Terni, teleriscaldamento Borgo Bovio da 3,5 milioni non entra in funzione, Melasecche informa magistratura
Se ne parla da 15 anni ma probabilmente non entrerà mai in funzione: il teleriscaldamento di Terni è destinato ad entrare negli annali delle bufale. Costato oltre 3 milioni di euro, l’impianto avrebbe dovuto incanalare il calore generato dalle acciaierie e portarlo in circa 1200 abitazioni di Borgo Bovio. L’obbiettivo era prendere due piccioni con una fava: evitare una dannosa dispersione termica trasformandola invece in riscaldamento ecologico a basso costo. L’epilogo è invece segnato da una relazione dell’Asm redatta nei giorni scorsi in cui si esprime un giudizio negativo e dall’annuncio del consigliere comunale Enrico Melasecche di presentare esposti alla Corte dei conti e alla magistratura ordinaria.
I lavori per il teleriscaldamento cominciarono nel 1998 grazie a 3,5 milioni di euro di fondi strutturali ricevuti dall’Unione Europea. In quell’anno l’amministrazione comunale guidata da Raffaelli firmò una preconvezione con l’Ast. Dopo costose installazioni, tutto cadde nel vuoto e ormai, senza essere mai entrato in funzione, alcune parti dell’impianto risultano già obsolete. Solo un anno fa l’amministrazione Di Girolamo annunciava un’imminente entrata in funzione. Pochi mesi dopo appariva invece quasi impossibile dar seguito a quelle parole.
Melasecche recita ora il de profundis di quell’opera e ricorda: “Ho presentato interrogazioni ed atti di indirizzo, sia durante gli anni del sindaco precedente che durante la presente consiliatura. La figura che sta facendo la città di Terni grazie agli amministratori ed ai dirigenti che si sono succeduti è da vergognarsi. Nei confronti di chi ha erogato contributi comunitari su progetti strombazzati ai quattro venti con presentazioni patinate quanto di facciata, nei confronti delle acciaierie i cui vertici pur nella successione, anche drammatica odierna, non possono nutrire dei nostri rappresentanti un giudizio molto positivo, ma anche nei confronti di quella parte della cittadinanza più attenta”.
Per il consigliere comunale “l’idea in sé del teleriscaldamento è assolutamente valida e altrove funziona benissimo. Infatti continuare a sprecare una quantità enorme di calore prodotto peraltro con energia elettrica costosissima dalle lavorazioni all’interno delle acciaierie costituisce solo un danno all’ambiente ed un surriscaldamento dell’atmosfera. Purtroppo fra il dire e il fare, soprattutto quando non si hanno le capacità amministrative e tecniche adeguate, la distanza è abissale. A distanza di vari lustri il progetto che doveva riscaldare con quel calore buona parte degli edifici di Borgo Bovio è diventato una tragica barzelletta. Non solo, l’attuale amministrazione ha cercato maldestramente di affibbiare all’ASM quell’impianto, non funzionante, nella pretesa di pagare con moneta falsa un buco nel bilancio del Comune, costituito da un debito mai dichiarato ed ingrossatosi a dismisura negli ultimi lustri, nella speranza che la furbizia potesse farla franca. Addirittura l’ASM avrebbe dovuto accollarsi quella bufala al costo di realizzazione sopportato dal Comune per circa 3,5 milioni di euro, quando palesemente l’impianto non è ancora entrato in funzione e forse non entrerà mai. Dicemmo che la patacca somigliava molto alla vendita da parte di Totò ad un turista ignaro della Fontana di Trevi, ma la fantasia nel nostro caso non ha limiti”.
“Ci opponemmo a quella operazione cervellotica – ricorda Melasecche – e pretendemmo che fosse il Tribunale, con una perizia giurata a valutare la redditività di quell’impianto oltre alla possibilità di farlo funzionare, bloccando così quel tentativo maldestro. Oggi, la perizia fatta dall’ASM comporta un giudizio durissimo, per cui pretendiamo dal Sindaco non la consueta copertura omertosa delle responsabilità politiche e tecniche ma una risposta definitiva perché la città, prostrata dalla crisi nella crisi, non può più permettersi di avallare responsabilità ben precise”.
Il consigliere elenca poi “il ridicolo che rimane ai ternani: impianti realizzati all’interno delle acciaierie per captare il calore; tubazioni enormi sotterrate sulle strade cittadine; centrali di distribuzione del vapore; edifici pubblici e privati costruiti per utilizzare quell’impianto ma, ad oggi, riciclati con centinaia di caldaiette tradizionali a metano”. Oltre al ridicolo, per Melasecche restano anche aspetti tragici: “centinaia di famiglie che hanno comperato appartamenti cui era stato garantito un impianto all’avanguardia con costi di gestione molto bassi mentre si ritrovano normalissime caldaie a metano; di costi elevatissimi che hanno prodotto il nulla; contributi pubblici erogati a vario titolo per quella che risulta essere una sorta di truffa colossale; carriere politiche supportate da campagne pubblicitarie fondate sulla inconsistenza realizzativa; carriere interne al Comune con cui sono stati beneficiati dirigenti che si sono attribuiti indennità pingui per meriti inesistenti visti i risultati fin qui raggiunti”.
Melasecche conclude rendendo noto di aver informato Corte dei conti e magistratura: “E’ possibile parlare di tutto ciò oppure anche su questo argomento è imposto il velo del silenzio, dell’omertà di partito e della irresponsabilità professionale? E’ troppo chiedere al Sindaco finalmente parole di verità ma anche da chi è obbligato per dovere d’istituto a vigilare di chiarire tutte le responsabilità per non far pagare sempre agli ignari cittadini colpe altrui? Attendiamo che la nostra ennesima interrogazione, questa volta inviata per competenza alla Corte dei Conti ed alla Magistratura ordinaria abbia le risposte che tale incresciosa situazione merita”.