Ast, conclusa “Acciaio d’oro”: sette indagati, niente associazione a delinquere
Conclusa l’indagine “Acciaio d’oro”. Era scattata nel febbraio 2015, coordinata dal sostituto procuratore Elisabetta Massini: secondo l’accusa era stata messa in piedi una vera e propria organizzazione, scoperta dalla Forestale, che faceva capo a sette persone, che era riuscita indebitamente ad incassare diversi milioni di euro attraverso una lunga serie di furti di ferro ai danni del centro di finitura Ast di vocabolo Sabbione. Il materiale, destinato a tornare in fabbrica, veniva invece rivenduto ad imprenditori umbri.
Due anni di furti, circa 700 tonnellate di ferro complessive mai tornate a viale Brin. L’avviso di conclusione delle indagini è stato notificato a sette persone. Rispetto alle ipotesi formulate, non è stata contestata l’associazione a delinquere, ma per sei di loro, il concorso in furto. Tra gli indagati anche un ternano, dirigente di una società controllata dall’Ast,che “gestiva” la parte amministrativa degli ordini e un imprenditore di Giano dell’Umbria nel settore dei trasporti, che sarebbero stati identificati come gli organizzatori dei furti.
Gli altri indagati sono un camionista e un gruista di della stessa ditta del gianese, un imprenditore di Foligno accusato di ricettazione del materiale presso la sua ditta e una donna che sarebbe stata la “staffetta” in uno dei furti e un addetto “compiacente” alla portineria.