“Patria, socialismo o muerte – onore a Hugo Chavez”. Recita così un grande striscione che militanti di CasaPound hanno esposto ieri notte davanti a Terni, davanti a palazzo Spada. L’associazione neofascista ha affisso analoghi striscioni in 50 città italiane per onorare il leader venezuelano recentemente scomparso a causa di una malattia.
“Con la morte di Chavez, peraltro avvenuta in circostanze assai sospette – spiega CasaPound in una nota dando adito alle accuse di presunti quanto improbabili avvelenamenti – se ne va un fiero avversario di quelle stesse oligarchie che stanno mettendo in ginocchio l’Italia. E’ forse ancora presto per tracciare un bilancio definitivo della rivoluzione bolivariana, contraddizioni comprese, ma in un’epoca in cui la sovranità e la libertà dei popoli sono messe ovunque in discussione non possiamo non celebrare un fermo oppositore della globalizzazione, che è riuscito a ridare speranza al suo popolo e all’intera America Latina”.
Per CasaPound “chi discute della democraticità di Chavez dimostra di non saper rinunciare a un certo senso di superiorità tutto occidentale quando parla di ciò che accade nel resto del mondo. Il presidente venezuelano ha infatti sempre trionfato in elezioni libere e ultra-controllate dagli osservatori internazionali. In un momento in cui la ‘civile’ Europa teorizza lo stato d’eccezione finanziaria, impone governi mai eletti da nessuno e guarda con sempre maggiore sospetto alla sovranità popolare ci sembra offensivo e fuori luogo ogni dubbio sul pedigree democratico di Chavez”.
Cpi afferma infine che “non ci interessa incasellare la rivoluzione bolivariana in una qualche etichetta politica. Il modo in cui il suo socialismo si è coniugato con la nazione e con la spiritualità, in esplicito superamento del marxismo-leninismo, ci basta per onorarlo. Sentiamo del resto come nostre le parole che Chavez ha fatto sue ripetendo il giuramento pronunciato 200 anni fa da Bolivar, peraltro proprio a Roma: ‘Giuro per il Dio dei miei padri. Giuro sul mio onore e sulla mia Patria che non darò riposo al mio braccio né pace all’anima mia fino a quando non avrò spezzato le catene che ci opprimono’. Salutando Chavez – conclude il comunicato – possiamo ricordarlo con le stesse parole che Benito Mussolini riservava al Libertador: ‘Con animo e genio di condottiero condusse i suoi uomini oltre vette ritenute inviolabili; non schiavo di sette né di ideologie, assurse alla concezione dello Stato unitario poggiato sulle grandi forze della nazione’”.