Ieri mattina, in una inattesa conferenza stampa, l’amministratore delegato dell’Ast, Marco Pucci, ha fatto il quadro della situazione, analizzando le difficoltà e accennando a qualche prospettiva.
I numeri non rassicurano: la perdita finanziaria accertata nel 2012 in 100 milioni di euro che nel 2013, potrebbe toccare i 110. Una situazione legata alla crisi del mercato europeo dell’acciaio, soprattutto inox, con la curva della domanda in forte calo anche se, ha spiegato Pucci.
“Tutti i produttori europei del settore – ha detto l’ad delle acciaierie di Terni – nei primi sei mesi del 2013 hanno registrato un calo di ordini del 10% rispetto allo stesso periodo del 2012. La volatilità del prezzo del nichel, quotato in borsa, rappresenta oggi la più grave difficoltà. Noi però, per quanto riguarda la nostra gestione, stiamo facendo molto bene, cerchiamo di ridurre le giacenze per attutire possibili svalutazioni del prezzo dei prodotti e quindi perdite”.
Sia per Ast, che per gli altri produttori di acciaio europeo, la difficoltà principale resta reggere la concorrenza dei colossi asiatici dell’acciaio che hanno l’opportunità di applicare prezzi più bassi grazie ai costi di energia e lavoro notevolmente inferiori rispetto a quelli europei. A questo, si aggiunge la crisi di alcuni settori collegati al mondo dell’acciaio come l’edilizia e l’auto. Un aiuto a questa crisi del settore acciaio potrebbe forse arrivare dall’attuazione di alcune politiche di livello europeo, così come hanno fatto gli Stati Uniti a marzo introducendo dazi antidumping e anti-sussidi sui prodotti importati dalla Cina. In questo senso Pucci, ha rivolto un “messaggio” a “chi gestisce la parte politica a supporto dell’industria”, come la Commissione europea. “Bisogna intervenire – ha detto – per ridurre la sovraccapacità produttiva, proteggere il mercato interno dalle importazioni, in particolare dai paesi asiatici, stabilizzare i prezzi e infine affrontare la questione dell’energia, che in Italia ha il più alto costo in assoluto. Inoltre, per quanto riguarda il nostro Paese, occorre ridurre la burocrazia e il carico fiscale”.
In merito alle trattative di vendita dell’Ast da parte di Outokumpu, Pucci ha invece spiegato di non poter fornire dettagli, ma ha sostenuto che “i tempi sono ormai maturi per conoscere il nome del nuovo azionista”.
Infine le note più dolenti: questa difficile situazione finanziaria produrrà delle ripercussioni sul comparto lavorativo con l’azienda che, per ridurre i costi, potrebbe riproporre la mobilità incentivata per 120 lavoratori e la ricollocazione interna per altri 120.