Il gruppo Norda rinuncia all’acquisto di Sangemini e per l’azienda ternana di acque minerali è ora vicino lo spettro del fallimento. La rinuncia da parte di Norda è stata ufficializzata oggi dalle Rsu di fabbrica e i rappresentanti sindacali di Flai-Cgil, Fai-Cisl e Uila-Uil nel corso di un incontro che si è tenuto a Perugia, presso l’assessorato regionale allo Sviluppo economico. Presenti, oltre all’assessore regionale Vincenzo Riommi, anche i vertici della Sangemini, tra cui il direttore generale Giuseppe Guerra.
Immediata la reazione dei sindacati che per domani hanno proclamato uno sciopero di 8 ore e contemporaneamente organizzato un presidio davanti ai cancelli dello stabilimento, dalle 10 alle 14 e una conferenza stampa. Non vengono inoltre escluse altre iniziative di protesta.
Secondo una nota dei sindacati “le vicende finanziarie hanno condizionato negativamente l’esito della trattativa, compromettendo il futuro del gruppo stesso e in modo particolare il futuro dei 136 lavoratori”. Le organizzazioni esprimono quindi “forte preoccupazione” e chiedono in modo particolare al sistema bancario “un impegno fattivo per individuare una soluzione e un piano industriale che garantiscano continuità produttiva e mantengano i livelli occupazionali”.
Il gruppo Sangemini nei mesi scorsi ha avuto accesso alla procedura di concordato preventivo. La proroga di 60 giorni concessa dal tribunale di Terni proprio per completare la vendita al gruppo Norda, ora sfumata, scadrà il 24 settembre. Per quella data, se non sarà trovata una soluzione, il fallimento sembra dietro l’angolo.
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