Che fine ha fatto il museo dei motori di Terni? Secondo il consigliere comunale Enrico Melasecche, quel progetto fu soltanto uno specchietto per allodole, un modo per riuscire a favorire gli affari degli “amici del sistema”. L’esponente di opposizione rende pubblici anche i rendering del progetto che qualcuno aveva cercato di far sparire.
Il comunicato di Enrico Melasecche:
“Una delle peggiori vicende, tra le tante, che hanno caratterizzato questi ultimi dieci anni della storia politica di Terni è quella relativa alla area c.d. Edilstart srl, ceduta dal Comune con una serie di furbizie inenarrabili per la loro complessità. Ma non intendo ora tornare sulle gravi irregolarità che hanno caratterizzato questa sorta di romanzo da ‘furbetti del capannone’ anche perché se ne sta occupando la IV Commissione vigilanza e controllo ma solo per rimarcare la logica che ha unito con un fil rouge alcune amministrazioni cittadine, quella dell’urbanistica contrattata Raffaelli-Polli al finire del secondo mandato con quella nascente Di Girolamo, favorendo tutta una serie di interessi privati in danno del presente e del futuro della città.
Il ‘Centro per le attività produttive di Maratta’ che doveva sorgere in quell’area, ormai famigerata, riporta nella accattivante brochure di presentazione alcuni rendering di cosa si sarebbe dovuto realizzare fra cui il noto ‘Museo dei motori’, una semisfera in cristallo serigrafato da cedere al Comune e da intitolare a Libero Liberati. Avrebbe contenuto ricordi della sua storia ma anche di quella di Paolo Pileri, anche lui campione mondiale di motociclismo e di Mario Umberto Borzacchini, campione nell’automobilismo pionieristico, vice campione europeo con la scuderia dell’Alfa Romeo nel 1933.
Quel museo, così si disse nei vari passaggi in commissione e in consiglio, avrebbe attirato decine di migliaia di turisti. Ma era di fatto una sorta di ‘truffa’ perché non c’era la minima intenzione di realizzarlo. Doveva solo costituire lo specchietto per le allodole per acquisire quell’area ambitissima sulla Marattana, ex Coop Centro Italia, saltando a piè pari leggi nazionali e regolamenti locali. Una delle tante dimostrazioni della certezza dell’impunità che ha caratterizzato la vita politica ternana in questo scorcio di inizio secolo.
Avrebbe potuto in effetti essere, sia per la originalità della struttura che per il suo contenuto, il sacrario di un pezzo di storia del motociclismo ternano e mondiale, non soltanto per migliaia di appassionati ma per una intera città, da cui partire per iniziative ancor più importanti di settore. Terni è stata scippata anche di quel sogno. Ma la cosa più incredibile è che si è anche cercato, come nel delitto perfetto, di far sparire quasi per incanto anche le tracce, cioè i bozzetti di quel progetto dichiarando ufficialmente in commissione consiliare che non erano mai esistiti. Volatilizzati per nascondere l’accaduto. Una triangolazione a perdere per il Comune, fra lo stesso Comune, Edilstart ed altri privati ricorrenti che, con un ricorso al TAR hanno poi avuto il proprio tornaconto, scoperto dal NOP, il nucleo anticorruzione del Comune.
Pubblico alcune foto della bruchure relativa a quel progetto, a testimonianza di una delle tante battaglie che, spesso in solitaria, ho condotto in questi anni, ma che è giusto rimanga ben scolpita nella memoria collettiva.
Una città difficilmente vive di una sola intuizione ma cresce grazie a molte idee innovative che la sua classe dirigente, politica e tecnica, riesce a produrre. Se Terni oggi è orfana di molti progetti degli anni passati, di gran lunga molto più fecondi degli attuali, è a causa anche della mediocrità di chi l’ha governata e che ha bruciato ricchezza pubblica che avrebbe potuto fare la differenza. Dal Museo delle Armi, per celebrare anche la regia Fabbrica d’Armi, dopo circa venti anni dall’acquisto dall’Esercito che la giunta Ciaurro fece della struttura, agli Studios di Papigno abbandonati, dopo l’acquisto dall’ENI della vecchia fabbrica della calciocianamide ed il rilancio che ne facemmo con Benigni ma anche, e questo è il caso in esame, del Museo dei Motori ‘Libero Liberati’ che politici, dirigenti politicizzati e maneggioni di regime si sono prima inventati per passare indenni sotto le forche caudine del consiglio comunale ma poi, superato l’ostacolo, lo hanno azzerato scientemente per favorire quello che sarebbe stato uno dei candidati in consiglio comunale a sostegno di Di Girolamo.
La semisfera costava troppo per portare a termine il business speculativo su quell’area. Altro che PAIP, alto che aree per incentivare nuove attività produttive, altro che motociclismo storico. Solo affari per gli affari per gli amici del sistema. Se giustizia a Terni ci fosse mai stata in questi anni (l’argomento meriterebbe un romanzo a parte) costoro avrebbero pagato non solo in un regolare processo ma di conseguenza anche e soprattutto in termini civili per aver tradito la storia e gabbato il cuore motoristico dei ternani”.