L’inchiesta sulla Tav toscana che ha portato all’arresto domiciliare dell’ex presidente Italferr Maria Rita Lorenzetti e di altre 5 persone. In particolare dall’ordinanza di custodia cautelare continuano ad emergere intercettazioni telefoniche che coinvolgono dirigenti di primo piano del Partito Democratico. In una di queste i carabinieri hanno intercettato l’ex governatrice dell’Umbria in una conversazione con l’attuale presidente del Consiglio, Enrico Letta (all’epoca già vicesegretario del Pd). Tema della telefonata sono poltrone: la presidenza dell’Autorità dei Trasporti cui aspira proprio la “zarina” e le nomine nella stessa authority.
A settembre 2012 Lorenzetti telefona a Enrico Letta e lo accusa di essere responsabile di avergli fatto perdere il posto ambito. Il vicesegretario del Pd si giustifica: “Lì c’è un scontro dentro il Pdl, nel senso che dentro il Pdl mio zio, che difende De Lise a spada tratta, dice ‘muoia Sansone con tutti i filistei’, quindi se fate fuori De Lise saltano tutti”. Lorenzetti dal canto suo era convinta di essere sostenuta dalla senatrice Anna Finocchiaro (Pd). Letta allora afferma: “Ho l’impressione che ci sia stata un po’ di superficialità nella gestione della cosa. Io so per certo che siccome questa non è come l’Autorità della privacy che sono i partiti che si mettono d’accordo e fanno i nomi, questa è una nomina del Governo e io so per certo che il Governo non farà mai una terna tra virgolette politica”.
Letta racconta poi alla Lorenzetti che il Pd fece una ‘figuraccia’ con Mario Sebastiani, “nel senso che Sebastiani è venuto da noi, da me e da Bersani, dicendo ‘voi mi avete garantito, tirato fuori eccetera e adesso sento dire che salta l’operazione perché il Pd ha altri candidati’, perché dentro la commissione questo è quello che gli hanno detto”. Per spiegare questa confusione nell’assegnazione delle poltrone, Letta parla di una divisione nel Pdl, “rispetto a questa cosa è partito Vito Riggio”, presidente dell’Enac, “come un ossesso, immaginando di poter fare lui l’operazione questo per recuperare la presidenza”. ”Dopodiché – continua Letta riferendosi alle lamentele della Lorenzetti, che riteneva di essere sostenuta da Anna Finocchiaro ma ‘osteggiata’ proprio da Letta – io non so la tua cosa come sia nata. Dopodiché, diciamo, il meccanismo che si è messo in moto è stato quello di un forcing pesante, questo forcing a noi ha creato due ordini di problemi, il primo” la figuraccia con Sebastiani e ”per un altro verso, che è il tema più rilevante di cui questa cosa, l’ho detta ad Anna, ho l’impressione che ci sia stata un po’ di superficialità nella gestione della cosa”.
Da Palazzo Chigi. Ieri sera, in merito alle intercettazioni Lorenzetti-Letta, dagli ambienti di Palazzo Chigi hanno fornito questa versione dei fatti: “Non c’è bisogno di intercettazioni. E’ noto a tutti coloro che in quei giorni si occuparono della vicenda che Enrico Letta da vicesegretario del Pd si batté contro nomine politicizzate per una Authority che, invece, a suo avviso, doveva e deve avere una forte caratura tecnica”. In particolare, dalle stesse fonti si rimarca che Enrico Letta si pronunciò “contro la candidatura della Lorenzetti, così come contro quella di tutti coloro che avrebbero politicizzato l’Authority”.
Autosospesa. Lorenzetti giovedì si è autosospesa dal Partito Democratico. A rendere nota la decisione dell’ex presidente della Regione è stato il Pd dell’Umbria, in una nota in cui riferisce di aver “ricevuto per conoscenza la comunicazione di Maria Rita Lorenzetti alla Commissione nazionale di garanzia, nella quale comunica, avendo ricevuto un provvedimento cautelare, l’ausospensione da ogni carica politica e da ogni attività riferita al Partito democratico”. Il Pd, “nella convinzione che Maria Rita Lorenzetti saprà dimostrare la sua estraneità ai fatti che le vengono addebitati, apprezza la decisione presa, segno evidente di un senso di responsabilità verso il partito, che evidenzia una prassi non sempre scontata”.
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