Dopo la rinuncia all’acquisto da parte del gruppo Norda, il destino della Sangemini è appeso a un filo. I lavoratori, in sciopero da 4 giorni, continuano a manifestare la propria rabbia e le proprie preoccupazioni; questa mattina una loro delegazione è stata ricevuta dal prefetto di Terni, Gianfelice Belesini il quale ha assicurato “massima attenzione e l’impegno a rappresentare con tempestività nelle sedi istituzionali le preoccupazioni espresse e le aspettative segnalate per questo importante sito produttivo di rilievo nazionale”.
I rappresentanti di Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil dell’Umbria hanno sottolineato “la gravità assoluta della situazione che impone, entro il 24 settembre, quando il tribunale si pronuncerà sulle sorti di Sangemini, il ripristino delle trattative con soggetti che garantiscano un piano industriale in grado di difendere le produzioni e l’occupazione di 136 lavoratori e altre centinaia nell’indotto”.
Sembra però essersi aperta anche l’ipotesi di un salvataggio da parte delle banche. Si parla di Unicredit ma anche di Unipol che sarebbero pronte a prendere in mano la situazione, azzerare il debito (stimato in circa 80 milioni di euro) e lasciare l’azienda in gestione all’attuale management (con le dovute modifiche). E’ chiaro che il piano di rilancio delle banche prevederebbe il taglio dei costi, compresa una possibile diminuzione dei livelli occupazionali.
In campo ci sarebbe anche l’ipotesi dell’acquisto da parte di un imprenditore campano nel settore delle acque minerali: Francesco Agnello. Lo riporta questa mattina Andrea Giuli del Giornale dell’Umbria a cui Agnello ha spiegato che, dietro proposta delle banche, aveva già presentato un’offerta nel 2012 ricevendo però un rifiuto, anzi una non-risposta, da parte dell’attuale proprietà della Sangemini. Per l’imprenditore campano il suo è “l’unico piano industriale e impegnativo che può salvare la Sangemini. Le banche sanno tutto”. Agnello manterrebbe “90-100” dipendenti degli attuali 136, garantirebbe 10-15 milioni di euro di investimenti e soprattutto eviterebbe il fallimento.
Intanto, i sindacati hanno deciso di proseguire con lo sciopero e il sit in davanti allo stabilimento. Sono infatti ancora forti le perplessità dei lavoratori, dopo che nell’incontro di ieri in Regione il management di Sangemini ha comunicato che, venendo meno l’interesse da parte di Norda all’acquisizione, l’azienda intende appunto tornare a chiedere un’apertura di credito da parte del sistema bancario, presentando un nuovo piano industriale.
Domani è infine in programma un Consiglio comunale aperto nel centro congressi San Gemini al quale parteciperanno rsu e organizzazioni sindacali.