Dopo aver sonoramente bocciato l’ipotesi di un passaggio nella Provincia di Terni, il sindaco di Spoleto, Daniele Benedetti, torna a parlare della questione del riequilibrio degli enti territoriali. In una nota il primo cittadino spoletino assume posizioni più diplomatiche ma non c’è alcuna apertura nei confronti della città di San Valentino. Al contrario, Benedetti si spinge a ventilare la proposta di dar vita ad un ulteriore ente intermedio, diverso dalla provincia: un’Unione tra Comuni che coincida con l’Area vasta. Soprattutto, per il sindaco di Spoleto è necessario che siano i cittadini a dire la loro poiché su questioni del genere si rischia di mandare in frantumi la Regione.
“C’é un problema irrisolto che si ripresenta con tutta la sua forza ad ogni occasione possibile, un problema che se non si risolve rischia di spaccare l’Umbria in modo irrimediabile” ha affermato Benedetti. “Non capisco cosa ci sia di strano – continua il primo cittadino – se un sindaco dice la sua, fino al punto da far irritare più di un esponente politico. Senza trascurare il fatto che ho ricevuto apprezzamenti da più parti per aver sollevato il problema. E’ evidente che il dibattito, seppure così teso da risultare infuocato, è appena cominciato ed è altrettanto evidente che in regime di democrazia, su una questione così delicata, della quale si dibatte da tanti anni, é indispensabile ascoltare la voce dei cittadini e delle forze politiche locali”.
“La verità è che la crisi e la spending review di Monti – prosegue il sindaco di Spoleto – hanno fatto riemergere un dibattito che cova sotto le ceneri da decenni. Penso che tutti ricordino l’idea della terza Provincia perseguita per anni senza un nulla di fatto, così come tutti ricordano le prese di posizione dell’allora sindaco di Terni Ciaurro. Cito solo questi due fatti, ma potrei dilungarmi ben oltre (magari potrei ricordare agli attenti osservatori politici di questa fase cruenta come, nel corso degli anni e a più riprese, Orvieto ha sognato il Lazio e pezzi dell’alta Umbria la Toscana e l’Emilia Romagna)”. Secondo Benedetti, “questa volta però si fa sul serio perché, come dicevo all’inizio, c’é da superare la crisi e trovare la soluzione; ma attenzione, bisogna trovarla condivisa, equilibrata ed efficace per tutti i territori”.
“Una premessa – aggiunge il sindaco di Spoleto – se la nostra tensione fosse rivolta a lavorare per rinforzare l’Europa politica ed economica, la prima questione non sarebbe quella di salvare le province, ma piuttosto di presentarsi all’appuntamento con un’Italia diversa in grado di relazionarsi con regioni di dimensioni europee. Il compito, in questa prospettiva, dovrebbe essere più quello di lavorare per costituire ‘macro – regioni’, di stampo europeo, piuttosto che difendere l’attuale. A questo proposito mi tornano in mente le riflessioni di Bruno Bracalente sulla ‘federazione delle regioni dell’Italia di mezzò e quelle della Fondazione Agnelli. Questa sarebbe la strada più efficace e risolutiva da seguire, sia nei confronti dell’Europa che per il rebus delle province, una strada che farebbe sicuramente gli interessi del Paese nel momento in cui tutti siamo chiamati a farlo. Ma questa discussione – osserva ancora Benedetti – il Governo non l’ha aperta, allora ci tocca rimboccare le maniche e continuare a volare, forse troppo basso, per disegnare un futuro più certo e stabile. Ci sono troppe questioni aperte sul tavolo e forse qualcuna va messa momentaneamente da parte”.
“Il sottoscritto, ad esempio – prosegue Benedetti – insieme al sindaco di Foligno e ad alcuni sindaci della Valnerina, per rinforzare la nostra bella esperienza di area vasta, ha proposto, da 15 giorni a questa parte, di riprendere il ragionamento sulle Unioni speciali dei Comuni per provare a proporre al Cal e, quindi, alla Regione un’Unione che coincida con l’Area vasta. Alla luce di quanto sta accadendo è il caso di continuare a pensare a strutture intermedie o conviene concentrasi unicamente sulle province? La discussione sulla riforma sanitaria si porta dietro quella sulle province o la previene? Troppi punti interrogativi. Io penso che sia giunta l’ora di trovare una soluzione unitaria, equilibrata e condivisa con le forze sociali ed economiche, con i cittadini e le istituzioni, una soluzione che produca un riequilibrio dell’Umbria senza rischiare la sua frantumazione. Per fare ciò credo che per un attimo debba essere sospeso il confronto sulla sanità e sulle Unioni dei Comuni per concentrasi tutti sulla ricerca di una formula che produca equilibrio senza danneggiare alcun territorio”.
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