I soldi della Diocesi di Terni-Narni-Amelia per finanziare affari privati. Emerge anche questo dalle indagini di polizia e guardia di finanza sul Castello San Girolamo: filone di un’inchiesta che questa mattina ha portato all’arresto di due ex dirigenti della Curia e di un architetto del Comune di Narni e al sequestro dell’immobile (qui l’articolo).
Polizia e guardia di finanza non hanno dubbi: le indagini “hanno evidenziato un quadro probatorio inequivocabile circa la turbativa dell’asta pubblica relativa all’alienazione del complesso edilizio e delle relative pertinenze, indetto dal Comune di Narni il primo ottobre 2010”. Dalle indagini è inoltre emerso, da parte dei due dirigenti della Curia arrestati, Luca Galletti e Paolo Zappelli, l’utilizzo delle risorse della Curia per portare avanti affari personali. Atti che hanno potuto compiere in virtù dei ruoli ricoperti nella Diocesi, soprattutto Galletti, che in qualità di presidente dell’IDSC, avrebbe beneficiato una propria società privata.
Si tratta solo di uno dei filoni dell’inchiesta su debiti della Diocesi di Terni che alcuni quantificano in oltre 30 milioni di euro. Sotto la lente degli inquirenti ci sono decine di operazioni immobiliari (qui articolo operazioni immobiliari). Ammanchi nelle casse probabilmente generati anche attraverso un sistema di sovrapprezzi per lavori di ristrutturazione delle chiese (qui articolo su presunto meccanismo per svuotare casse Diocesi).
Asta truccata. Secondo l’accusa, l’asta per l’aggiudicazione del castello di San Girolamo di Narni è stata truccata attraverso una serie di mezzi fraudolenti, atti ideologicamente falsi e illeciti, comunicazioni tardive e proroghe richieste ad arte. Inoltre per condurre le operazioni sono state utilizzate società inattive.
Il bando di gara subordinava la vendita dell’immobile alla realizzazione su di esso di un albergo e l’avvio dell’attività entro quattro anni, fissando il prezzo base d’asta in 1.740.000 euro, di cui il 10% (174.000 euro) da versare come anticipo. Aggiudicatario della gara con un’offerta economicamente più vantaggiosa era risultata la costituenda società formata dall’Istituto Diocesano per il Sostentamento del Clero (IDSC) come capofila di altre società costituite per l’occasione, tra cui una in particolare, la “Iniziative Immobiliari Srl” controllata da Galletti e Zappelli, ciascuno con una quota del 50% del capitale sociale.
IDSC paga e si tira fuori. Concluso il procedimento amministrativo della vendita, già viziato da irregolarità, in fase di preparazione dell’atto definitivo di compravendita era stata comunicata l’uscita dall’affare dell’Istituto Diocesano per il Sostentamento del Clero (che tra l’altro aveva già versato un importante anticipo) e l’assunzione del ruolo di capofila da parte della società gestita da Galletti e Zappelli che così assumevano la proprietà esclusiva dell’immobile. Insomma, Galletti in qualità di presidente dell’IDSC aveva disposto il pagamento dell’anticipo per poi tirarsi fuori, di fatto regalando tutto alla società propria e di Zappelli.
Bilanci truccati. L’Ati di imprese offerenti, con l’uscita dell’Istituto Diocesano, avrebbe però perso i requisiti essenziali per partecipare alla gara. Agli atti della procedura di gara risulta che la società Iniziative Immobiliari ha prodotto autocertificazione circa il possesso dei mezzi finanziari per far fronte all’aggiudicazione, allegando copia del bilancio dell’anno 2009 – 2008. In realtà è stato poi appurato: lo stato di inattività della società sino al 01.12.2011; la pressoché totale assenza di costi e ricavi per entrambe le annualità; la mancanza di dipendenti. Ciò nonostante, grazie anche alla complicità di alcuni amministratori locali del Comune di Narni, la procedura di acquisizione è andata avanti a favore della società di Galletti e Zappelli.
