La sproporzionata reazione dei vertici del Pdl al pesce di aprile di Michele Rossi sta facendo emergere un profondo malessere interno al partito dalle conseguenze sempre più prorompenti. Il coordinatore provinciale De Sio e il suo vice Masciarri, che a seguito dello scherzo del coordinatore comunale avevano deciso di rimuoverlo dall’incarico, non è andata giù a cinque consiglieri comunali che si sono autosospesi dalle attività del partito lanciando durissime critiche alla gestione operata dai vertici. A compiere il plateale gesto sono stati il presidente del gruppo consiliare del Pdl Federico Brizi e i consiglieri comunali Carlo Orsini, Stefano Fatale, Fabio Biscetti e Federico Salvati.
I cinque consiglieri del gruppo Pdl in una nota hanno scritto: “Il colpo di mano con il quale si è pensato di sostituire i vertici del coordinamento comunale del Pdl, è un qualcosa che non può essere tollerato sul piano del metodo e del merito e rappresenta la classica goccia che fa traboccare il vaso. Un vaso da tempo colmato da uno stillicidio di iniziative unilaterali – si legge ancora nella nota dei consiglieri – intraprese dai vertici provinciali e regionali del partito, in dissonanza con il gruppo consiliare a Palazzo Spada”.
Dure critiche implicitamente rivolte soprattutto ad Alfredo De Sio che solo pochi mesi fa, a gennaio, è stato riconfermato coordinatore provinciale e che, estromettendo Rossi, ha unilateralmente affidato le redini comunali del partito a Guardalben e non, come desiderava parte del gruppo consiliare, a Fatale. “L’accordo tra i vertici locali ha ingessato il partito che appare ripiegato su se stesso, poco incline al confronto, non rivolto all’esterno, minoritario e sempre più isolato. Tutto ciò è funzionale non al bene del partito, ma a garantire la sopravvivenza politica dei vertici stessi”.
“Se, e nessuno ci può imputare il contrario, per disciplina di partito spesso si è chiamati ad accettare decisioni che non si condividono per metodo e/o merito, arriva un limite oltre il quale tacere e non intraprendere opportune contromisure, significa condividere responsabilità dalle quali è giunto invece il tempo di prendere le distanze”.
“In ragione di quanto sopra – conclude la nota dei cinque consiglieri comunali – e per il bene del partito che vogliamo torni ad essere credibile, autorevole e vincente, dichiariamo di autosospenderci da ogni attività di partito, con effetto immediato e fino a quando non si verifichi un inequivocabile e complessivo chiarimento politico, o si indichi attraverso un percorso trasparente modalità e data d’indizione del congresso comunale”.
Dalla segreteria provinciale Udc è poi arrivata una nota che sostanzialmente appoggia le posizioni dei cinque consiglieri comunali del Pdl. “Senza entrare minimamente in merito alle ragioni palesi ed a quelle recondite che hanno portato ben cinque colleghi del PdL a sospendersi dalle attività della propria formazione politica per il malessere interno al partito ed al gruppo, travaglio di cui abbiamo profondo rispetto, non possiamo però non rilevare come Michele Rossi, segretario comunale defenestrato, abbia svolto nel corso di questi anni, per quello che era il suo ruolo, una opposizione convinta e pressante e questo risulta palese. Ci auguriamo quindi che il confronto interno non faccia prevalere una linea di ammiccamento al potere locale lasciando il compito difficile ed impegnativo di tenere testa al potere di Palazzo ad una sola parte della minoranza, preferendo viceversa una posizione morbida, morbidissima, di stampo puramente consociativo”.
Per l’Udc “il Sindaco Raffaelli all’epoca e Di Girolamo in questi tre anni hanno peraltro entrambi, ripetutamente quanto pubblicamente, dato patenti di stima nei confronti di coloro che hanno preferito tenersi spesso, molto comodamente, in disparte dalla battaglia politica”. Ancora una volta ad essere implicitamente chiamato in causa è Alfredo De Sio, promotore di una proposta di accordo con la maggioranza e con la giunta di Di Girolamo “su alcuni punti fondamentali per la città”. Il primo cittadino aveva anche partecipato al congresso in cui era stato riconfermato De Sio ed aveva pubblicamente lodato la proposta dello stesso De Sio.
“Tutto questo non giova alla città, al confronto democratico ed al futuro di Terni perché soltanto dal rispetto dei ruolo di opposizione può emergere un progetto alternativo alla mediocrità dell’oggi” è la conclusione della nota dell’Udc.