La Provincia di Terni rischia di sparire, la città di San Valentino sta per perdere lo status di capoluogo e i politici ternani cosa fanno? Invece di lavorare freneticamente al riordino delle province umbre per tentare di salvare quella umbra, se ne vanno in vacanza, rimanendo in contatto con l’Umbria solo grazie al telefono cellulare pagato dai cittadini. E’ questa l’accusa che arriva da Andrea Liberati, presidente del Comitato promotore del referendum di Terni con il Lazio.
Liberati afferma che ad agosto, mentre i volontari del Comitato promotore raccoglievano firme sacrificando famiglie e lavoro, “non pochi decisori politici si godevano invece l’estate altrove, nonostante la gravità epocale delle circostanze a Terni. Contegno legittimo quello degli amministratori, ma assai discutibile. In altri tempi la spinta propulsiva della politica, quella vera, la passione travolgente per l’ideale democratico avrebbero portato i dirigenti politici a non dormire la notte per vicende ben meno gravi. Invece, oggi, quasi tutti gli apicali erano in ferie, legati all’Umbria grazie allo smartphone pagato dalla comunità: ma qui una telefonata non allunga la vita della Provincia”.
“Terni – continua Liberati – ha conseguentemente perso pressoché un mese nelle trattative, ancorché disperate, finalizzate al salvataggio dell’Ente e, con sé, degli uffici periferici dello Stato, di quelli del mondo associativo e così via. Allora una parola di verità, in onestà intellettuale, sarebbe opportuna, perché i comportamenti adottati sembrano solo comprovare le tesi di chi ritiene che la partita del riordino non sia mai effettivamente esistita”.
Infine il presidente del Comitato, nonostante sia già stato raggiunto il numero di firme necessario per richiedere il referendum (2500), ricorda che è ancora possibile sottoscrivere fino a venerdì 14 settembre. “Qualche autorevole commentatore, in queste ore, ha parlato di referendum politico: è una definizione che il Comitato promotore respinge con forza, perché composto di persone non iscritte a partiti e concretamente lontane dalla solita casta di insaziabili bramini (copyright G. A. Stella). A meno che costoro per politico non intendano ‘legato all’interesse per la pòlis’, e allora sarebbe una definizione corretta. Ma, a detta di tutti, il greco antico non è di moda a Palazzo. Fuorché per le vacanze”.