Chi nell’arco della vita è stato sempre impegnato in attività cognitive variegate ha un cervello più “giovane”
STUDIO – La ricerca, condotta da studiosi dell’università di Berkeley e pubblicata sugli Archives of Neurology, è stata condotta su 65 volontari sani con un’età media pari a 76 anni, 10 pazienti con Alzheimer e 10 giovani adulti fra 20 e 30 anni che sono serviti come controlli. Tutti sono stati sottoposti a una PET dopo un’iniezione di Composto Pittsburgh B, un reagente marcato con il carbonio-11 che ha la capacità di legarsi selettivamente alla proteina beta-amiloide, la sostanza che aumenta considerevolmente nel cervello di pazienti con Alzheimer ed è fra i principali componenti delle tipiche “placche” che caratterizzano la malattia. Oltre al test strumentale, tutti i partecipanti sono stati sottoposti a un questionario che indagava la frequenza (da ogni giorno a meno di una volta all’anno) con cui ciascuno si era impegnato in attività cognitive complesse, dalla lettura di libri e giornali alla scrittura di lettere ed email, dai cruciverba ai giochi di società: i volontari dovevano dire quanto lo avevano fatto in cinque periodi della loro vita, ovvero a 6, 12, 18, 40 anni e al momento dell’indagine.
CORRELAZIONE – I risultati sono stati chiari: tanto più i soggetti si erano impegnati in attività cognitive, tanto meno il loro cervello aveva accumulato la proteina beta-amiloide. “La correlazione è netta – spiega Susan Landau, la coordinatrice della ricerca –. Questo indica che l’attività cognitiva può prevenire o rallentare la deposizione di amiloide, di fatto influenzando l’insorgenza di Alzheimer. Il cervello degli anziani che erano mentalmente attivi era paragonabile a quello dei giovani adulti di venti o trent’anni; al contrario gli anziani meno stimolati a livello cognitivo avevano un cervello più simile a quello dei pazienti con Alzheimer. Perché cruciverba e affini siano davvero efficaci è importante iniziare presto e continuare a leggere, scrivere e allenare il cervello anche in età adulta: chi comincia fin da piccolo ha una maggior probabilità di ritrovarsi con il cervello “pulito” dalle placche in età avanzata”. I ricercatori hanno anche indagato se l’attività fisica fosse in qualche modo connessa alla deposizione di beta-amiloide, chiedendo ai partecipanti attraverso uno specifico questionario se avessero svolto esercizio o qualche forma di sport nelle due settimane precedenti all’indagine. “La relazione non è altrettanto inequivocabile, anche se i dati suggeriscono che a un maggior grado di attività fisica si associ un’attività cognitiva più intensa e quindi un effetto protettivo – osserva Landau –. Detto ciò è bene ricordare che la malattia di Alzheimer è una patologia complessa, multifattoriale: tenere in allenamento la mente è solo uno dei fattori coinvolti”. Fare i cruciverba tutta la vita insomma non dà la garanzia di non ammalarsi; di certo però è un primo passo per arrivare con il cervello più in forma alla terza età.
Fonte: Corriere della Sera