I Consigli comunali di Terni e Perugia hanno approvato il riordino delle province proposto dal Cal. Un primo importante passo ma secondo il percorso stabilito dallo stesso Cal, mancano ancora i voti degli altri 90 Consigli comunali umbri e sembra davvero difficile che questi possano arrivare entro il 22 ottobre.
A Palazzo Spada il documento proposto dal Cal è stato approvato all’unanimità. “Un documento politico – ha affermato il sindaco Leopoldo Di Girolamo – che è il frutto di un lavoro sicuramente positivo e che è riuscito a superare elementi asfittici e municipalistici. L’inizio di questa vicenda – ha ricordato il sindaco – è stato piuttosto complicato e zoppicante: poi è iniziato il lavoro dei parlamentari umbri che hanno spinto per farci ottenere un piccolo spazio politico sul quale lavorare”. Spazio creato soprattutto grazie all’introduzione da parte del Governo del termine “riordino”.
Il sindaco ha anche ringraziato il consiglio comunale per il sostegno ed il lavoro svolto. “Abbiamo avuto la forza d’impegnare la comunità regionale in un confronto politico vero, non certo con l’obiettivo di difendere poltrone: nessuna regione ha ad oggi effettuato un percorso così partecipato e così complesso sul riordino delle province come quello che abbiamo compiuto noi, ed il Governo dovrà tenerne conto”. La deliberazione del Cal, fatta propria dal Consiglio comunale “segna comunque l’innesco di un processo più ampio e – ha concluso il sindaco – se continueremo in maniera positiva su questo percorso riusciremo anche a costruire una regione più forte ed attrattiva”.
A Perugia il Consiglio comunale ha approvato il riordino territoriale proposto dal Cal con 20 voti a favore (tutti voti della maggioranza) e 5 contrari (di cui 3 del Pdl). Nella mozione dei consiglieri favorevoli al riordino sono riportate le motivazioni: la riforma del Governo che riduce il numero delle province “non determina reali economie, ma al contrario avvia un percorso di riduzione degli spazi democratici e partecipativi svilendo le Province e il loro ruolo, sancito dalla Costituzione, che hanno esercitato in Italia”; inoltre “una sola Provincia determinerebbe l’esclusione di interi territori regionali dalla rappresentanza e uno squilibrio di funzioni e ruoli tra i due soggetti Istituzionali rimasti (una Regione, una Provincia) che eserciterebbero le loro funzioni di governo sulla stessa popolazione e sullo stesso territorio”; infine “Perugia vuole svolgere il proprio ruolo di capoluogo di Regione, sgravato dai profondi conflitti tra le comunità locali che la norma governativa sta generando, con equilibrio in un nuovo quadro organico delineato da provvedimenti all’insegna della cooperazione, della responsabilità, della generosità alternativi ad un clima di competizione alimentato dai possibili effetti del riordino delle province”.
Il sindaco di Perugia, Wladimiro Boccali, ha affermato che non è stata intrapresa dal Governo la strada giusta per il riassetto dell’organizzazione dello Stato. Al contrario è stato seguito il percorso dal lato opposto rispetto a quello che sarebbe stato opportuno. “Noi, diversamente, abbiamo bisogno di un profondo rinnovamento del nostro paese, che vada in direzione di un’auspicata semplificazione. Senza questa riforma generale ed eliminando nel contempo le Province, si rischia solo di togliere una trave portante del sistema democratico”. Secondo Boccali il testo adottato dal Governo per l’Umbria è il peggiore che si potesse immaginare: la legge, infatti, stabilisce che la Provincia, ente di secondo livello, cui Stato e Regione delegano funzioni, avrebbe lo stesso livello dell’ente delegante, ossia la Regione Umbria. Il Cal, ha ribadito il Sindaco, non ha richiesto alcuna conferma dello stato precedente, ma ha proposto un’ipotesi di riforma che, sulla base della semplificazione, preveda un’organizzazione regionale basata su due livelli provinciali e nuovi sistemi di gestione dei servizi, magari anche attraverso le unioni tra Comuni. “Il documento del Cal è un atto di buon senso che ci auguriamo il Governo possa accogliere. Oggi sarebbe importante che il Comune di Perugia, capoluogo di Regione, facesse la sua parte, discutendo su questo tema nell’ottica dell’innovazione e senza alcuna volontà conservativa o campanilismo”.
Resta ora da capire cosa accadrà se, come sembra probabile, al 22 ottobre non arrivino i voti di tutti gli altri 90 Comuni umbri. Un dilemma che si pone ormai da tempo e che probabilmente tra meno di una settimana diventerà un interrogativo a cui rispondere necessariamente.