Provincia di Terni, indagine assunzioni, telefoni e mobbing: mezza Giunta nei guai. Le intercettazioni

Si comincia a delineare l’inchiesta che riguarda i vertici della Provincia di Terni e comincia ad assumere i contorni di uno scandalo, emergono particolari, spuntano intercettazioni ambientali e telefoniche. Conversazioni registrate ed altri elementi raccolti dalla Procura della Repubblica mettono nei guai quasi tutti i membri della Giunta (il presidente Feliciano Polli e molti assessori), alcuni dirigenti e funzionari: in totale 21 persone. Il cuore dell’indagine del pm Elisabetta Massini riguarda assunzioni a tempo indeterminato di 17 precari che sarebbero avvenute senza il rispetto delle normative. Alcuni indagati dovranno rispondere anche di uso privato del telefonino di lavoro, di mobbing nei confronti di 4 dipendenti e di aver fatto fare da autista personale ad alcuni agenti della Polizia della Provincia.

Assunzioni. Tra presidente, assessori e dirigenti, sono 11 le persone che devono rispondere di abuso di ufficio (e 3 di loro anche di falso ideologico) per aver aggirato la legge Finanziaria del 2007 e assunto personale irregolarmente. In particolare, senza alcun concorso pubblico ma semplicemente attraverso una delibera del 3 dicembre 2009, sarebbero stati stabilizzati 17 precari: assunti a tempo indeterminato. Precari che fino a quel momento avevano avuti contratti co.co.pro. che hanno invece raggiunto l’agognato posto fisso.

Non ci sarebbe stata alcuna mazzetta: per la Procura si tratterebbe di clientelismo; assunzioni volte ad ottenere o consolidare consenso elettorale. Tra i 17 beneficiari delle assunzioni a tempo indeterminato, secondo indiscrezioni riportate dal Corriere dell’Umbria, ci sarebbe almeno un dirigente del Pd e un delegato della Cgil.

Mobbing. “Quella è una spia e deve pagarla” e “la facciamo trasferire, così se la pianta” sono due delle eloquenti frasi che sarebbero state pronunciate da Polli e intercettate dagli inquirenti. A finire indagati per mobbing: il presidente, alcuni assessori e dirigenti che avrebbero vessato sul luogo di lavoro 4 dipendenti.

Oltre alla parole di Polli ci sarebbero altre intercettazioni nelle quali un assessore consiglierebbe ad una della 4 presunte vittime di “non frequentare certe persone” e andare “dal direttore generale a chiedere perdono”.

Le presunte vittime sarebbero finite nel mirino dei vertici di Palazzo Bazzani poiché avrebbero manifestato la propria contrarietà alla stabilizzazione dei precari, ritenuta da loro irregolare. Inoltre le vessazioni sarebbero cominciate anche a seguito del rifiuto da parte dei 4 dipendenti di apporre il visto di regolarità tecnica in delibere illegittime.

Contro uno dei responsabili dell’ufficio tecnico le vessazioni sarebbero iniziate dopo che questo si sarebbe rifiutato di autorizzare l’assegnazione, al presidente Polli e a due assessori, di schede sim dati M2M: schede sim che sarebbero state richieste per poter raggiungere siti non navigabili nella rete aziendale della Provincia (soprattutto social network come Facebook e Twitter). Insomma, se tale accusa dovesse trovare conferma in sede processuale, significherebbe che alcuni membri della Giunta della Provincia di Terni, avrebbero commesso reati pur di non staccarsi da Facebook.

Telefoni. Sono almeno 4 le persone accusate di peculato per aver fatto un uso privato del telefonino di lavoro. Tra loro c’è il presidente Polli a cui sarebbero contestate 383 telefonate nel periodo che va dal 24 gennaio al 10 marzo 2011. Praticamente quasi 9 chiamate private al giorno che il Presidente avrebbe messo in conto ai cittadini. Tra quelle contestate ce ne sarebbero anche due dirette all’estero, sempre di natura privata, ma effettuate da un’altra persona a cui Polli avrebbe consentito di usare il proprio telefonino di lavoro.

Le altre 3 persone accusate di peculato sono un assessore e due dirigenti. In totale, i quattro indagati, in un periodo di circa un mese e mezzo, avrebbero effettuato oltre 800 chiamate di natura privata con i propri cellulari di lavoro.

Poliziotto come autista. L’assessore Filippo Beco è accusato di peculato per un ulteriore comportamento: diverse volte avrebbe impiegato agenti della Polizia della Provincia come autisti personali, distraendoli dai propri compiti e servizi.

Difesa della Provincia. Già tre giorni fa, quando ancora non erano noti i dettagli dell’indagine, palazzo Bazzani aveva respinto tutte le accuse (qui l’articolo).

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