Il destino delle acciaierie di Terni dipende dall’esito dell’incontro in programma per venerdì 3 ottobre a Roma nella sede del ministero dello Sviluppo economico. Come noto infatti, con il lodo del ministro Guidi del 5 settembre scorso, era stato stabilito che Thyssenkrupp avrebbe ritirato il piano industriale lacrime e sangue (che prevede 550 licenziamenti) fissando un mese di tempo per giungere ad un accordo con sindacati e istituzioni su un nuovo piano. Se non dovesse essere trovato un accordo però, la multinazionale tedesca sarebbe intenzionata a ripristinare ed attuare il piano draconiano.
In vista dell’importante appuntamento, oggi i sindacati e le rsu si sono riunite per fare il punto della situazione. Fim, Fiom, Uilm, Fismic e Ugl sono pronti a dar battaglia: “L’impostazione perseguita dall’azienda di insistere nel volere discutere soltanto di riduzione costi e tagli sul lavoro è sbagliata e inaccettabile” fanno sapere in una nota unitaria.
I sindacati non vedono “nessuna apertura ufficiale sul piano industriale tale da far percepire un cambio strategico da parte della multinazionale rispetto al futuro del sito ternano. I diversi approfondimenti fatti sulle diverse voci del piano accompagnati da proposte delle organizzazioni sindacali sulle politiche commerciali, volumi, assetto impiantistico e investimenti, non hanno trovato accoglienza da parte aziendale che al contrario continua a fornire dati e strategie confusionari”.
I sindacati vanno poi all’attacco per il modo con cui la multinazionale tedesca sta gestendo la trattativa, in particolare per aver reso pubblico il contenuto della proposta (290 mobilità, 80 mila euro a chi accetta volontariamente, sostanziale svuotamento della contrattazione aziendale): “Oltre ad essere un atto di scorrettezza nei confronti delle organizzazioni sindacali, non solo rischiano di compromettere il negoziato, ma di delegittimare pure il ruolo svolto dal ministero”.
Le sigle ribadiscono infine “la necessità di discutere con la proprietà ThyssenKrupp Acciai Speciali Terni al fine di individuare nuove e diverse strategie”. Insomma, dopo un mese di confronto vano e insignificante, l’auspicio dei sindacati è che domani al Mise si intavoli una vera trattativa.