Castello in vendita prima di acquistarlo. Sicuri della buona riuscita dell’affare, Galletti e Zappelli, ancor prima che si perfezionasse l’atto e senza aver corrisposto l’importo stabilito per la compravendita al comune di Narni, garantito in questa fase da una fideiussione scaduta, hanno tentato in più occasioni di vendere ad un terzo in buona fede l’immobile e garantirsi il profitto dell’intera vendita senza aver “tirato fuori un centesimo”, poiché come già detto, l’anticipo era stato versato dalle altre imprese e in particolare dalla Curia e dall’IDSC.
Per gli inquirenti “il danno per il Comune di Narni sarebbe stato inevitabile e certo, se alcuni articoli di cronaca e un’interrogazione urgente a risposta scritta di un consigliere comunale non avessero fatto desistere i due, preoccupati per una possibile indagine, già tuttavia avviata da tempo all’epoca dei fatti”.
Un milione della Curia. Non riuscendo a rivendere l’immobile come sperato, Galletti e Zappelli si sono ritrovati a dover pagare al Comune di Narni la cifra pattuita. A questo punto per il pagamento è stata impegnata ancora una volta la Curia (va ricordato che Galletti era al contempo dirigente della Curia e presidente dell’IDSC): dalle casse diocesane è stato prelevato oltre un milione di euro. Ancora una volta i soldi della Curia sono finiti a beneficio della società dello stesso Galletti e di Zappelli.
Comune di Narni. Nel contempo nessuna anomalia veniva rilevata dal Comune di Narni, nonostante l’obbligo previsto dal bando di procedere a verificare in capo al soggetto aggiudicatario dei requisiti di ordine generale. Nulla è stato rilevato, nonostante “l’evidente assenza di qualsivoglia requisito tecnico-organizzativo e della relativa capacità economico-finanziaria”.
Insomma, gli atti relativi alla cessione del Castello di San Girolamo sono stati stipulati dall’Amministrazione Comunale con la sola Iniziative Immobiliari Srl quale controparte della “IDSC” che versava cospicui importi ma lasciava la proprietà a Galletti e Zappelli. Quando si dice ” far beneficenza”. Dopo il pagamento i due avevano ripreso i tentativi di vendita del Castello: avrebbero voluto realizzare 6 milioni di euro ma non sono riusciti nell’intento ed anzi questa mattina sono finiti in carcere.
Le accuse. Per tutti le accuse sono di associazione a delinquere. Secondo le accuse hanno tutti “sfruttato l’organizzazione aziendale di varie società che, nonostante inattive, sono state utilizzate, in assenza dei requisiti economico-finanziari e tecnico-organizzativi, per ottenere l’aggiudicazione attraverso altri mezzi fraudolenti del bando di gara per l’aggiudicazione del complesso immobiliare denominato Castello San Girolamo” e sfruttato “l’organizzazione di mezzi e persone costituita da relazioni e contatti istituzionali tra” Galletti “e i vari amministratori del Comune di Narni sfruttando altresì le cariche ricoperte all’interno dell’Istituto Diocesano”.
Viene spiegato dagli inquirenti che “le responsabilità debitamente graduate hanno dato luogo all’emissione di 3 misure cautelari in carcere, nei confronti di coloro che possono sicuramente qualificarsi quali soggetti che dirigevano ed organizzavano l’associazione, ideando e realizzando le strategie da porre in essere al fine di realizzare il reato di turbata libertà degli incanti, nonché quello di truffa. I gravi indizi di colpevolezza a carico degli indagati, la sussistenza di un concreto pericolo che il bene oggetto della turbata libertà d’incanto possa essere ceduto a terzi in buona fede e l’inesistenza su di esso di vincoli e/o garanzie di sorta hanno determinato il pm titolare dell’indagine a richiedere e ottenere dal gip anche un decreto di sequestro preventivo sull’immobile denominato Castello di San Girolamo, anch’esso eseguito nella mattinata odierna. Infine viene sottolineato che “le attuali Autorità Diocesane hanno corrisposto con piena disponibilità, trasparenza e senso civico alle esigenze investigative”.
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