Terni, il vescovo ai sacerdoti: “Troppi per la propria strada, serve comunione”

La celebrazione della Messa Crismale in Cattedrale oggi pomeriggio è stata l’occasione per il vescovo monsignor Giuseppe Piemontese per ribadire ancora una volta la propria linea pastorale: un solo Magistero, più unità e meno “battitori liberi”. L’affondo, chiarissimo pur senza mai citarla, era alla parrocchia di San Valentino, dopo gli episodi di protesta da parte dei parrocchiani contro la decisione del presule di trasportare in Duomo per tre giorni l’urna con le spoglie del Santo, culminati col sit-in davanti alle spoglie del Santo per non farlo uscire in processione e le accuse del vescovo durante l’omelia del Pontificale.

“Il percorso scelto per il cammino pastorale della nostra diocesi è  la comunione- ha detto il Vescovo questo pomeriggio durante l’omelia – Spesso però, si nota un difetto di comunione a tutti i livelli; eppure sappiamo che senza comunione non c’è missione. Quella attorno al Signore, quella attorno al vescovo, da invocare come dono, da imparare ogni giorno, da costruire a partire dalle relazioni nella famiglia, nella parrocchia, nella comunità religiosa, nella diocesi. A volte si ha l’impressione che tanti seguano la propria strada, si ritengano interpreti esclusivi del magistero, detentori dell’unica linea giusta e corretta sul versante spirituale, comunitario e pastorale. Sforziamoci tutti coraggiosamente di innescare percorsi di comunione: con i fratelli, attorno all’Eucarestia, con la parresia nelle relazioni, nel riconoscimento e rispetto dei ruoli e delle funzioni proprie e degli altri e con spirito di fede”.

Una frattura dunque non ancora sanata che tuttavia per ora non ha ancora avuto conseguenze. Il resto dell’omelia è stato incentrato sulla celebrazione specifica, nella quale come sempre sono stati benedetti gli oli sacri che saranno usati nell’amministrare i sacramenti, vale a dire l’olio dei catecumeni per i battezzati; del crisma, una mistura di olio e essenze profumate usata nel battesimo, nella cresima, nella ordinazione di sacerdoti e vescovi, nella dedicazione delle chiese; l’olio degli infermi, che viene utilizzato per dare conforto ai malati e per l’estrema unzione: “Oggi vogliamo rendere grazie a Dio – ha detto monsignor Piemontese – per i tanti sacerdoti che nella quotidianità crescono nell’unione a Gesù e si spendono per il popolo a loro affidato. In teoria ci riconosciamo come famiglia del Presbiterio, ma poi conserviamo nel nostro cuore delle resistenze, diamo spazio a pregiudizi  che nulla riesce a farci cambiare, fino a scadere a volte nella mancanza di stima  verso alcuni confratelli e nel chiacchiericcio. Ma quanta stanchezza noto in alcuni, dopo alcuni anni di ministero. Lo zelo per le anime fa fatica a presiedere le scelte di alcuni, che hanno smarrito l’entusiasmo e la gioia di quel giorno santo, quando l’amore sponsale era all’apice e spingeva ad ogni ardimento. A volte i se, i ma, le condizioni che vengono manifestate al vescovo, sono tali e tante che viene svilita, svuotata e snaturata l’essenza della nostra obbedienza al Signore. Sembra che suggeriamo al vescovo di comandarci ciò che la nostra volontà e i nostri desideri, con insistenza, manifestano e pretendono. Abbiamo bisogno di tornare dal Padre”. E nell’anno del Giubileo della Misericordia, ha ricordato ai sacerdoti della Diocesi, che hanno tutti preso parte alla celebrazione, i tre punti cardine della missione di misericordia cui sono chiamati: verso il popolo, verso sé stessi, verso i confratelli.

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