Ast, sindacati: ”Passo avanti di Outokumpu solo ipotetico”, Prc: ”Non siamo rassicurati”

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La disponibilità espressa da Outokumpu ad includere nella vendita del sito Ast di Terni anche la linea di produzione BA2 e il Tubificio scongiurando quindi lo “spezzatino” è “solo un ipotetico passo in avanti, che rimane una disponibilità non ancora certificata e non rappresenta la soluzione del problema”: a dirlo sono le segreterie territoriali di categoria e le rsu di gruppo dello stabilimento. Scetticismo è espresso anche da Rifondazione Comunista che in un comunicato fa sapere di non essere per nulla rassicurato dall’apertura della multinazionale finlandese dichiarata al ministro Passera in un incontro a porte chiuse.

I rappresentanti dei lavoratori si sono riuniti in diverse occasioni per fare il punto della situazione rispetto alle evoluzioni in merito al progetto di fusione Inoxum-Outokumpu. Secondo sindacati e rsu, la disponibilità a “mantenere l’integrità del sito, se ciò si dimostrasse necessario per trovare il migliore azionista, è frutto delle iniziative di mobilitazione messe in campo fino ad oggi e dell’impegno profuso dalle organizzazioni sindacali a tutti i livelli nel sostenere le ragioni di questa vertenza”. Le stesse organizzazioni sindacali, in una nota, ribadiscono che “oltre all’integrità del sito (Ast, Aspasiel, Sdf, Terninox, Tubificio), deve essere mantenuto il profilo internazionale che lo ha caratterizzato fino ad oggi e devono essere certificati gli impegni dei futuri proprietari rispetto alla salvaguardia delle produzioni, degli assetti impiantistici e dell’occupazione”.

Sindacati ed rsu annunciano poi di aver inviato alla Commissione antitrust dell’Ue “il dossier tecnico come la stessa aveva richiesto (con tutti gli elementi necessari utili a sostenere le tesi delle organizzazioni sindacali contrarie alla vendita a ‘spezzatino’)” e che le stesse argomentazioni saranno sostenute dalla delegazione della rsu che oggi e domani parteciperà alla Conferenza sugli acciai europei a Lussemburgo organizzata dal sindacato europeo Industriall. Alle istituzioni viene inoltre chiesto “di sollecitare la richiesta di incontro urgente al ministero alla presenza delle due multinazionali, ThyssenKrupp Ag Inoxum-Outokumpu, per affrontare nel dettaglio tutte le questioni inerenti la vendita”. Infine le segreterie di categoria si impegnano da subito, insieme alle segreterie nazionali, ad organizzare “in tempi rapidi una Conferenza nazionale sugli acciai inox con tutti gli utilizzatori italiani di questi prodotti da fare a Terni entro la data del 16 novembre, al fine di sensibilizzare l’intera filiera inox dell’importanza delle produzioni ternane”. Il 16 novembre è appunto la data in cui la Commissione antitrust dovrà pronunciarsi sulla fusione Outokumpu-Inoxum.

Il Partito della Rifondazione Comunista è ancora più scettico e critico dei sindacati. In un comunicato scrive che è a rischio l’esistenza dell’intero sito produttivo e porta l’esempio delle fallimentari trattative con Basell. Prc invita quindi alla mobilitazione perché sia richiesto al Governo il massimo impegno sulla vicenda e soprattutto trasparenza. Questo il testo del volantino distribuito da Prc:

“Il 16 Ottobre, dopo aver rifiutato il confronto con i sindacati e aver messo alla porta i rappresentanti delle istituzioni locali, il management di Outokumpu e il Ministro Passera hanno promesso che lo “spacchettamento” delle Acciaierie ternane sarà evitato solo in presenza di “condizioni vantaggiose” di vendita per la proprietà finlandese. Chi giudicherà se le offerte saranno o meno vantaggiose? Gli stessi che l’AST la vogliono vendere e saccheggiare!

L’attuale crisi dell’Acciai Speciale Terni è la più grave della sua storia secolare e la più pericolosa, per il suo futuro e per la tenuta stessa della nostra città. A differenza delle altre crisi, come l’ultima pesantissima del 2004/2005, che portò al sacrificio del Magnetico, oggi non si tratta di chiusure di singoli comparti o di produzioni, ma si mette in discussione l’esistenza dell’intero sito produttivo.

Il precedente fallimento di ogni trattativa di vendita della Basell, brucia ancora sulla pelle dei ternani ed è troppo recente per essere dimenticato!

Per questo riteniamo altamente rischioso abbassare il livello della mobilitazione, che va invece potenziata ed estesa a tutto il tessuto sociale della città. Dobbiamo imporre la Vertenza Terni all’attenzione del Paese e del governo di fannulloni presieduto da Monti, attento solo agli interessi degli speculatori e asservito alle volontà della Merkel. Questa vicenda, come quella del Polo chimico ternano, denuncia la complicità dei Governi nazionali nel difendere un sistema dove lo strapotere delle Multinazionali è incontrastato.

Per questo chiediamo:

1) che il Governo si prenda l’impegno, di fronte ai lavoratori, alle loro rappresentanze ed alle istituzioni locali, di mantenere l’integrità del sito ternano e i livelli occupazionali, nonché di impedire la sua vendita in parti separate;

2) di predisporre apposite norme nazionali per il contrasto delle delocalizzazioni e delle dismissioni produttive, come da noi proposto in Regione;

3) una nuova stagione di intervento pubblico nell’economia, che rimedi alle sciagurate privatizzazioni e svendite del passato e che salvaguardi i principali siti produttivi industriali nazionali

4) che le Istituzioni locali aprano al più presto la Vertenza Umbria con il Governo Monti per chiedere precisi interventi a tutela del lavoro e dell’economia in Umbria;

A differenza di quanto avvenuto il 16 Ottobre, con un tavolo presidiato solo dalla società Outokumpu e dal Ministro Passera, il PRC chiede che tutte le future trattative avvengano in presenza dei Sindacati e delle Istituzioni locali.

Invitiamo tutta la cittadinanza a non abbassare la guardia ed a mantenere alto lo stato di allerta, nell’attesa di vedere una soluzione senza ombre, in grado di garantire l’occupazione e il futuro della nostra città, legato indissolubilmente a quello dell’Acciaieria. Fino all’ultimo bullone!”

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