La possibile riaccensione di un secondo inceneritore a Terni trova la ferma opposizione di Rifondazione Comunista e dell’Udc. A portare alla luce la possibile riattivazione dell’impianto Printer è stato, l’altro ieri, il Comitato No Inceneritori (qui l’articolo). Oggi arrivano le prese di posizione politiche.
Prc. Per Rifondazione Comunista “alla già inopportuna riaccensione, avvenuta da pochi mesi, dell’inceneritore ARIA (ex Terni Ena) per consentire di bruciare, al centro di una conca ternana già inquinata, pulper di cartiera importato per il 97% da fuori regione, non si può aggiungere ora anche quello della Printer. Questa ipotesi sarebbe un insopportabile affronto non solo per il nostro partito che più di ogni altro ha lottato, in questi ultimi anni, perché Terni uscisse dalla stagione dell’incenerimento, ma soprattutto nei confronti della cittadinanza ternana che, con crescente forza, chiede un deciso cambio di rotta sulle tematiche ambientali. Chiediamo al Sindaco di Terni, al Presidente della Provincia ed agli assessorati competenti un pronunciamento netto sulle trattative in corso, sulla situazione autorizzativa dell’impianto Printer e sul piano industriale dell’acquirente ravennate”.
Rifondazione Comunista chiede inoltre che “sulla questione dei rifiuti urbani, dopo il pronunciamento politico contro l’incenerimento ottenuto con il nuovo Piano d’Ambito, si passi al più presto all’operatività. A quando la pubblicazione del bando di gara per l’affidamento del servizio di raccolta dei rifiuti? A quando la delibera di giunta sull’adesione alla strategia tendente a ‘Rifiuti zero al 2020’, dopo l’approvazione del mese di Gennaio, da parte del Consiglio Comunale di Terni dell’atto di indirizzo presentato dal PRC ed IDV ed uno, analogo, del PD?”
Udc. Analoghe richieste di chiarezza arrivano dal consigliere comunale di Udc, Enrico Melasecche, che ha presentato un’interrogazione al sindaco e che, in un comunicato stampa del 23 gennaio scorso, ripercorreva alcune tappe della storia dell’inceneritore Printer che ora rischia di essere riacceso.
“Circa dieci anni fa – scriveva a gennaio Melasecche – nel dibattito sviluppatosi in consiglio comunale, nel periodo della mal intesa reindustrializzazione alla Raffaelli, il sindaco in persona intervenne pesantemente per far aprire il terzo inceneritore di Terni, quello della Printer, collocato immediatamente a ridosso di quello dell’ASM, sulle rive del Nera. Dopo l’assegnazione dell’area a quella società, conseguenza obbligata rispetto alla graduatoria redatta in base al Regolamento PAIP vigente, si aprì un dibattito sulla opportunità di favorire o meno quell’insediamento. La maggioranza, sull’onda dell’impegno preso dal Sindaco, si schierò pesantemente a favore della costruzione del terzo inceneritore di Terni, nonostante che un drappello di consiglieri di minoranza faceva rilevare il prevalere dei rischi di quella operazione e comunque l’inopportunità, nella conca ternana di un ulteriore aggravamento dell’inquinamento. Prevalse alla fine una sorta di prepotenza muscolare e non ci fu nulla da fare”.
Melasecche ricorda anche alcuni passaggi del dibattito: “Ridicoli apparivano gli argomenti a favore:
- aumento dell’occupazione (quanti affari privati sono stati tentati o realizzati illudendo la città con questa sorta di ricatto!);
- miglioramento dell’ambiente (sic!) grazie alla coltivazione delle biomasse da bruciare;
- inquinamento inesistente, quando tutti comprendono che un ulteriore camino di quelle dimensioni non avrebbe che peggiorato la situazione già grave;
- infine, la panzana più grossa, la relazione tecnica sposata in pieno dal sindaco, che prevedeva la realizzazione futura di ettari di serre di agricoltura biologica, grazie al vapore prodotto in surplus”.
“Fummo facili profeti – continua Melasecche – perché le cose sono andate ben diversamente. La tecnica ‘rivoluzionaria’ della pirolisi non ha mai funzionato. Si è cercato poi di cambiare il combustibile, dalle biomasse ai rifiuti, come fu fatto in Provincia con il colpo di mano della ‘procedura semplificata’ a favore di Terni Ena, ma l’opinione pubblica, nel frattempo più attenta al tema della salute impedì che la furbizia potesse giungere a compimento. Di serre non se n’è vista mai l’ombra, né dei posti di lavoro, né delle fantomatiche coltivazioni di sorgo per alimentare i forni”.
Il consigliere Udc continua: “L’altro tentativo da parte dell’ASM, ai tempi di Sechi, di acquisire quell’impianto, obsoleto prima di nascere, per bruciarvi i rifiuti di Terni, dopo il fallimento dell’inceneritore dell’ASM, sprangato in seguito all’intervento della magistratura, fu bloccato dall’iniziativa politica di chi alzò il tono del confronto pretendendo una perizia giurata del tribunale per impedire che l’affare, fin troppo sospetto ma già ben impostato dalla politica ai danni della città, potesse concludersi”.
