Crisi Sangemini: contratto nazionale disatteso e terme chiuse. Sindaco Grimani: ”Preoccupante”
A scatenare la rabbia degli operai dello stabilimento sono state le ultime buste paga ricevute. Infatti, non erano presenti gli aumenti retributivi previsti nell’ultimo rinnovo del contratto nazionale di categoria, quello alimentare. Il tutto senza averne dato comunicazione di tale decisione alle Rsu di fabbrica. Oltre a ciò, si aggiunge il fatto che questa settimana, nonostante l’arrivo di giornate estive, il parco terme di Sangemini resterà chiuso con la conseguente violazione degli accordi presi in merito con Comune e Regione Umbria. Due fattori che, in aggiunta agli altri dei mesi precedenti, dimostrano il grave stato di salute dell’azienda.
Ci sono poi da registrare apparenti continui cambi di idee inerenti i piani futuri di rilancio dell’azienda. Prima, come più volte comunicato dal direttore commerciale e risorse umane, Stefano Gualdi, l’aumento imponente di produzione, la valorizzazione dei marchi d’acqua del gruppo e, in primis, preservare tutti i posti di lavoro dello stabilimento. Soltanto qualche settimana dopo la doccia fredda con la comunicazione del concordato preventivo in bianco e ridimensionamento dei buoni propositi di crescita e sviluppo. Poi, l’incontro con sindacati e l’assessore regionale Riommi in cui si comunicava, in vista dell’arrivo dell’estate, dell’aumento di produzione fino a 250 milioni di bottiglie. Numero che soltanto qualche giorno dopo è sceso a 70 e poi ancora fino ad arrivare a 40-50 milioni di bottiglie.
IL COMUNICATO DEL SINDACO DI SAN GEMINI – In merito alle ultime vicende che stanno investendo il gruppo, soprattutto per quel che riguarda il mancato versamento degli aumenti retributivi in busta paga, previsti dal contratto nazionale, si è espresso attraverso un comunicato anche il sindaco di San Gemini, Leonardo Grimani. “Le notizie giunte nella giornata di mercoledì circa il disatteso impegno contrattuale da parte dell’azienda Sangemini nei confronti dei lavoratori impone una riflessione ineludibile. Nel momento in cui dovremmo avvicinarci alla presentazione del piano richiesto dalle procedure del concordato con riserva, notiamo un atteggiamento dell’azienda preoccupante e contraddittorio. Abbiamo assunto, insieme alle forze sindacali, un’impostazione votata alla responsabilità massima ma questo metodo deve vedere necessariamente un eguale comportamento da parte dell’azienda che invece sta preferendo un’originale silenzio che oltre ad essere assordante e preoccupante e per certi versi sconcertante”.
“Crediamo che la nostra responsabilità – continua Grimani – tesa a garantire un confronto serio e costruttivo con l’azienda non possa essere oggetto di indifferenza anche perché le acque minerali sono soggette ad una concessione di natura pubblica e perché crediamo che i territori delle sorgenti hanno dato in questi anni moltissimo per la tenuta di questa azienda mettendo da parte ogni rivendicazione circa gli investimenti sul territorio e le conseguenti ricadute sociali, ritenendo invece imprescindibile la tenuta di tutta l’occupazione. Proprio in relazione a questo appare desolante e umiliante per la nostra città la chiusura del parco della Fonte che da decenni è un gioiello prezioso del nostro territorio. Chiederemo alla Regione Umbria e alle altre istituzioni un impegno massimo ed immediato, in continuità con le positive azioni fin qui svolte, per un confronto serrato con l’azienda per non correre il rischio di perdere tempo che potrebbe essere prezioso per uscire da questa difficile situazione”.