Terni tra le città a ”rischio” Imu sulla prima casa, sindaco e vicesindaco accusano il Governo
La questione è ingarbugliata, non c’è ancora alcuna certezza e il Governo in queste ore sta cercando di trovare una soluzione (rischiando anche di mettere una toppa peggiore dello strappo, con l’ennesimo incremento delle accise sui carburanti, pur di evitare la figuraccia). Premesso questo, resta il fatto che se le cose dovessero rimanere tali e quali a come risultano oggi, anche i ternani dovrebbero pagare l’Imu sulla prima abitazione. Non tutta, bensì il 40% della differenza tra l’aliquota fissata dal Comune e l’aliquota standard. Per semplificare la cervellotica situazione, la si può mettere in questi termini: l’aliquota standard fissata a livello nazionale è 0,4%, nel 2012 il Comune di Terni l’aveva portata a 0,55%: ora i ternani dovrebbero pagare il 40% su quel 0,15%. Detto ancora in altri termini, invece del 0,55% si pagherebbe lo 0,06%.
Il sindaco Leopoldo Di Girolamo e il vicesindaco con delega al Bilancio Libero Paci difendono il proprio operato e criticano aspramente il Governo: “Il Comune di Terni dall’entrata in vigore dell’Imu ha compiuto scelte nell’applicazione del tributo nel segno dell’equità e della tutela dei ceti meno protetti. Di qui il contenimento della tassazione sull’abitazione principale, le aliquote agevolate a sostegno dei canoni concordati e dei comodati d’uso gratuito fra parenti di primo grado. Un vulnus a questa linea è venuto dalla improvvisa e incredibile decisione del governo di chiedere una compartecipazione, seppur minima, ai contribuenti proprietari della abitazione principale”.
“Al di là dell’entità della compartecipazione – proseguono Di Girolamo e Paci – la decisione del governo crea sconcerto e disorientamento fra i cittadini, contraddice gli impegni assunti, e pone in difficoltà i comuni aprendo un problema in presenza di aliquote e bilanci approvati e in assenza di margini di manovra; tanto più per comuni come il nostro costretto, a fine esercizio, a gestire con l’assestamento minori trasferimenti statali per 2,5 milioni di euro e un minor gettito Imu per 800.000 euro. E’ altresì grave che un problema creato da quei comuni che hanno rivisto in rialzo le aliquote Imu nel 2013 si scarichi anche su quegli enti, come il nostro, che hanno lasciato invariate le aliquote deliberate nel 2012 che mantenevano invariate quelle Ici precedenti, tutto ciò è inaccettabile”.
“La situazione venutasi a creare con la decisione del governo non può gravare, oltre che sui cittadini, sui comuni costretti ancora una volta a fare da esattori per conto dello stato. Così come richiesto con forza dall’Anci – concludono sindaco e vicesindaco – va superata questa ulteriore criticità dell’infinita vicenda dell’Imu e confermati gli impegni assunti dal governo nei confronti dei proprietari di abitazioni principali”.