Tre dei quattro consiglieri del Comune di Terni finiti al centro dell’indagine della Corte dei conti per rimborsi spese gonfiate (qui l’articolo), respingono pubblicamente le accuse affermando di aver rispettato le regole. Fabio Biscetti (Pdl), Davide Tallarico (Progetto Terni Cittaperta) e Alessandro Chiappalupi (gruppo misto) hanno infatti rilasciato dichiarazioni a La Nazione mentre Gianfranco Teofrasti (Pd) non ha ancora commentato pubblicamente.
A Biscetti viene contestato un cambio di residenza fittizia che gli avrebbe permesso di percepire dei rimborsi spese per viaggio più elevati. Il consiglieri del Pdl afferma “Non ho percepito un euro e in quel periodo la mia residenza, per motivi personalissimi, era effettivamente fuori Terni. La legge per altro non distingue residenza effettiva o meno, ero residente lì, punto e basta. Si confonde, non so se per ignoranza , malafede o latro, residenza e domicilio.
Tallarico ha incassato circa 1.500 euro per raggiungere Roma, dove lavora come dipendente pubblico. Soldi che, secondo la guardia di finanza, non gli spettavano visto che il consigliere è residente a Terni e non spetta a palazzo Spada pagare il tragitto che Tallarico compie per recarsi al lavoro. A finire sotto indagine in questo caso non è stato però il consigliere che ha incassato soldi non dovuti ma i dirigenti che hanno permesso tale esborso dalle casse pubbliche. Tallarico afferma che “appena eletto ho richiesto a chi di dovere se mi spettassero i rimborsi, ottenendo una risposta affermativa. Aggiungo che giornalmente per lavoro devo essere a Roma e viaggio solo in treno, quando la legge prevede un rimborso auto d’importo superiore”. Non si capisce proprio perché mai i cittadini ternani dovrebbero pagare il viaggio di andata e ritorno a Tallarico. Altrimenti lo stesso rimborso sarebbe gradito da migliaia di pendolari ternani che studiano e lavorano a Roma.
A Chiappalupi vengono contestati 3 mila euro percepiti indebitamente. Per la finanza, nonostante il consigliere abbia indicato di risiedere a Orbetello, il consigliere, nei giorni in cui si riferiscono i rimborsi, si trovava a Terni e non avrebbe quindi avuto diritto ad alcun rimborso spese di viaggio. Chiappalupi era stato al centro di un indagine per concussione, accusato di aver incassato mazzette nell’ambito del suo lavoro di dipendente di Equitalia ed era finito in carcere (per quella vicenda era uscito dal Pd aderendo al gruppo misto). Ora il processo è ancora in corso e Chiappalupi ha sempre professato la propria innocenza. Spiega il consigliere: “Dopo quella vicenda ho lavorato in silenzio evitando di mettermi in mostra. Ma vedo che non serve a niente. Risiedo a Orbetello per motivi personali e familiari. Finché la legge prevedeva il rimborso l’ho chiesto ogni lunedì quando si svolgeva il Consiglio, del resto sabato e domenica ero a Orbetello. Quando la legge è cambiata non ho presentato più alcuna richiesta. Mi difenderò anche stavolta”.
A Teofrasti viene contestato di aver dichiarato di aver effettivamente percorso meno chilometri di quelli per i quali ha chiesto il rimborso spese. Il consigliere del Pd non ha ancora dichiarato pubblicamente nulla a riguardo.