ministero: si arriva quindi ad un costo totale superiore al milione di euro di cui oltre 200 mila euro finanziati da Palazzo Spada.
Per quanto riguarda l’emergenza sbarchi, apparentemente il Comune di Terni non sostiene costi diretti, mentre lo Stato versa ai gestori 35 euro al giorno per ogni migrante.
5 PROFUGHI IN PIU’ Tra quanto affermato da Malafoglia ed il progetto Sprar approvato dalla Giunta comunale ad ottobre 2013, c’è una discrepanza. Il vicesindaco sostiene che il progetto iniziale prevedesse l’accoglienza di 55 persone e che sia stato portato a 70 per via della richiesta del ministero. Nel documento approvato dalla Giunta è però chiaramente stabilita la presenza di 50 persone ed è previsto un aumento del 30% in caso di richiesta da parte del ministero (quindi un totale massimo di 65 persone). Non sembrano esserci ulteriori documenti che giustifichino e finanzino la presenza a Terni di 5 profughi in più. Eppure si tratterebbe di un costo aggiuntivo di circa 77 mila euro.
ACCOGLIENZA = OCCUPAZIONE L’accoglienza produce occupazione in tutta Italia, ed anche a Terni. Dal bilancio del precedente triennio (2011-2013), sappiamo infatti che, soltanto per il progetto Sprar ternano, sono state impiegate complessivamente circa 80 persone. Va anche tenuto conto che nel precedente triennio era previsto un numero inferiore di profughi (inizialmente 20, poi 28 e infine 40).
LA STRANA CLAUSOLA COMUNE-ARCI Ed a proposito di posti di lavoro, nell’accordo tra il Comune di Terni e l’Arci (come capofila dei gestori) per il triennio 2014-2016 emerge lo stretto controllo che l’amministrazione comunale si è voluta riservare. E’ scritto infatti che “l’associazione dovrà impiegare il personale qualificato già indicato in sede di presentazione del progetto e ritenuto idoneo dall’amministrazione comunale. Ogni variazione dei nominativi dovrà essere comunicata preventivamente all’ente almeno con un mese di anticipo e dovrà essere dallo stesso autorizzata. L’associazione dovrà impiegare per tutta la durata del contratto il medesimo personale al fine di garantire una continuità nel servizio. Non saranno tollerati turnover di personale, se non per cause di forza maggiore, superiori al 70% delle forze presenti: in caso di superamento di tale limite senza giustificati motivi, il contratto potrà essere rescisso a spese dell’associazione con successivo affidamento ad altro soggetto idoneo”.
Una clausola piuttosto strana, tanto che poche righe più giù si è sentita la necessità di specificare: “Fermo restante il rispetto delle competenze di indirizzo, il personale presta la propria opera senza vincoli di subordinazione nei confronti dell’amminitrazione comunale committente e risponde esclusivamente all’associazione affidataria quale datore di lavoro”. Se, com’è ovvio, i lavoratori rispondono all’associazione, non si vede perché debba essere il Comune a selezionarli.
Ad ogni modo, la dinamica è chiara: a lavorare nell’accoglienza (progetto Sprar), sono solo e soltanto le persone volute e approvate dall’amministrazione comunale.
SISTEMA ASSURDO Benché in parte facoltativa per gli enti locali (Sprar lo è), l’accoglienza di persone in fuga da guerre, dittature e fanatismi religiosi è moralmente doverosa per ogni comunità che voglia definirsi civile. Premessa tale ovvietà, è necessario interrogarsi sulle modalità di tale accoglienza ed evidenziare ciò che oggi appare semplicemente assurdo. Da inchieste giudiziarie e giornalistiche, è infatti ormai evidente l’esistenza di un sistema italiano volto ad alimentare un business (che produce forti ricavi e crea posti di lavoro clientelari) piuttosto che fare il necessario per garantire ai profughi una degna esistenza.
Oggi i richiedenti asilo vengono ospitati in massa nei centri di accoglienza oppure in gruppi più piccoli all’interno di abitazioni. Hanno vitto, alloggio e partecipano ad alcune attività volte all’integrazione (per lo più corsi di lingua italiana). Il tutto per un costo di 1050 euro al mese: una cifra enorme rispetto al tenore di vita che viene garantito loro e senza importanti benefici per l’ordine pubblico (sono migliaia i profughi che si sono allontanati dall’alloggio ed hanno fatto perdere le proprie tracce).
UN CENTRO ACCOGLIENZA A TERNI? Da diverse settimane alcuni residenti del quartiere Polymer sostengono di aver appreso di una imminente istituzione di un centro di accoglienza all’interno del Villaggio Polymer. Vista l’impopolarità di una simile decisione, il sospetto è che le istituzioni locali vogliano renderla nota soltanto dopo le elezioni regionali (in programma il 31 maggio). Terni Oggi ha cercato conferme senza però trovare riscontri: attualmente sembra essere una voce infondata. Ieri il vicesindaco Malafoglia si è poi indirettamente espressa negativamente nei confronti di simili strutture lodando “l’accoglienza diffusa che ha un impatto nettamente differente rispetto alla creazione di un centro di accoglienza”.