La sensazione è che i giochi siano già stati fatti e le decisioni già prese da tempo ma scoppia comunque una polemica sull’inceneritore di Maratta. L’impianto attualmente può bruciare solo pulper di cartiera ma nei giorni scorsi, a poche ore dalla conclusione delle elezioni, il gestore Aria-Acea ha fatto richiesta per essere autorizzato a bruciare anche i rifiuti (qui l’articolo). Immediate le proteste del Comitato No Inceneritori Terni cui ha fatto seguito quella del Movimento 5 Stelle. Ora arriva la contrarietà di altri esponenti politici tra cui Enrico Melasecche, il Partito della rifondazione comunista (entrambi attaccano Franco Mangialardi) e il consigliere regionale Alfredo De Sio. C’è poi un nuovo intervento del Comitato No Inceneritori.
MELASECCHE Il consigliere comunale Enrico Melasecche dice “no” all’incenerimento dei rifiuti e attacca Franco Mangialardi, promotore della lista civica Il Giacinto che alle ultime elezioni sosteneva il sindaco Di Girolamo. Il comunicato di Melasecche:
“Per chiunque ha vissuto in prima linea la storia di Terni degli ultimi vent’anni ha ben presente il significato di alcuni riferimenti. Un nome: un garanzia. Franco Mangialardi da Nusco, braccio destro di Agarini nell’avventura ternana dell’inceneritore Terni Ena, ma anche nel fallimento del Centro Multimediale, grand commis nella Ternana che doveva andare in A (ma finì in C) ha appoggiato con esito non proprio brillante Di Girolamo con una lista dal nome ecologico “Il Giacinto”, sottotitolo “profumo di popolo” il cui odore di rifiuti, di discariche e quant’altro di simile si avvertiva da molto lontano.
Ebbene con Cavicchioli Presidente della Provincia e Raffaelli Sindaco di Terni ottennero nottetempo la procedura semplificata per bruciare pulper di cartiera, rifiuto industriale pericoloso, al posto delle biomasse vergini nell’inceneritore Terni-Ena. Oggi la storia si ripete con le opportune varianti.
Sindaco di Roma non è più Veltroni ma Marino, socio di maggioranza di ACEA, per cui, dopo aver ottenuto da questa sinistra regionale, provinciale, comunale, la riaccensione dei due inceneritori si tenta il terzo colpo gobbo, quello di bruciare rifiuti urbani in mezzo alla Conca.
Sulle responsabilità politiche della riaccensione Di Girolamo ha ben evitato di rispondere ad una mia precedente interrogazione, ma alla seconda che sto presentando, non potrà più svicolare. Perchè il Comune ha consentito quelle riaccensioni? Quali interessi ha tutelato? Quelli forti che dettano legge delle cooperative che fanno trasporti e gestione rifiuti oppure quelli delle famiglie e delle imprese, dei giovani e delle speranze di futuro?
Oggi quindi questo colpo di teatro, immediatamente successivo alla rielezione di Di Girolamo (alle coincidenze noi non crediamo più!!!) pone un problema ineludibile. Chiediamo una immediata presa di posizione del Sindaco che, senza tentennamenti ed equivoci, si faccia garante anche per Polli in dismissione, nel negare qualsiasi possibilità di utilizzare l’inceneritore di ACEA per bruciare rifiuti di qualsiasi tipo.
Il nostro territorio, a differenza di quanto sosteneva l’ineffabile eterno sostenitore Mangialardi, non ha bisogno di tali impianti che portano nocumento grave all’attrattività di Terni, emettono inquinanti anche se nei limiti consentiti, aumentano il traffico pesante di autotreni, in termini di occupazione danno lavoro a pochissime unità. Il bilancio della loro presenza è assolutamente negativo.
Noi diciamo un no secco. Risponda Di Girolamo, senza perifrasi alla nostra interrogazione possibilmente prima che di soppiatto qualcuno assegni l’autorizzazione richiesta perchè si scatenerebbe…un indicibile pandemonio”.
