Lo scorso 8 marzo il sottosegretario del Ministero dello Sviluppo Economico, Claudio De Vincenti, in un incontro tenutosi al Mise, aveva lanciato un ultimatum alla Basell affinché rispondesse rapidamente all’offerta presentata dalla cordata umbra sull’acquisto delle aree di loro proprietà su cui dovrebbe sorgere il nuovo polo chimico ternano (qui l’articolo). Una presa di posizione, quella del sottosegretario, che aveva lasciato stupiti perfino i sindacati che avevano affermato: “E’ la prima volta che il Governo dimostra fermezza nei confronti della multinazionale”.
Per la precisione, erano 15 i giorni che avrebbe avuto la Basell per pensarci e decidere se accettare o meno l’offerta economica presentata dalla cordata Novamont, Cosp Tecno Service e Regione Umbria, quest’ultima subentrata a TerniResearch ritiratasi dopo i silenzi della società statunitense. Silenzi che, purtroppo, continuano da parte della multinazionale visto che, alla fine dei 15 giorni previsti dall’ultimatum del Governo, da Houston non è arrivata alcuna risposta. Ora, a seguito degli ultimi risvolti, come riferisce il Giornale dell’Umbria, la questione si complica e torna un certo scetticismo tra lavoratori e sindacati sull’esito positivo della trattativa. Emergono nuovamente le preoccupazioni per i posti di lavori e la possibilità di veder sfumare i 50 milioni di euro che il Governo destinerebbe per la chimica verde ternana.
Ora si attende che alle parole nette e decise contenute nell’ultimatum, il Governo faccia seguire anche i fatti intraprendendo provvedimenti risolutivi. Se così fosse, a ridosso della Pasqua oltre a festeggiare la resurrezione del Cristo, si gioirebbe anche per quella del Polo chimico ternano.