Questa mattina il Consiglio regionale dell’Umbria ha approvato all’unanimità la proposta di risoluzione sull’Isrim (Istituto superiore di ricerca e formazione sui materiali speciali) di Terni che impegna la Giunta “a mettere in campo ogni azione possibile volta ad impedirne il fallimento” e a favorire “qualsiasi iniziativa che metta insieme i lavoratori e il sistema istituzionale regionale e locale”. Un documento analogo era già stato approvato a dicembre 2013 su sollecitazione dello stesso presidente del Consiglio, Eros Brega.
Prima del voto sull’atto di questa mattina, che è stato proposto da tutti i consiglieri dell’Ufficio di presidenza di Palazzo Cesaroni, è intervenuto l’assessore allo Sviluppo economico, Vincenzo Riommi, che ha definito la risoluzione del Consiglio “fondamentale per rafforzare la trattativa in corso, visto che stiamo tentando ogni strada”. L’assessore ha poi fatto il punto della situazione accantonando definitivamente la possibilità di una cooperativa dei lavoratori (giudicata dagli stessi “un suicidio collettivo”) e aprendo alla costituzione di un nuovo soggetto pubblico.
Riommi ha confermato che l’assemblea dei soci dell’Isrim in cui sarà deliberato il fallimento, si terrà venerdì prossimo. “Entro quella data – ha detto l’assessore – faremo un ultimo, disperato tentativo per sensibilizzare quei soggetti che hanno dimostrato qualche interesse per l’Isrim negli ultimi mesi”. Fin qui nulla di nuovo: la Regione vuole tornare alla carica con i soggetti privati che potrebbero essere interessati. In particolare si punta “all’affitto del ramo d’azienda da parte di un operatore privato”. Pochissime se non nulle le chance di successo.
Due le novità che ha poi aggiunto Riommi. Prima di tutto “non esistono più le condizioni per l’ipotesi di una cooperativa tra i lavoratori e i soci pubblici dell’Istituto su cui si era ragionato in precedenza”. L’altra novità è l’apertura per una soluzione “pubblica”. In particolare quella di dar vita ad “un nuovo soggetto, se si creano le condizioni per un intervento diretto dei soci pubblici (che oltre alla Regione sono Sviluppumbria, Comune e Provincia di Terni)”.
Per quest’ultima ipotesi, oltre alla difficoltà di reperire risorse (paradossale se si pensa che in Umbria i soldi per le aziende partecipate, che non fanno nemmeno ricerca e sviluppo, si trovano sempre: le società di cui la Regione detiene quote, complessivamente contano circa 4 mila dipendenti) potrebbe esserci un ulteriore problema: il nuovo soggetto si ritroverebbe privo dei brevetti dell’Isrim che andrebbero persi con il fallimento dell’istituto.