RIFONDANZIONE COMUNISTA Il Prc di Terni in un comunicato si oppone alla possibilità di far bruciare rifiuti all’inceneritore di Maratta e attacca Franco Mangialardi. Il comunicato del Prc:
“L’istanza presentata da Aria SpA, società del Gruppo Acea, per ottenere l’autorizzazione a bruciare altri rifiuti oltre al pulper, presso l’inceneritore di sua proprietà collocato a Maratta, rappresenta un atto di estrema gravità per il futuro della gestione del ciclo dei rifiuti nella nostra regione, che rischia di fare carta straccia dell’impegno a non incenerire i rifiuti urbani prodotti nel territorio, sancito,a fine 2012, dalla modifica del Piano d’Ambito dell’ATI 4.
Dopo il voto del Consiglio regionale in favore della produzione del combustibile derivante dai rifiuti (CSS),nel Febbraio di quest’anno, e dopo la richiesta del 25 Marzo scorso da parte del Sindaco Di Girolamo, in qualità di Presidente del CAL, di differire il raggiungimento dell’obiettivo del 65% di raccolta differenziata dal 2015 al 2020, siamo di fronte ad una nuova, inaccettabile smentita del percorso fatto in questi anni per il superamento della stagione dell’incenerimento a Terni ed in Umbria e per l’adozione della strategia “Rifiuti Zero”.
La richiesta avanzata da Aria-Acea risulta ancor più paradossale se si considera che il Comune di Terni, appena un anno fa, in occasione della Valutazione Ambientale Strategia in merito al Piano Regionale per la Qualità dell’Aria, esprimeva il proprio impegno ad opporsi al rinnovo delle autorizzazioni per impianti,come gli inceneritori,giudicati estranei alle attività produttive locali, nonché a chiederne la loro delocalizzazione.
Questi fatti rivelano la profonda ambiguità alla base del “nuovo corso” del centrosinistra locale,che si appresta a governare la città, svelando al contempo la ragion d’essere di molte delle liste che ne fanno parte. E’ il caso de “Il Giacinto” e del ruolo che si accinge ad esercitare il suo ispiratore, Franco Mangialardi, ex braccio destro di Luigi Agarini e, con questi, protagonista della sciagurata avventura imprenditoriale di TAD Energia Ambiente, fino al 2006 proprietaria dell’inceneritore in cui oggi si vogliono tornare a bruciare i rifiuti.
Un discorso a parte merita anche la lista “Progetto Terni”, il cui impegno programmatico (presente come “opzione” anche nel progetto per la città del Sindaco Di Girolamo), è lo “sviluppo della ASM mediante quotazione in Borsa”.
È bene ricordare che il servizio di gestione integrata dei rifiuti solidi urbani ed assimilati della provincia ternana, che ha visto presentarsi alla gara la sola cordata capitanata da ASM, risulta ad oggi non ancora affidato. Malgrado l’urgenza,visti i bassi risultati della raccolta differenziata,si passa da un rinvio all’altro.
Uno scenario che veda, nei prossimi mesi, l’affidamento del servizio, previa finanziarizzazione dell’ASM, magari con una partecipazione azionaria da parte di Aria-Acea ed il conferimento di ruoli dirigenziali alle figure ispiratrici di tali scelte nella gestione dell’inceneritore di Maratta, opportunamente autorizzato a bruciare i CSS, è tutta’altro che improbabile. Esso disegna un’unica, complessa trama, dalla quale esce dalla porta di servizio la speranza di una politica al servizio della città, in favore dei lobbisti di turno.
Non è un caso che l’istanza per la modifica dell’AIA sia stata presentata da Aria-Acea il giorno dopo i ballottaggi; una scelta dovuta non solo all’esigenza politica di non turbare i delicati equilibri del centrosinistra ternano, ma forse legata anche all’esito del ballottaggio nel Comune di Gubbio, dove sembra chiudersi la porta all’utilizzo dei cementifici per l’incenerimento dei rifiuti.
