Polo chimico ternano al secondo posto tra progetti finanziati da Governo, 48 milioni di euro
Nell’ambito dell’incontro sul tema “Le Politiche per la Ricerca e Innovazione e la Specializzazione Intelligente dei territori per la nuova programmazione dei Fondi Strutturali” che si è svolto a Roma, alla presenza del ministro Francesco Profumo e del ministro Fabrizio Barca, cui ha preso parte anche la Presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, è arrivata la comunicazione ufficiale: il progetto “Chimica verde” presentato dalla Regione Umbria, teso a sviluppare nell’area di Terni un polo nazionale per la chimica verde dei materiali, si è classificato secondo tra gli 8 progetti che saranno finanziati dal Governo nell’ambito dei Cluster tecnologici nazionali. Come si sa, il progetto del Cluster vede come capofila Novamont, con riferimento all’unità produttiva che dovrebbe sorgere proprio all’interno Polo chimico di Terni. Le altre imprese umbre che partecipano sono Tarkett, Meraklon, Treofan, nonché il Polo dei materiali Speciali. Il progetto ottiene un finanziamento complessivo di 48 milioni di euro (per l’esattezza 47.998.099,00 euro) che sarà erogato in maggior parte nella forma di credito agevolato e in minor parte nella forma di contributo diretto. Si tratta del finanziamento più elevato tra gli 8 progetti ammessi (qui il decreto ministeriale e la graduatoria).
Si tratta di un risultato importante e quasi insperato dopo i tanti proclami e le altrettante retromarce da parte del Governo e soprattutto del ministro dell’Ambiente Corrado Clini e di quello dello Sviluppo economico Corrado Passera. Indimenticabile la mossa con cui quest’ultimo, in una notte, fece sparire dal decreto milleproroghe le norme che, stabilendo i parametri di dissolvenza nell’ambiente degli shopper, impongono l’utilizzo di sacchetti biodegradabili (core business di Novamont). Una mossa che strizzava l’occhio alle lobby della plastica e comprometteva qualunque progetto di polo chimico ternano (qui l’articolo).
In molti su questo punto avevano chiesto un passo indietro ma prima che la vicenda dei bioshop trovasse una definitiva soluzione, sarebbe dovuta andare in scena qualche altro ambiguo episodio. Re del doppio gioco il ministro Corrado Clini che sul Polo chimico ha realizzato un’oscura quanto memorabile sceneggiata. Il 7 marzo scorso il ministro fece visita a Terni e, di fronte a rappresentanti di istituzioni locali, valutò la creazione del polo chimico come “un’operazione virtuosa” per la quale garantiva il proprio sostegno. Nelle stesse ore, in contemporanea con il comizio di Clini, nelle stanze di Montecitorio il sottosegretario all’Ambiente Tullio Fanelli (delegato per ogni funzione da Clini) dava parere favorevole a far slittare l’obbligatorietà dei bioshop: di nuovo uno sgambetto al polo chimico ternano (qui l’articolo sul doppio gioco del ministro).
Infine lo scorso maggio, dopo che vari esponenti del Governo avevano continuato a benedire la nascita del polo e il progetto della Regione Umbria, era arrivata un’altra doccia gelata: quel distretto tecnologico, così come pensato dalle istituzioni locali, non era ammissibile ai finanziamenti governativi (qui l’articolo). E’ stato quindi necessario rivedere il progetto che, infine, come comunicato ieri, è stato accolto a pieni voti.
“L’ottimo risultato ottenuto dal progetto – ha dichiarato la presidente Marini – attesta la qualità scientifica e tecnologica dello stesso e costituisce un motivo di particolare soddisfazione per l’Umbria, che è la Regione di riferimento del Cluster, consentendo di guardare con maggior ottimismo alla riconversione e rilancio del Polo chimico ternano che nelle linee programmatiche della Regione, dovrebbe appunto riconvertirsi in direzione dello sviluppo di un settore produttivo promettente come quello della chimica da materie prime rinnovabili, secondo un modello di economia di sistema tipo della green economy”.
Per la presidente Marini “sviluppare sul territorio capacità elevate di ricerca applicata e le relative connessioni con il mondo della produzione rappresenta infatti una sfida ineludibile per poter guardare con maggior fiducia al futuro e superare le criticità che la nostra regione vive in relazione ai processi di globalizzazione ed alle conseguenze della crisi economica epocale che stiamo vivendo. Tutte le evidenze mostrano infatti che la crisi ha colpito meno laddove i sistemi produttivi mostrano maggiori capacità innovative e maggior collegamento con i mercati internazionali e le reti lunghe del sapere e della ricerca”.
Ora si spera che abbiano fine gli sgambetti del Governo, che le istituzioni locali non si incartino nei soliti bassi giochi di potere e che arrivi in fretta l’agognato via libera da parte di Basell.