Arresti Diocesi di Terni, interrogatori: due respingono accuse, uno non risponde perché ”gravemente malato”
L’ex direttore dell’ufficio tecnico della diocesi di Terni, Luca Galletti, e il dirigente del Comune di Narni, Antonio Zitti, arrestati per associazione per delinquere finalizzata alla turbativa d’asta e alla truffa per la compravendita del castello di San Girolamo, hanno respinto ogni accusa avanzata dalla procura. Non ha invece risposto alle domande del gip, “perchè molto provato”, secondo i suoi legali, il terzo arrestato, l’ex economo della Curia, Paolo Zappelli.
Secondo quanto riferito da uno dei legali, l’avvocato Alessandro Ricci, Galletti ha rilasciato alcune dichiarazioni spontanee “puntualizzando in maniera articolata diversi aspetti delle accuse”. Il difensore ha quindi annunciato di aver prodotto della documentazione nella quale viene tra l’altro certificata l’origine del denaro utilizzato per acquistare il castello, proveniente secondo la difesa da una delle società riconducibili all’arrestato.
Per Maria Carla Pagnotta e Federico Olivo, difensori di Zitti, anche il dirigente comunale “ha chiarito tutti i punti di criticità contenuti nell’ordinanza di custodia cautelare, respingendo le accuse che gli vengono contestate e negando particolari legami con Zappelli e Galletti”. Per tutti e tre gli arrestati i legali hanno presentato richiesta di revoca della misura cautelare o di sostituzione con gli arresti domiciliari. Il gip si è riservato la decisione.
Gli avvocati Luca Maori e Giovanni Ranalli hanno invece spiegato la decisione di avvalersi della facoltà di non rispondere del loro assistito Zappelli: “Pur essendo totalmente estraneo a ogni accusa e vittima della situazione Zappelli non è stato assolutamente in grado di parlare e di rilasciare dichiarazioni al giudice. È infatti una persona molto malata che soffre di grandi patologie cardiache”.
Infine questa mattina è stato ascoltato anche un professionista ternano a cui era stata notificata la misura interdittiva di divieto di esercitare la propria professione per due mesi, nell’ambito delle stessa indagine. Al termine dell’interrogatorio i suoi legali non hanno rilasciato dichiarazioni.