Questi sviluppi confermano la giustezza della scelta del Partito della Rifondazione Comunista di Terni di non sostenere la coalizione di centrosinistra locale, dove le ragioni della riconversione ambientale dell’economia locale e della partecipazione della popolazione alle scelte, vengono inesorabilmente piegate alle logiche del profitto e della speculazione. Logiche evidenziatesi con forza, come detto, da inizio anno in Regione e che si apprestano a trovare degna espressione tanto nella futura giunta comunale quanto nella riorganizzazione delle società, sia pubbliche che private, operanti a Terni nel settore energetico ed ambientale.
È ormai evidente il solco tracciato dai sostenitori di un modello di sviluppo del territorio ambientalmente, socialmente ed economicamente insostenibile, rispetto alle aspettative della cittadinanza, che adesso devono tradursi in una forte e rinnovata opposizione politica e sociale. Chi è complice di questo sistema va combattuto senza remore di sorta. Chi, a sinistra, è stato troppo distratto per accorgersi di quanto è avvenuto in seno alla coalizione che ha riconfermato Di Girolamo Sindaco di Terni, rinnovando l’alleanza “senza se e senza ma” con il Partito Democratico, è bene che rifletta sul proprio ruolo e la propria identità.
Il Partito della Rifondazione Comunista di Terni, nel rinnovare il suo impegno a contrastare ogni ipotesi di incenerimento dei rifiuti, ritiene indispensabile una ripresa della mobilitazione locale e regionale per scongiurare il realizzarsi dello scenario evocato dalla richiesta di Aria-Acea di bruciare i rifiuti nell’inceneritore di Maratta. Il duro lavoro svolto in questi anni dai militanti del PRC e da tutto il fronte ambientalista non va vanificato con un pericoloso ritorno al peggiore passato.
Per il Sindaco di Terni,la futura amministrazione comunale e la sua maggioranza, è già il tempo delle risposte”.
DE SIO Il consigliere regionale di Fratelli d’Italia, Alfredo De Sio, ha presentato un’interrogazione alla Giunta in cui chiede chiarezza sui termovalorizzatori della conca ternana. Scrive De Sio:
“Serve chiarezza sui termovalorizzatori della conca ternana. Per mesi l’assessore regionale ha minimizzato le voci che circolavano, a cui ora sono seguiti passi concreti. Si tratta di una simultaneità imbarazzante, che alimenta molti degli interrogativi che hanno accompagnato questa fase elettorale in cui nessuno, a livello istituzionale, si sbilanciava su quale sarebbe stato il futuro impiego dei termovalorizzatori della conca ternana. Per questo ho presentato un’interrogazione urgente alla Giunta regionale per chiarire le dinamiche che si stanno sviluppando, non solo dopo le nuove richieste autorizzative, ma più in generale in merito a tutte le attività di produzione di energia attraverso l’utilizzo dei termovalorizzatori nel territorio del comune di Terni.
Se la nuova richiesta è finalizzata alla possibilità di utilizzare come parte di combustibile il Css prodotto dallo smaltimento dei rifiuti i casi sono due. O la delibera del Consiglio regionale che prescriveva l’impossibilità di bruciare il Css prodotto in Umbria non ha alcuno effetto, oppure quello che esce dalla porta rientra poi della finestra. Della serie, in Umbria si produce Cs che viene venduto fuori regione ma poi, attraverso processi autorizzativi diversi, c’è chi in Umbria può acquistare fuori regione il Css ed utilizzarlo. Se poi questo fosse magari lo stesso che noi portiamo fuori regione, saremmo al ridicolo.
Le Province hanno bisogno di un indirizzo politico da parte della Regione e non possono essere lasciate sole in questa fase di incertezza, dove non si sa quale sarà il loro futuro e che fine faranno le loro competenze. Sono convinto che l’obiettivo debba essere quello di evitare nella conca ternana la proliferazione di opzioni che allarghino le capacità di attività dei termovalorizzatori esistenti, disincentivando invece di lavarsene le mani. La Regione, che nei prossimi mesi dovrà pronunciarsi sulle varie richieste, è necessario chiarisca quali siano le strategie in materia di autorizzazioni per coloro che vogliano continuare o addirittura ampliare il campo della loro azione. Per questo nella mia interrogazione chiedo alla Giunta regionale di riferire anche sulle attività del termovalorizzatore Printer”.
