I 32 dipendenti dell’Isrim da 4 mesi sono senza stipendio, senza ammortizzatori sociali e senza alcuna garanzia sul proprio futuro occupazionale. Da Regione Umbria, Provincia e Comune di Terni che erano i soci di maggioranza e che un mese fa ne hanno sancito la messa in liquidazione, non arriva alcuna tutela, nessun aiuto, nessuna prospettiva. I ricercatori accusano anzi di essere stati invitati a continuare a lavorare gratis, in una struttura priva di riscaldamenti, e a prendere un prestito tramite la Gepafin (prestito su cui dovranno pagare gli interessi).
Nonostante tutto i lavoratori mantengono toni pacati ma chiedono un incontro al sindaco, agli assessori e al Consiglio comunale. Chiedono l’attivazione di un fondo di solidarietà e di dar seguito alle promesse di salvaguardia dell’Istituto di ricerca con sede a Pentima.
La lettera aperta dei 32 lavoratori dell’Isrim, indirizzata al sindaco, agli assessori, al presidente del Consiglio e ai consiglieri del Comune di Terni:
“Nel vostro ruolo di Soci dell’ISRIM avete votato, in data 28/10/13 la messa in liquidazione dell’Istituto evidentemente informati e consapevoli del fatto che, con tale decisione, non solo mettevate fine all’attività di ricerca, sviluppo e servizi dell’Istituto ma lasciavate nella totale incertezza per il futuro i 32 dipendenti (ricercatori, tecnici, personale amministrativo e collaboratori).
Da tale data è passato circa un mese e riteniamo più che opportuno darvi aggiornamenti in merito agli sviluppi e alle conseguenze di quella decisione:
1) allo scopo di dare continuità alle attività dell’Istituto, il personale ha continuato a lavorare con regolarità anche dopo la vostra votazione per la messa in liquidazione dell’Istituto, nonostante il fatto che, con novembre, si sia arrivati al quarto mese totalmente senza stipendio e già economicamente provati da mesi di cigd e dal contratto di solidarietà fortemente penalizzante (senza aver ancora ricevuto il contributo ministeriale);
2) ad oggi non è stato ancora attivato alcun tipo di ammortizzatore sociale che possa dare ai lavoratori garanzie minime di sussistenza per il prossimo periodo; l’unico suggerimento che ci è stato dato per sopperire, almeno in parte, al mancato pagamento degli stipendi arretrati è quello di richiederne un anticipo in banca in convenzione con GEPAFIN, fermo restando che tale anticipo risulta essere un vero e proprio prestito da restituire alla banca in 24 mesi e maggiorato degli interessi!!
3) proprio in questi giorni ai lavoratori è stato chiesto di fare ulteriori sacrifici, che significa continuare ancora a lavorare senza remunerazione e in condizioni assolutamente disagiate (attualmente siamo senza riscaldamento con circa 10°C nei laboratori e negli uffici), per non perdere le commesse in essere e rendere così “appetibile” a potenziali compratori privati alcuni rami di attività dell’istituto per eventuali sviluppi futuri: a tutto il personale è stato chiesto il sacrificio ma al tempo stesso a nessuno è stato garantito un futuro.
La situazione è diventata ormai insostenibile per le famiglie dei lavoratori, alcune delle quali monoreddito e quindi completamente dipendenti da questo lavoro per la propria sussistenza.
Per questo chiediamo a Voi soci:
1) un atto di responsabilità da tradursi nell’attivazione immediata di un fondo di solidarietà a favore del personale che possa sopperire almeno in parte alla mancata erogazione degli stipendi pregressi;
2) di utilizzare tutti gli strumenti di incentivazione allo sviluppo del territorio previsti nel DAP 2013-2015 (es. sostegno dei programmi di R&S delle imprese aderenti ai Poli di innovazione);
3) di rispettare l’impegno da Voi preso nei confronti dell’ISRIM (dichiarazione di intenti scritta e firmata da tutte le parti politiche presenti in Consiglio) a seguire da vicino le sempre più tormentate vicende dell’Istituto e ad intervenire affinché non vengano meno le promesse fatte dalla Presidente Marini, in risposta al nostro sollecito di luglio, che diceva testualmente: ”Sarà mia cura, a proposito della situazione Isrim assicurare che, oltre alla non più procrastinabile azione di risanamento, possa essere assicurata un’iniziativa parallela volta all’individuazione di un percorso che non disperda un patrimonio di conoscenze e di professionalità”;
4) data l’urgenza della situazione e certi che il nostro appello non resterà inascoltato chiediamo prima possibile un incontro per discutere delle criticità sopra esposte”.
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