Riordino province, tiepide aperture di Spoleto e Foligno. Cgil: ”Riequilibrio indispensabile”
Per la Cgil Umbria la Provincia di Terni non deve essere cancellata ma si deve procedere al riordino istituzionale. Il segretario generale della Cgil dell’Umbria, Mario Bravi, “Pensiamo che l’Umbria – ha detto il segretario generale Cgil Umbria, Mario Bravi – in un momento di forte crisi economica, debba dare pari dignità a tutti i territori e per questo debba continuare a basarsi su due province. Bisogna quindi riaffermare l’esigenza di un percorso di riordino all’interno del quale si sviluppi una discussione senza campanilismi, scartando ogni tentativo localistico e di corto respiro. Tra l’altro la Cgil non è nuova a questa discussione, già 11 anni fa abbiamo dato indicazioni simili”.
Secondo il segretario generale Cgil Terni, Attilio Romanelli, “l’Umbria con una sola provincia non si reggerebbe istituzionalmente e politicamente, il tema del riordino dei territori è quindi fondamentale”. “Per questo – ha aggiunto – serve un’azione propositiva che coinvolga il mondo politico, sindacale e sociale. Non è una difesa delle istituzioni ma del sistema che garantisce una governance attiva, se viene meno questa attenzione è una debolezza in più per tutta la Regione”.
La proposta fatta dalla Cgil – ha spiegato la segretaria regionale Lucia Rossi – è quella di riproporre a livello istituzionale le linee della riforma sanitaria in tema di Asl, portando con Terni i territori di Foligno e Spoleto. Il sindacato definisce invece “poco credibile” altre ipotesi fatte, come quella di includere Città della Pieve alla Provincia. “Bisogna però fare presto – ha aggiunto la Rossi -. Nel giro di due mesi deve essere portata a termine una discussione che non è stata fatta in 20 anni. La scadenza fissata dal Governo è per fine ottobre e per questo abbiamo chiesto, insieme a Cisl e Uil, un incontro a Cal, Anci e Regione, per avviare subito il ragionamento”.
In merito alle posizioni contrarie a un’eventuale annessione alla provincia di Terni già espresse da alcuni sindaci del Perugino, Romanelli, Bravi e la Rossi hanno spiegato che “al di là delle prime dichiarazioni di questo o quel sindaco, che non bisogna prendere come oro colato perché sono state fatte in una fase di posizionamento tattico, le condizioni per un riordino esistono. Ogni altra soluzione, come quella di una provincia per una sola regione, non può esistere”.
Nel frattempo però, i “no” a Terni cominciano a piovere e non si tratta solo di piccoli Comuni: https://ternioggi.it/riordino-province-alcuni-sindaci-umbri-dicono-no-a-todi-un-referendum-anti-terni