COMITATO NO INCENERITORI Il Comitato No Inceneritori di Terni, che da anni porta avanti la battaglia contro gli impianti, attacca il consigliere regionale di Fratelli d’Italia, Alfredo De Sio. I membri del comitato affermano inoltre di voler vedere le azioni concrete dei partiti politici che ora si dichiarano contrari all’incenerimento. Il comunicato del Comitato No Inceneritori Terni:
“Il Consigliere Regionale De Sio, che opera un incredibile giro di parole per giustificare la sciagurata scelta votata in Consiglio Regionale da Pd e tutti i partiti del centro destra (lui compreso) in favore del CSS, dovrebbe spiegare perché da anni si fa megafono della volontà di ACEA.
Dai tempi della grottesca battaglia contro l’ipotesi ASM-Printer, in cui ebbero un ruolo centrale anche Cavicchioli e Paparelli dalla Provincia, quando divenne molto più importante far saltare l’operazione del Comune di Terni piuttosto che preoccuparsi di fermare la furia inceneritorista nella Conca Ternana; tant’è che dalla diatriba di allora infatti uscì vincitrice ACEA che con la sua società di allora TerniENA si aggiudicò il ruolo di impianto di incenerimento dei rifiuti urbani all’interno del Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti.
Oggi sempre lui, insieme ad altri, schiamazzano come al solito col solo intento di fare polemica politica senza mai indicare una soluzione alla chiusura degli impianti. Anzi in realtà l’unica indicazione chiara che da, e che garantisce vita per molti anni agli inceneritori, è la produzione e l’uso del CSS (combustibile ottenuto dal residuo secco dei rifiuti urbani) nel territorio regionale, adducendo come scusa il fatto che sia ACEA sia altri possono comunque acquistare il css sul mercato nazionale e bruciarlo comunque.
Evidentemente la posizione più semplice e più subdola perché non prende in considerazione il fatto che in questo modo i rifiuti prodotti dagli umbri continuerebbero ad essere destinati alla produzione di energia e non già al riciclo. Quella del CSS rimane una soluzione che condizionerebbe in negativo gli obbiettivi di raccolta differenziata, l’impiantistica futura che ASM si appresta a costruire come previsto dal bando di gestione dei rifiuti vinto pochi mesi fa, e con essa la messa in moto di un processo industriale che anziché riciclare anche il residuo secco come in altri territori avviene, lo destinerà a incenerimento per almeno vent’anni.
Lanciamo già da ora l’appuntamento per il primo Consiglio Comunale del Di Girolamo bis, li vedremo come tutti quelli che si sono detti contrari all’incenerimento e per la chiusura degli impianti saranno o meno conseguenti. Non mancano già i soliti strilloni che oggi fanno presente come il nuovo Consiglio d’Amministrazione di ACEA sia tornato in mano al PD, dimenticando come fino al 4 giugno fosse espressione del Pdl e Udc, e che tale impostazione abbia di fatto condizionato le scelte fatte dall’opposizione durante la precedente consiglia tura”.
