Terni, caso Radio Galileo, la Procura indaga per truffa aggravata. M5S scrive a Grasso
Il caso è emerso a maggio 2012 con un articolo del Corriere della Sera (qui l’articolo con tutti i link sulla vicenda), ha conosciuto un importante sviluppo ad aprile 2014 con un’interrogazione parlamentare del Movimento 5 Stelle, cui ha fatto seguito l’indagine della Corte dei conti secondo cui l’emittente radiofonica ha percepito indebitamente 3,6 milioni di euro ed ha accusato 13 persone tra cui Di Girolamo, Verini e Trappolino. E’ poi trapelata la notizia dell’interessamento della Procura della Repubblica di Terni ed infine queste ultime voci che parlano di un fascicolo in cui viene ipotizzata la truffa aggravata.
Secondo Il Messaggero, l’indagine penale riguarderebbe il sindaco di Terni, Leopoldo Di Girolamo (fondatore di Cittaperta nel 2004 e primo parlamentare a richiedere i fondi pubblici per Radio Galileo), il deputato del Pd Walter Verini e l’ex parlamentare e segretario provinciale del Pd Carlo Emanuele Trappolino (che hanno sostituito Di Girolamo come parlamentari rappresentanti di Cittaperta presentando le richieste di finanziamento dopo che Di Girolamo era diventato sindaco di Terni e si era dimesso dal Senato).
Coinvolti inoltre i vertici di Radio Galileo e di Cittaperta. Per quanto riguarda l’emittente radiofonica, ci sarebbe il presidente Franco Allegretti, il vice presidente Giorgio Brighi, i consiglieri Federico Allegretti (figlio di Franco), Matteo Allegretti (figlio di Franco), Ambra Rosati (moglie di Franco Allegretti), Mara Baldassarri (moglie di Giorgio Brighi). Per quanto riguarda Cittaperta, ci sarebbe Giorgio Di Pietro (ex presidente), Alberto Bersani (attuale presidente) e Sergio Barbaccia (tesoriere).
La questione non è finita qui perché il senatore del Movimento 5 Stelle, Stefano Lucidi, ha inviato una nota informativa sia al Presidente del Senato, Piero Grasso, che ai senatori Questori per chiedere una verifica delle procedure che hanno permesso a Radio Galileo di percepire i finanziamenti pubblici “anche alla luce dei recenti aggiornamenti a seguito dei 13 inviti a dedurre a persone coinvolte”, “e sopratutto per la notizia che l’accusa si starebbe trasformando in truffa aggravata”.
“La nota – spiega un comunicato di Lucidi e del M5S Terni – si rende necessaria perché pare evidente che, tale fatto, pone il Senato in una posizione di rilievo, non già perché coinvolto direttamente, bensì perché chiamato in causa a livello procedurale. Si chiede infatti di verificare se queste procedure siano in essere tuttora e se vi siano delle fattispecie simili, non solo legate al mondo dell’editoria dunque, che permettano cioè l’attribuzione di fondi in maniera automatica senza un avallo preventivo delle commissioni o senza eventuali giustificazioni”.
“Ricordiamo infatti – prosegue il comunicato – che per accedere ai contributi pubblici, sarebbe sufficiente la firma di uno o due parlamentari che dichiarino di rappresentare un movimento politico legato all’emittente radiofonica beneficiaria. In particolare con semplici firme sono stati attribuiti a varie emittenti circa 60 milioni di euro nel periodo 2004-2009. Per questi fatti era già stata depositata una interrogazione al Senato con atto: n. 4-02112”.