A causa di un disguido che ha riguardato diversi Comuni italiani, i moduli sono arrivati soltanto venerdì pomeriggio. Da domani però anche a Terni sarà possibile firmare per il referendum “per l’abolizione dei privilegi dei politici italiani”. Per farlo c’è tempo fino al 27 luglio.
A COSA SERVE LA FIRMA. Per poter essere proposto, un referendum deve essere sottoscritto da almeno 500 mila elettori. La Corte di cassazione procede poi al controllo di regolarità (si tratta di un controllo di forma), mentre la Corte costituzionale procede al controllo di ammissibilità, stabilendo quindi se il referendum potrà essere effettivamente sottoposto agli elettori o se vada invece respinto (come accaduto recentemente per il referendum per l’abrogazione della attuale legge elettorale). Le firme servono quindi per richiedere di poter sottoporre il referendum agli italiani.
CHI PROMUOVE IL REFERENDUM. Il referendum è proposto da Unione Popolare, un partito poco noto nato nel 2010 per iniziativa di alcuni esponenti politici fuoriusciti dall’Udc di Pier Ferdinando Casini. Leader del partito è Maria Di Prato, negli anni ’90 membro della Democrazia Cristiana e poi “responsabile del merito” dell’Udc fino all’abbandono e all’avvio dell’attuale formazione politica. Nel 2011 ha promosso un referendum per abolire l’attuale legge elettorale, il così detto porcellum. Quesito referendario respinto dalla Corte Costituzionale.
COSA CHIEDE IL REFERENDUM. Sono tre i quesiti che Unione Popolare vuole sottoporre agli elettori italiani.
– Il principale, che in questi giorni è al centro dell’attenzione dei cittadini stanchi della politica, è quello relativo al taglio dello stipendio dei parlamentari. In particolare l’obiettivo è abolire la “diaria”, cioè l’articolo 2 della 1261 del 1965, la legge che regola i compensi dei parlamentari. La diaria altro non sono che 3.500 euro di rimborso spese al mese, che spettano ai parlamentari per vivere a Roma (ma lo incassa anche chi risulta già residente nella capitale).
– Il secondo quesito proposto tende all’abrogazione del finanziamento pubblico ai partiti. Ancor più delle indennità dei parlamentari, tale finanziamento rappresenta un vero salasso per i contribuenti cittadini: circa 200 milioni di euro ogni anno finiscono nelle casse dei partiti. Questo nonostante un referendum popolare negli anni 90 avesse già abrogato tale finanziamento, trasformato poi dai parlamentari in “rimborsi elettorali”. Una trovata geniale della casta per appropriarsi di ancor più risorse pubbliche.
– Con il terzo quesito si chiede l’abrogazione delle provvidenze pubbliche per l’editoria. Il finanziamento pubblico ai giornali e alle emittenti radio e tv è infatti spesso solo un altro modo che la classe politica attua per appropriarsi dei soldi degli italiani e mantenere clientele e distribuire risorse ad amici di amici. Come spiegano i promotori, “questa proposta non vuole rappresentare l’eliminazione dell’aiuto alle attività imprenditoriali nel campo dell’editoria ma vuole evitare l’enorme spreco di denaro pubblico destinato ad aziende editoriali nate appositamente per usufruire di queste provvidenze, con un enorme spreco di denaro pubblico”. Il riferimento è anche a quanto portato alla luce dal Corriere della Sera qualche settimana fa: sei radio locali, tra cui Radio Galileo, che in qualità di organi di partito percepiscono ogni anno milioni di euro di finanziamento pubblico. L’auspicio dei promotori è invece che “dopo l’abrogazione di questa legge, ne venga approvata una che possa realmente predisporre provvidenze pubbliche per quelle attività editoriali che, effettivamente svolgono una funzione collettiva di informazione, sulla base non del numero di copie stampate e quindi sul volume di carta utilizzata ma sul numero di copie effettivamente vendute”.
DOVE FIRMARE. E’ possibile firmare presso gli uffici della segreteria generale del Comune di Terni, al secondo piano di palazzo Spada, dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 12, il martedì e il giovedì dalle 15 alle 17.
LA CASTA SI SALVA ANCORA? Secondo la normativa che regola l’organizzazione dei referendum, le firme raccolte fino ad oggi e quelle che verranno raccolte da qui a settembre, si riveleranno inutilizzabili, quindi inutili. Nel 2013 finirà infatti l’attuale legislatura (cioè si andrà nuovamente alle elezioni) e la legge prevede che nel corso dell’anno precedente, il 2012, non è possibile presentare una richiesta di referendum. Le firme sono valide solo per tre mesi, quindi tutte quelle raccolte prima di settembre 2012 scadranno prima del gennaio 2013, il primo mese in cui sarà possibile depositarle in Cassazione.
Tale norma sembra però essere stata recepita solo a metà da parte dei promotori del referendum che nella home page del proprio sito in cui illustrano il referendum e i motivi, scrivono: “Gentile italiano/a è giusto avvisarti che, per legge e non per nostra volontà, la raccolta firme in originale tramite banchetti (obbligatoria anch’essa per legge) per questo referendum si potrà svolgere solo nel 2013. Ma noi abbiamo pensato di iniziare con ampio anticipo perchè ci rivolgiamo ai cittadini e a nessuna bandiera o partito politico in particolare. Se arriveranno ben vengano. Rivolgendosi quindi ai cittadini e non avendo milioni di euro disponibili, partiamo oggi per poter avere tempo di organizzarci. Del resto, se vogliamo fermare gli sprechi della politica italiana, l’unico mezzo è il referendum. Non ci sono altri mezzi. Grazie e confidiamo in una tua collaborazione nella diffusione di questa iniziativa e siamo aperti a qualunque forma di collaborazione”.
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