AMBIENTALISTI REGIONE UMBRIA Si stanno mobilitando anche gli ambientalisti della Regione Umbria. Domani è infatti un programma una conferenza stampa in cui sarà spiegata la necessità di redigere un nuovo piano dei rifiuti. Saranno presenti esponenti di: Osservatorio Borgo Giglione, Ass. “Un’altra Gubbio”, Coordinamento Regionale Rifiuti Zero, Comitato No Inceneritori Terni, ISDE Umbria, Movimento Difesa del Cittadino-MDC Perugia e le Associazioni dei Consumatori-Utenti aderenti al Consorzio CESAC. Questo il loro comunicato:
“La Regione Umbria e la maggioranza politica trasversale creatasi attorno al tema rifiuti sta determinando nei fatti una chiusura autoritaria del dibattito democratico: da anni molti comitati, singoli cittadini e associazioni si battono per l’avvio di una gestione virtuosa dei rifiuti, lottando per la chiusura di impianti nocivi come inceneritori e discariche, presentando alternative gestionali e tecnologiche all’attuale schema previsto dal Piano Regionale dei Rifiuti del 2009. La risposta del governo locale è stata la riproposizione esatta delle contraddizioni e degli indirizzi programmatici contro cui ci si batte da anni, disattendendo quanto dettato dalla convezione europea di Aarhus del 1998 che prevede il coinvolgimento dei cittadini nelle attività decisionali su temi ambientali.
Questa assenza di discussione pubblica è inoltre determinata dal fatto che sia quest’anno che il prossimo le scadenze elettorali condizioneranno l’effettiva possibilità di un nuovo Piano, vista la volontà conservatrice dell’attuale maggioranza trasversale,
Proprio la delibera che prevede la produzione e uso nel territorio regionale del CSS è la testimonianza di una ignavia politica e istituzionale, che non ha il coraggio di riaprire la discussione per il nuovo Piano e per costruire nuovi orizzonti strategici e gestionali, ma si accontenta subdolamente di “aggiornare” il piano scaduto nel 2013, senza affrontare con trasparenza l’opposizione dal basso delle tante realtà che sui rifiuti costruiscono mobilitazioni, saperi, conoscenza e partecipazione.
Noi ci battiamo perchè la truffa del CSS non passi anche in Giunta, come già in Consiglio malgrado la debole opposizione di pochi consiglieri (alcuni tra l’altro in parte possibilisti sulla sua produzione ma a condizione di mandarli fuori regione!), sancendo l’istituzionalizzazione della difesa dei poteri forti nella nostra regione, cementieri e inceneritoristi, e l’aprioristica negazione di altre soluzioni di riciclo delle frazioni residue a valle degli impianti di recupero che non solo esistono, ma producono e funzionano in molti territori non solo dell’Italia, senza generare nuovo combustibile e vincolando ancora una volta i rifiuti alla produzione di energia e non al riciclo come dovrebbero. E come le stesse direttive europee del resto indicano.
In questo modo, contro i reali interessi dei cittadini si favoriranno quegli amministratori pigri o distratti che non si impegnano davvero per la riduzione dei rifiuti, per estendere la raccolta differenziata di qualità e per la valorizzazione dei materiali recuperati; al contrario, verrà ulteriormente procrastinata la chiusura delle discariche con i connessi rischi per l’ambiente e la salute ed i cittadini non vedranno riconosciuto il diritto ad una tariffa puntuale che premi i comportamenti virtuosi e che faccia pagare solo i rifiuti che portiamo in discarica.
Temiamo che questa impostazione del governo regionale possa provocare una “emergenza rifiuti controllata”, che come sappiamo dalle esperienze nazionali si trasforma sempre in un grande volano di profitti per inceneritori e discariche. Già oggi i dati ufficiali ci presentano un quadro pre-emergenziale per la discarica di Borgogiglione, al servizio di tutta la Provincia di Perugia, che nel giro dei prossimi 3 anni potrebbe essere riempita. Ma gli amministratori, regionali e locali, hanno altro da pensare e soprattutto non vogliono prendere impegni e responsabilità per l’immediato futuro.
Con la conferenza stampa di oggi rilanciamo un processo aperto alla partecipazione, di riscrittura dal basso di un nuovo piano regionale dei rifiuti che abbia al centro non solo le popolazioni esposte agli impianti nocivi, ma tutti i territori che lavorano per una programmazione del ciclo dei rifiuti incardinata sulla Riduzione, recupero, riuso e riciclo di tutte le frazioni prodotte e il diritto ad una tariffa puntuale che premi i comportamenti virtuosi e che faccia pagare solo i rifiuti che portiamo in discarica”.