La crisi aguzza l’ingegno: ciò che un tempo si dava per scontato, oggi viene attentamente analizzato alla ricerca della via del risparmio e di spese tagliabili. E’ così che rate e interessi di mutui bancari sono finiti al centro dell’attenzione di diverse associazioni e trasmissioni televisive: in breve tempo si sono aperti ben due fronti di natura legale che, potenzialmente, riguardano la quasi totalità dei mutui. Si parla di molti soldi che gli intestatari di mutui potrebbero risparmiare.
Si è tornati con forza a parlare dell’irregolarità dell’anatocismo (la capitalizzazione degli interessi, cioè la trasformazione degli interessi debitori, normalmente maturati sul capitale mutuato, in capitale che, a sua volta, genera altri interessi: si finisce insomma per pagare gli interessi sugli interessi) mentre Le Iene hanno sollevato il problema dei tassi di interesse complessivi (tasso base più quello di mora) troppo elevati, che superano la soglia di usura. Due questioni che giorno dopo giorno trovano ulteriori riscontri e che potrebbero diventare le bombe atomiche a disposizione dei consumatori da utilizzare contro le banche: anche a Terni c’è già chi sta predisponendo una class action.
ANATOCISMO. Partiamo dall’anatocismo che, spiega l’avvocato e presidente dell’associazione dei consumatori Codici di Terni, Massimo Longarini, è la questione che attualmente “ha maggiori elementi di certezza”. Il tema ha origine da una sentenza del tribunale di Bari che nel 2008, condannando una banca, aveva riscontrato nel sistema di ammortamento francese, interessi composti illegali (aveva individuato una forma di anatocismo). Il mutuo diveniva così ben più costoso rispetto a quanto previsto dal contratto. Ora, su questo fronte, è arrivata una conferma da parte di un importante istituto di controllo.
Spiega Longarini che “recentemente c’è stata una pronuncia dell’arbitro bancario che ha fissato un principio importante: nel calcolo degli interessi di un di un mutuo o di un finanziamento, le banche si devono attenere al tasso nominale che risulta dal contratto. Il tasso nominale deve essere comprensivo di tutti gli elementi cioè spese, tassi di mora e quant’altro, in modo che l’utente conosca il reale costo dell’operazione bancaria. Nel calcolo alla francese – continua Longarini – può accadere che il tasso di interesse effettivamente applicato si discosti dal tasso di interesse nominale. Il tasso nominale è normalmente riportato nel contratto di mutuo e nel relativo piano di ammortamento (in cui sono indicati gli importi delle rate) ma poi, a volte, le banche calcolano il tasso di interesse non solo sul capitale (attraverso il calcolo di interesse semplice previsto dal codice civile) ma sul capitale più gli interessi. In questo modo la rata di mutuo risulta maggiore perché la somma di riferimento su cui viene applicato l’interesse è più elevata rispetto al capitale”.
Si potrebbe trattare di un fenomeno molto frequente: “Il calcolo alla francese viene applicato nell’80 o 90% dei casi e spesso si riscontra questa incongruenza tra tasso nominale e tasso applicato. L’arbitro bancario ha invece stabilito che il tasso nominale e il tasso effettivamente applicato devono coincidere”. Ancora più netta è l’associazione Adusbef secondo cui “dal rimborso alla francese le banche lucrano circa l’1,20% di interessi”. Un’affermazione da cui si evince che per Adusbef tutti gli ammortamenti alla francese sarebbero irregolari.
Cosa può fare allora un intestatario di un mutuo? Risponde Longarini che “basta prendere i bollettini e verificare se la rata effettivamente pagata è superiore o inferiore rispetto a quella prevista dal piano d’ammortamento contenuto nel contratto”. Si tratta allora di un controllo semplice da effettuare ma “il problema è che nessuno ci guarda”. Qualora il contratto di stipula del mutuo non contenga il piano d’ammortamento (che è comunque presente nella gran parte dei casi), bisogna rivolgersi ad un commercialista che procederà al calcolo.
Una volta riscontrata l’irregolarità delle rate del proprio mutuo cosa si può fare? Longarini consiglia di “scrivere alla banca e chiedere chiarimenti ed eventualmente il rimborso di quanto pagato in più. Qualora la banca non adempia, il cittadino può rivolgersi all’arbitro bancario”. Nel frattempo Longarini, in qualità di rappresentante dell’associazione dei consumatori Codici di Terni, sta predisponendo una class action. Con la nuova normativa, ricorda il legale, per aderire ad una class action è sufficiente inviare una mail all’associazione che la promuove.
USURA, LE IENE. Il secondo fronte è stato aperto da un servizio della trasmissione di Italia 1, Le Iene, andato in onda lo scorso 2 giugno e riguarda i tassi di interesse applicati a mutuo e prestiti. Afferma Longarini che quanto sollevato da Le Iene potrebbe avere “portata superiore” rispetto alla questione dell’anatocismo ed è “potenzialmente devastante per il mondo bancario”.
La premessa da tenere presente è che ogni tre mesi la banca d’Italia stabilisce il tasso massimo d’interesse, detto anche “tasso soglia”, che le banche possono applicare ai loro clienti, quando questi chiedono un mutuo o un prestito. Se questo tasso di riferimento viene superato, la banca commette un’usura.
Ovviamente nessuna banca stipula un mutuo con un tasso di interesse base che sia superiore al tasso soglia. In molti casi però, l’usura può comunque nascondersi tra le righe del contratto. “Nei contratti – spiega Longarini – oltre al tasso di interesse di base, è concordato che in caso di mora (cioè pagamento in ritardo di una rata) si attui un ulteriore tasso. Se quest’ultimo, sommato a quello di base, da luogo al superamento del tasso di usura, la pattuizione è nulla e in base all’articolo 1815 del codice civile, gli interessi non sono dovuti e quelli già corrisposti vanno restituiti”.
La questione è ben spiegata da Luigi Pelazza de Le Iene e il servizio ha avuto grande riscontro in tutta Italia. Lo conferma anche Longarini spiegando che “già alcune persone mi hanno chiamato per questo argomento”. Anche in questo caso “è consigliabile cominciare a muoversi, che non significa per forza intentare una causa, ma quantomeno iniziare a richiedere chiarimenti alla banca”.
Anche in questo caso il controllo da effettuare è semplice: basta sommare i tassi di interesse riportati nel contratto del proprio mutuo o prestito e confrontare la somma ottenuta con il tasso soglia.
IL SERVIZIO DELLE IENE: