Il sindaco Leopoldo Di Girolamo è indagato insieme ad altri 6 assessori, 20 consiglieri e un dirigente e il Movimento 5 Stelle chiede un passo indietro. In un comunicato il M5S traccia un bilancio fallimentare dell’attuale amministrazione e di quelle precedenti ed auspica che il primo cittadino e l’intera classe dirigente che tanti danni ha fatto alla città si allontani. Via Di Girolamo insieme a Brega, Raffaelli, Lorenzetti: politici accomunati dall’aver ricoperto ruoli importanti per la città di Terni ed essere stati poi coinvolti in indagini o processi.
Il comunicato del Movimento 5 Stelle Terni:
“Un giorno, Leopoldo di Girolamo, medico condotto, decise che fosse giunto il momento di occuparsi della cosa pubblica. Fu così senatore e deputato, ma nessuno se ne accorse. Fu poi persino sindaco di Terni. Quale primo cittadino, adottò la linea parlamentare: pochissimo impegno, molta resa politica. Cagionati innumerevoli danni, addirittura si ricandidò! Poi giunse la Magistratura e ne chiuse la stanca parabola.
Qualche anno prima, con un occhio attento al domani, fece a pezzi l’Università. Poi favorì l’Asl a Foligno e, a bocche cucite, consentì che Terni scadesse a terza città dell’Umbria. Nulla fece contro il degrado strutturale dell’Ospedale Santa Maria, ma tollerò che ingenti risorse necessarie al suo ammodernamento fossero devolute alla nascita di ospedali altrove in Umbria. Favorì gli amici (suoi) della Tassa Tevere-Nera, senza ingaggiare mai alcuna battaglia a vantaggio dei propri concittadini. Collaborò nello spegnere le luci su Papigno. Assistette inerte alla fine del Centro multimediale. Nel corso di un’estate osservò da lontano il fuoco aggredire Villa Palma, bene pubblico vincolato, senza mai pretenderne dalla Banca proprietaria l’immediato restauro: gli accordò comunque mc 40.000 di cemento. Fu equo: lasciò andare in rovina anche i beni comunali, da Colle dell’Oro alla Passeggiata, con un totale disinteresse per il verde pubblico. Conscio che il silenzio è d’oro e la parola d’argento, lasciò poi disattivare le centraline ambientali, come a Prisciano e Maratta, finché il Movimento Cinque Stelle non denunciò pubblicamente il misfatto e i rischi per la salute.
Nessun medico si comporterebbe in questo modo, ma del resto quale medico, quale politico, quale ternano sarebbe così determinato nel chiudere frettolosamente l’Isrim, il Bic, il Consorzio Aree Industriali? E chi avrebbe usato tanta fermezza nello sprangare per anni il Teatro Verdi, senza un credibile progetto di rilancio? Forse egli ha pensato che, a furia di chiudere tutto, non vi sarebbero stati più spettatori.
Eppure, in quel tempo, qualcuno poteva ancora andare a teatro. I suoi ricchi amici di partito, ad esempio, difesi sempre a spada tratta, anche quando lottizzavano primariati, direttori generali, aziende pubbliche.
Appoggiati pure quando finivano in Tribunale: Di Girolamo infatti evitò di costituire il Comune parte civile nei processi aperti contro la dirigenza ASM, contro l’ex sindaco Paolo Raffaelli, contro Eros Brega. Fu possibile schivare le molteplici istanze di giustizia che salivano dalla città fin quando non intervenne la Magistratura, chiedendo vent’anni dopo Tangentopoli direttamente conto a sindaco e compagni di partito delle proprie condotte, avvisandoli di reati presunti davvero gravi per chi rivesta cariche pubbliche e che ora potrebbero costare agli interessati pene cumulate per 224 anni di carcere!
Il sindaco dichiara di aver fiducia nella giustizia: anche noi. Siamo infatti convinti che molto resti da indagare, dall’urbanistica all’edilizia, dai bandi di gara alle consulenze: nessuno provi a insabbiare.
Come Movimento Cinque Stelle esigiamo adesso un doveroso passo indietro da questo sindaco, la cui candidatura è ipotecata dagli Uffici giudiziari. Esigiamo l’allontanamento di una classe politica senza soluzione di continuità dalla Lorenzetti a Raffaelli, da Brega a Di Girolamo, autori di danni senza precedenti all’immagine della città e dell’Umbria. Un caso esclusivamente giudiziario, originato da una nomenclatura senza idealità, senza mordente, senza prospettive, volta a difendere il proprio microscopico orticello anziché avere quell’ampio respiro e quell’amore per Terni che solo consentirebbe di attrarre nella Conca nuove attività produttive, riconvertendo parte di quelle vecchie, evitando a giovani e meno giovani di emigrare lontano mentre la città si ripiega su stessa, uccisa da una questione morale mai veramente affrontata”.