Diocesi Terni, prelato parla del buco al Corriere della Sera ma l’intervista sparisce dal sito
La video-intervista è stata girata all’aperto, a poche centinaia di metri da Piazza San Pietro: a parlare è un prelato con il volto oscurato e la voce alterata (così da mantenere l’anonimato). Il religioso spiega che in Vaticano sono arrivati documenti e dossier “che evidenziano la grave situazione pastorale ed economica che porta la Diocesi di Terni ad essere” la più indebitata in Italia e la seconda in Europa. Il prelato giudica il buco della Curia ternana “un ammanco assurdo, incomprensibile, dato l’ente morale di cui parliamo. Si tratta di 25 milioni di euro. Da quello che appare nei documenti, per molti anni nella Curia sono stati presenti dei personaggi ambigui e incapaci. Si evidenzia il malaffare che in modo particolare” ha coltivato un dipendente della Curia. Questo “personaggio”, spiega ancora il prelato, “risulta in modo chiaro e provabile con le carte che abbia lavorato per se stesso istituendo un grande numero di società immobiliari, a noi ne risultano ben 28. Per la vita di queste società si è avvalso di conti correnti della Diocesi (ne risulterebbero quattro, in realtà da qualche altra fonte autorevole che ci giunge qui in Santa Sede forse sono otto)”. Inoltre, dalle visure camerali, emerge “la grande quantità di immobili che questo dipendente della Curia ha messo insieme. Ci si domanda come possa aver accumulato dal nulla tanti immobili”.
In questa prima parte dell’intervista, il prelato ripercorre quindi quanto già emerso nei mesi scorsi (qui articolo) aggiungendo qualche dettaglio. Il religioso parla poi del ruolo di monsignor Paglia, vescovo di Terni dal 2000 al 2012: “La grande riflessione che si sta facendo qui a Roma è questa: colui che era preposto a vigilare, ad accompagnare la sua diocesi dove stava? Cosa ha fatto? Ha vigilato a sufficienza? All’interno delle inchieste si dice che sia indagato il vescovo precedente monsignor Vincenzo Paglia”. Com’è noto, non ci sono conferme ufficiali sul fatto che Paglia sia indagato.
L’anonimo presule ricorda poi l’inchiesta relativa al Castello di San Girolamo per cui erano finite in manette tre persone (qui l’articolo). Infine spiega il motivo che lo ha portato a rilasciare questa intervista: “Ho deciso di parlare anche per fare giustizia su un fatto che è la resistenza che si manifesta verso e contro la riforma che Papa Francesco sta portando avanti, iniziata già con Papa Benedetto. E questo mi porta a parlare. Mi porta a parlare, anche se in modo velato, nascosto perché ho preso un’iniziativa personalmente, non mi sono consultato con i superiori. Credo che sia importante che si possa mettere in evidenza questa resistenza che ostacola il cammino della Chiesa in questo momento”.