Terni, Melasecche: ”Sistema politico-affaristico soffocante: ecco la mafia ternana”

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Enrico MelaseccheProsegue il dibattito sulla legalità nella città di Terni che ha preso le mosse dalle dichiarazioni del pm Elisabetta Massini. Ora la discussione ruota intorno alla parola “mafia” pronunciata dalla stessa Massini. Secondo l’interpretazione di molti, il procuratore intendeva indicare l’esistenza di un “sistema mafioso” (a titolo di esempio ha fatto riferimento a ritorsioni economiche nei confronti di imprenditori che osano denunciare “qualcosa che non va”). L’altro ieri alcuni rappresentanti istituzionali, a partire dal procuratore capo Cesare Martellino, hanno invece risposto prendendo alla lettera il significato di “mafia” (nel senso di organizzazione criminale organizzata) ed affermando che a Terni non siano noti fenomeni di infiltrazioni.

Oggi il consigliere comunale Enrico Melasecche va all’attacco di quei rappresentanti istituzionali (oltre al procuratore capo, il sindaco e il prefetto) sostenendo che non abbiano compreso, o abbiano fatto finta di non comprendere, di cosa si stia parlando. In un lungo comunicato, Melasecche descrive allora dal suo punto di vista quale sia la mafia ternana stilando un elenco di episodi controversi, di criticità e di ombre.

Il comunicato del consigliere comunale di I love Terni, Enrico Melasecche:

“Si sta svolgendo da tempo a Terni una discussione surreale che, saltato il coperchio di Mafia Capitale, grazie ad un Procuratore Capo di Roma tenace e coraggioso, sta alimentando a Terni un confronto che sembra aprirsi. Ovviamente c’è chi governa che negherà, negherà, negherà fino alla morte persino l’evidenza dei fatti, c’è chi invece, non avendo alcun interesse a difendere il sistema di potere sempre più invadente definito “Regime della Conca”, rileva anomalie, sollecita interventi di chi ha ruolo, mezzi, dovere etico e professionale per intervenire.

Una lezione di legalità, di quelle che sono state fatte a migliaia da magistrati in giro per lo stivale, da parte di un Sostituto Procuratore di Terni, invitato a parlare in una scuola, ha poi scatenato attacchi cattivi da parte di coloro che hanno interesse che tutto rimanga immobile, privilegi, meccanismi di selezione delle imprese e delle assunzioni negli enti controllati, con un rigetto nei confronti di chi volesse venire a Terni ad investire. Poi, in simpatica coincidenza con la visita a Terni di un Sottosegretario agli Interni, eletto parlamentare in Umbria, escono sulla stampa gli interventi di Prefetto e Procuratore della Repubblica che, intervengono nel dibattito sulla sicurezza, sostenendo che a Terni va tutto bene e che “non esistono fenomeni criminali legati alla mafia”.

L’interpretazione data da tutti i commentatori dei media è unanime: appare una secca smentita di alcuni interventi precedenti. In qualsiasi onesto confronto va però chiarito l’oggetto del contendere perché il rischio, nel caso in esame si tratta di certezza, è che qualcuno parli di fischi mentre altri, o non comprendendo di cosa si sta parlando, o facendo finta di non comprendere, rispondono con fiaschi.

Quando sono deflagrati i fatti romani, con coinvolgimento sia di politici che di affaristi di vario colore, conoscendo bene la situazione locale, mi sono permesso di sostenere ci di cui a Terni la grande maggioranza degli operatori economici e dei cittadini son convinti, e cioè che la realtà che viviamo ha molte analogie con quella romana. Apriti cielo! Il sindaco, punto nel vivo, ha minacciato di “portarmi in Tribunale” per farmi tacere. Io per nulla intimorito (sono decenni che subisco minacce del genere!) ho cominciato a portare esempi concreti di una città in cui manca la libertà di fare impresa, si ha paura di parlare, la gran parte delle attività economiche lucrative è gestita di fatto in regime di monopolio da cooperative di vario genere ma tutte o quasi orientate e sostenute dalla politica, cui queste riservano consensi elettorali al momento del voto. Una Terni quindi tutt’altro che libera. Il Sindaco, forse in un lapsus freudiano, ha risposto a tono avendo capito benissimo di cosa stessi parlando.

