Chiudono i negozi Wonderful: a Terni 16 lavoratori in mobilità. Smentita l’apertura di negozio cinese
Abbassate le serrande, quindi, nell’outlet di Maratta, nel punto vendita di Cospea e in quello più grande, il negozio che si trovava nei locali ex-Briganti in corso Vecchio. Una chiusura decisa dai liquidatori nominati dal tribunale – l’azienda è in amministrazione controllata da qualche mese – che hanno chiesto alle organizzazioni sindacali di settore la firma per un accordo per la messa in mobilità di tutti e 114 dipendenti del gruppo. Nello specifico, 15 impiegati e un apprendista nei negozi di Terni, mentre è nella città di Perugia che si registra la situazione più critica con 10 apprendisti, 86 impiegati e due operai che si ritrovano senza un lavoro.
Il sindacato precedentemente, tramite le parole di Stefania Cardinali della Filcams-Cgil, aveva puntualizzato l’importanza di chiudere la vertenza senza perdita di posti lavoro assicurando la continuità aziendale. Ora, in accordo con tutte le sigle, tenterà di indirizzare i dipendenti del gruppo verso una cassa integrazione ordinaria o in deroga, per poter valutare se nel futuro c’è la possibilità di poter riaprire i vari negozi e reinserire i vari lavoratori ai loro posti, magari o con la stessa famiglia Alessi oppure con il subentro di altri acquirenti.
Un fallimento dove, tra i vari fattori, ha inciso sicuramente la sempre più preoccupante crisi economica, soprattutto per quanto riguarda la zona del centro storico. Dal 31 dicembre 2011 al 31 marzo 2012, le attività che hanno chiuso i battenti sono state 36, all’incredibile media di 12 esercizi commerciale chiusi al mese. Attività che in passato venivano rapidamente sostituite da altre mentre ora la presenza di locali sfitti è sempre maggiore.
Per quanto riguarda i locali ex-Briganti, 2 mila metri quadri disposti su tre piani di cui uno interrato, si era parlato di un interessamento da parte di imprenditori cinesi proprietari di una catena commerciale. Prontamente arriva la smentita da parte dei proprietari dei locali che al Corriere dell’Umbria hanno riferito che nessun imprenditore cinese si è fatto vivo per tale possibilità.