“Oggi, con l’inceneritore chiuso, con quello ex Terni Ena riacceso dopo il revamping autorizzato da Regione, Provincia e Comune di Terni, abbiamo ripetutamente rivolto all’attuale sindaco la domanda: quale fine farà l’inceneritore della Printer? Tutti tacciono. Anche alla luce delle incredibili notizie relative alla presa in giro mostruosa con cui è stata carpita la buona fede dei ternani dalla Provincia e dall’ARPA che diffondevano notizie rassicuranti quanto false sulle rilevazioni di centraline obsolete, noi ne proponiamo la demolizione a carico di chi l’ha voluto e realizzato. Possibilmente anche di coloro che l’hanno sponsorizzato e favorito in tutti i modi”.
Interrogazione Udc. “Oggetto: smantellamento inceneritore Printer
PREMESSO
– che in data 23.01.2013 il sottoscritto ha diffuso un comunicato stampa, di cui si allega copia, in cui sollevava per l’ennesima volta il problema del terzo inceneritore di cui è stata in tutti i modi favorita la realizzazione, un primato assoluto di cui avremmo fatto volentieri a meno;
– che su questo argomento esistono molti interventi ed atti, sia in Consiglio Comunale che in Regione, che costituiscono una indiscutibile memoria storica di come tale progetto si sia concretizzato e di quali tentativi sono stati favoriti per vendere tale impianto all’ASM trasformando il carburante da biomasse a rifiuti;
TENUTO CONTO
– che a tale pubblica presa di posizione il Sindaco non ha ritenuto di intervenire per aprire un dibattito sull’argomento dando le più opportune spiegazioni e rassicurazioni;
– che, viceversa, nel silenzio più assoluto anche dei Presidenti della Provincia e della Regione, giungono voci di manovre volte alla riaccensione dell’impianto, ipotesi questa che smentirebbe tutte le dichiarazioni di sensibilità ambientale di chi governa il nostro territorio ed ha il potere di impedire tale riattivazione;
– che, come noto, le citazioni improprie da parte di alcuni amministratori di improbabili classifiche nazionali, create con parametri di tipo burocratico, in base alle quali l’aria respirata nella nostra città sarebbe migliore di quella addirittura di città che si trovano in riva al mare come Rimini, sono non solo inattendibili ma addirittura ridicole per cui occorre affrontare il tema della qualità dell’aria c on il rigore che merita;
SI CHIEDE DI CONOSCERE
1)- se nel “piano strategico” di questa Amministrazione, come di quella Raffaelli, sia prevista la riattivazione di inceneritori come “settore trainante dello sviluppo economico”, tenuto conto non solo di una situazione ambientale preoccupante ma anche del danno che a livello di immagine e di freno allo sviluppo tale presenza costituisce;
2)- cosa è stato fatto in quattro anni da questa giunta per impedire tale riattivazione, non avendo percepito la minima presa di posizione contraria, quando viceversa la diffusione di alcune notizie lascerebbe propendere per una posizione di acquiescenza;
3)- come sia possibile che in tutta l’Umbria, solo e soltanto a Terni, abbiano avuto ed hanno ancora vita facile tali impianti, nonostante che la posizione orografica ed una industrializzazione ultrasecolare consiglino politiche diametralmente opposte;
4)- come mai nessuno si è peritato di controllare che le prospettive promesse, fra cui la fornitura di vapore per realizzare di una agricoltura biologica specializzata non hanno mai avuto seguito ma sono state viceversa usate solo per ottenere tutte le autorizzazioni per attivare quell’impianto;
5)- se il Comune, la Provincia, la Regione e l’ARPA abbiano o meno partecipato alla eventuale conferenza di servizi per il rilascio dell’AIA, Autorizzazione di Impatto Ambientale, anche a questo impianto, come è accaduto per Terni Ena da poco riattivato per vari anni ancora e, nel caso, quando sarebbe avvenuta, chi ha partecipato ed in base a quali volontà ciò sarebbe avvenuto, tenuto conto che mai il consiglio comunale è stato messo nelle condizioni di esercitare il proprio dovere/potere di indirizzo;
6)- se invece di farlo smantellare direttamente da chi ha imprenditorialmente fatto quella scelta, non proprio riuscita, né sotto l’aspetto tecnologico né sotto quello finanziario, esiste l’intenzione da parte della Regione di “acquistarlo per smantellarlo”, come prospetta qualcuno, ipotesi questa che stranamente torna di moda dopo qualche anno, per cui si privatizzano gli utili e si socializzano le perdite, una tecnica che vedrebbe gli umbri e quindi anche i ternani indebitarsi ulteriormente per favorire ingiustamente un privato”.