Ovviamente non ho mai fatto cenno a coppole e di lupare, di picciotti e ndranghetisti se non marginalmente per il turismo carcerario in voga qui da noi, l’unico che funziona abbastanza, visti i risultati deludenti prodotti dalla politica del Comune su S. Valentino. Quindi il termine mafia, come d’altronde è stato ampiamente chiarito dai servizi giornalistici sui fatti romani, ha caratteristiche molto diverse da quelli relativi alle regioni di origine. Si discute anche a livello tecnico se si può usare il termine “mafia” nella stretta accezione del codice penale, ma a noi questo poco importa quanto piuttosto indagare sulle molte analogie con i fatti romani in particolare su quel sistema tentacolare che vede:

1)- l’assegnazione di appalti senza gara a imprese amiche o a cooperative sociali di tipo B in modo discrezionale e sempre più esteso per cui dall’eccezione prevista giustamente dalla legge per condivisibili valutazioni sociali, sta diventando ormai la foglia di fico per sottrarre aree sempre più estese di business alla concorrenzialità, norma generale di valore assoluto sancita dalla legge;
2)- creare un sistema di relazioni sociali che, facendo forza sul bisogno estremo di lavorare per sopravvivere, di fatto crea una dipendenza di necessità fra chi detiene il potere di assumere ed i giovani e le loro famiglie in posizione di forte debolezza con meccanismi che ho più volte definito analoghi al “caporalato”;
3)- la constatazione che non solo i medi e piccoli appalti cimiteriali, del verde, per le decine e decine di manutenzioni ecc. ecc sono ormai monopolio diretto di realtà sempre più numerose ed invadenti (molto spesso la politica amicale evita i controlli successivi in fase di esecuzione, sulla quantità e qualità delle prestazioni, abbiamo esempi a iosa) ma anche le grandi gare d’appalto per il trasporto pubblico, per la fornitura dei pasti, per la gestione dei rifiuti, per il “global service” per gli ospedali e quelli per la cultura, avvengono con anomalie che solo i ciechi e i sordi non vedono, con un unico partecipante o comunque con rarissimi partecipanti, salvo assistere all’assegnazione dell’appalto non al soggetto che ha fatto l’offerta economica più conveniente ma a quello che ha proposto un costo più elevato ma con altri parametri che la specifica commissione valuta discrezionalmente in modo positivo.

Questo “sistema” si autoalimenta con tutta una serie di piccole e grandi furbizie che consentono a chi ne fa parte di fruire di vantaggi enormi:
a)- ai figli di politici assunzioni garantite in tutti gli enti pubblici controllati;
b)- ai professionisti fedeli incarichi professionali a loro volta ricompensati, in modo anche platealmente vergognoso con candidature politiche di scambio;
c)- la elezione di consiglieri comunali che, in chiaro conflitto di interessi, votano provvedimenti a favore della propria azienda;
d)- assegnazioni in proprietà a condizioni vantaggiose di aree pubbliche saltando a piè pari le graduatorie previste obbligatoriamente dalla legge;
e)- procedure urbanistiche del tutto eccezionali e di favore per imprese amiche e al contrario emarginazione di tutte quelle non legate a doppio filo a progettisti o ad ambienti vicini alla politica, ecc. ecc.

Oltretutto quando i quotidiani nazionali fanno nomi di imprese, vincitrici sistematiche di appalti a Terni e in Umbria, come a Roma, legati a rapporti con i Buzzi e i Mancini, o con procedimenti penali in corso legati a tal Panzironi, il cui nome compare fra gli arrestati, il quadro, per chi non si rifiuta di vederlo è di una evidenza lapalissiana.

