La Cgil di Terni questa mattina ha tracciato un bilancio del 2012, soprattutto snocciolando preoccupanti dati relativi alla cassa integrazione. Nel corso dell’incontro, al quale hanno partecipato il segretario provinciale Attilio Romanelli e i membri della segreteria Maria Rita Paggio, Alessandro Rampiconi e Luigi Mengaroni, è stata proposta una conferenza per un piano sul lavoro. E’ stato affrontato anche il tema della riforma socio-sanitaria regionale: per la Cgil di Terni la difesa della sede Asl è demagogica mentre si dovrebbe alla effettiva organizzazione dei servizi.
In sostanza, il 2013 per la Cgil di Terni si apre sotto il segno di due priorità tra loro collegate: la crisi economica che ha colpito in modo straordinario il territorio ternano e il riordino istituzionale, funzionale ad un “nuovo regionalismo”.
Crisi e cassa integrazione. I dati presentati dalla Cgil di Terni sul 2012 sono da allarme rosso, soprattutto per quanto riguarda l’aumento della cassa integrazione straordinaria, quella che prelude a riorganizzazioni, chiusure e quindi licenziamenti. “Il 2012 in provincia di Terni è stato un anno terribile sul fronte della cassa integrazione, in quanto si sono sfiorati i 5 milioni totali di ore autorizzate, ma nel 2013, nonostante il taglio delle risorse, si prevede un maggiore impiego della cassa in deroga e questo ci preoccupa ancora di più”. In un anno, nella provincia di Terni, le ore di Cigs autorizzate sono aumentate di quasi il 100%, mentre in provincia di Perugia soltanto del 12%. Dunque la situazione della provincia ternana desta forte preoccupazione e preannuncia un 2013 in cui, esaurito l’ultimo ammortizzatore “ordinario”, che è appunto la Cigs, si dovrà fare ricorso alla cassa in deroga, che però quest’anno è nettamente sottofinanziata rispetto al 2012.
Mobilità e cessazioni. Aumenta anche il numero di lavoratori posti in mobilità a livello provinciale, 1323 contro i 1190 del 2011, ma un altro campanello dall’allarme è quello suonato dalla Camera di commercio, con i dati sulle cessazioni di attività, che nei primi tre trimestri del 2012 sono state 1127. E se c’è un sostanziale equilibrio con le iscrizioni di nuove attività, il problema è che cambia la qualità dei rapporti di lavoro: si chiudono contratti stabili, se ne aprono di interinali o intermittenti.
Piano per il lavoro. Un’emergenza che richiede immediatamente risposte forti: proprio quelle che la Cgil dell’Umbria intende stimolare con l’organizzazione, nelle prossime settimane, di una Conferenza di programma nella quale sottoporre ad istituzioni e forze datoriali le proposte contenute in un “piano per il lavoro” elaborato dal sindacato. “Servirà anche un cambio di passo da parte delle istituzioni – ha aggiunto Romanelli – che dovranno avere un atteggiamento coerente e dignitoso per dare risposte a questi problemi”.
Per quanto riguarda il futuro, per Romanelli “Terni deve rimanere una città industriale perché questa è la sua identità. Ma deve farlo sapendo gestire le trasformazioni in atto e anche per questo c’è bisogno di una regia che metta da parte le spinte di interessi particolari e corporativi, per privilegiare l’interesse reale dei lavoratori e dei cittadini dell’Umbria e di questo territorio”.
Riforma sanitaria e sede Asl. In merito al riordino istituzionale e alla riforma sanitaria regionale Romanelli ha affermato: “La Cgil, per lungo tempo da sola, si è battuta perché in questa regione si avviasse una discussione seria, non di pancia, sul riassetto istituzionale dell’Umbria. Discussione che ora, dopo la caduta del Governo Monti e l’accantonamento del decreto sulle province, sembra essere scomparsa. Ma per noi invece il ragionamento su un nuovo regionalismo, incentrato sull’efficienza, da contrapporre alla guerra dei campanili, resta centrale. Resta attuale quindi il tema del riequilibrio delle province, ed è a questo che va collegato il ragionamento sul riassetto del sistema socio sanitario”.
La Cgil di Terni afferma dunque di non essere interessata a “operazioni populiste di difesa del territorio tout court, tutte incentrate su aspetti importanti, ma non centrali, come quello delle posizioni apicali e degli assetti amministrativi”, mentre il vero problema, per il primo sindacato ternano, “è quello dell’organizzazione dei servizi da erogare ai cittadini e della loro qualità”. A tale proposito, la Cgil crede che sarebbe necessario incentrare la discussione su altri problemi, ben più pressanti per la popolazione, “ad esempio quello dell’esaurimento imminente dei fondi per la non autosufficienza, tema che certamente è più interessante, per la popolazione umbra, rispetto a quello della collocazione della dirigenza in un comune piuttosto che in un altro”.
Ruolo della Regione. “La Regione – ha sottolineato il segretario provinciale – deve fare da garante del processo per evitare di annullare quanto di ragionevole fatto dalla riforma. C’è una delibera firmata il 27 dicembre scorso che deve essere resa pubblica quanto prima per capire come deve essere organizzato il sistema sanitario e come dare vita al confronto sul tema. L’aspetto principale rimane comunque l’organizzazione del lavoro dei dipendenti dell’azienda sanitaria e quindi dei servizi che ricadono sui cittadini, mentre molti sono distratti dalla questione della sede”.
Romanelli ha quindi annunciato che la Cgil ha chiesto un incontro alla presidenza della giunta regionale proprio per sciogliere gli ultimi nodi di una riforma sanitaria che il sindacato ha condiviso nei suoi assetti generali. Resta aperto ad esempio il problema del rapporto con l’Università che, “non può gestire i suoi interessi in maniera unilaterale, come se fosse un corpo a sé stante”. E poi c’è il grande tema della deospitalizzazione, ovvero del rafforzamento della medicina preventiva e di base, “unica via per decongestionare le strutture ospedaliere”.
No ad un nuovo ospedale. Infine, le poche risorse disponibili, secondo la Cgil, vanno indirizzate dove esiste un reale bisogno. Quindi – si chiede il sindacato – “ha senso parlare di un nuovo ospedale in provincia di Terni? O sarebbe piuttosto opportuno investire in un campo, quello della riabilitazione, sul quale il territorio è certamente carente? Tutto questo, seguendo sempre un indirizzo di fondo, che per la Cgil rimane centrale: la difesa del sistema pubblico dalle invasioni, sempre più spinte, del privato”.