Questo abbiamo detto, questo ribadiamo. Il Sindaco ha capito benissimo ed ha risposto a tono, negando. Viceversa al Prefetto ed al Procuratore Capo nei cui confronti nutriamo il massimo rispetto ma non di certo timori dovuti ad una sudditanza che non ci appartiene (ci sentiamo orgogliosi di essere cittadini di questa Repubblica i cui principi fondamentali sono sanciti dalla Carta Costituzionale), chiediamo: se stiamo parlando lo stesso linguaggio. È perfettamente corretto non percepire questo quadro fatto di omertà, anche di illiceità, spesso di irregolarità, che cozza spesso contro il dettato di leggi ma ancora più spesso contro lo spirito delle stesse? Tre esempi per tutti su cui vorremmo che nessuno svicoli ma su cui vorremmo che vengano date risposte non evasive:
A)- Sanitopoli ternana. Dopo che sono emerse intercettazioni informatiche ad iniziativa dei Carabinieri di Perugia, ordinate dal Sostituto Procuratore Dott. Sottani, in merito a quanto era avvenuto proprio sull’appalto global service all’ospedale di Terni, onerosissimo per la Regione, con un articolo che un quotidiano definiva “appalto pilotato all’Ospedale di Terni” la Procura della Repubblica di Terni ha mai aperto per competenza un fascicolo di indagini? Ha mai avuto comunque segnalazione da parte di quella di Perugia dei fatti descritti? Eppure l’appalto è milionario ed è ancora in corso. Sembra peraltro rinnovato con una contrattazione misteriosa?
B)- L’altro caso, emblematico, relativo alla gara per il trasporto pubblico locale avvenuta in Provincia in conseguenza della quale il Comune ha pagato centinaia di migliaia di chilometri mai percorsi da quei pulmini vecchissimi e cadenti ma temerariamente fatturati ad ATC & Parters e da questa al Comune su cui una incredibile inchiesta della Procura ha portato ad una vergognosa archiviazione per prescrizione nonostante la stessa Procura avesse dichiarato che “la gara era avvenuta con intenti fraudolenti”. Il Comune, connivente, paga.
C)- Come è possibile che Comune e Provincia abbiano favorito in tutti i modi la realizzazione e la riaccensione dei due inceneritori, uno dei quali nell’orbita Acea, Mancini &C, con professionisti locali molto vicini al sindaco, quelli e non altri, scelti per la predisposizione di progetti per bruciare rifiuti, quando il Comune, cosa indecente, unico in Italia, non ha preteso il pagamento dell'”aggio ambientale” penalizzando le casse pubbliche di un introito certo ed elevato? Dimenticanza, accordi parapubblici, stupidità o ennesima furbizia? Comunque gravissimo.

Chiedo allora al Prefetto ed al Procuratore Capo, ognuno per le proprie ben diverse competenze: un cittadino di Terni, peraltro consigliere comunale, lede la maestà di qualcuno se chiede ai “servitori dello Stato”, dando voce a migliaia di ternani, di dirimere seriamente questi ed altri dubbi? Parliamo di quel sistema politico/affaristico organizzato, che analogamente a ciò che accadeva a Roma, fa strame della legge e dei diritti di tutti coloro che, non garantiti da questi meccanismi, sono costretti a subire ogni giorno un regime sempre più soffocante o emigrare.

Mi auguro che il dibattito che avevo auspicato avvenga con il rispetto di tutti, anche dell’intelligenza media di chi non intende essere lobotomizzato, affinchè non rimangano dubbi, e tutti possano continuare a credere nel funzionamento della giustizia, in quello degli organi dello Stato e, non ultimo, in quello della Politica che di mese in mese perde la fiducia di un numero sempre crescente di cittadini che si rifiutano di andare a votare. Il 60% di non votanti a Terni di luglio è stato un record assoluto che entro pochi mesi è stato superato da altre regioni. Possiamo continuare così voltandoci dall’altra parte oppure, responsabilmente, fare ognuno il proprio dovere per contrastare la deriva su cui si sta indirizzando la nostra città ed il nostro Paese?

Non mi sottrarrò a qualsiasi confronto pubblico, anche con le autorità competenti nel caso in cui volessero approfondire questa situazione opprimente ed omertosa, con caratteristiche molto simili a quelle che emergono da “Mafia Capitale”.”

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