Terni, Melasecche: “Voragine di debiti del Comune, ecco le cause e le responsabilità”

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Enrico MelaseccheUn buco di 58 milioni di euro rilevato nel 2015 a cui quest’anno si sono aggiunti 11 milioni di debiti fuori bilancio. Il consigliere comunale Enrico Melasecche ripercorre le tappe che stanno portando al predissesto finanziario del Comune di Terni, parla di “negazionismo economico-finanziario”, delle cause e delle responsabilità politiche.

In un atto di indirizzo il consigliere di I love Terni scrive: “Il Comune di Terni ha approvato il rendiconto della gestione 2015 dal quale è emerso un disavanzo di amministrazione di € 58.359.131,83 con ripiano in tre anni dell’importo € 3.445.015,03, pari al disavanzo ordinario (del solo 2015) e ripiano in 30 anni per l’importo di € 54.914.116,80 relativo al riaccertamento straordinario di residui alla data dell’1 gennaio 2015 in ragione della gestione degli stessi ben poco trasparente e ben difforme dalla realtà”.

Prosegue Melasecche: “Tale voragine di debiti accumulata e nascosta fra le pieghe di bilanci degli anni precedenti costituisce una precisa responsabilità di chi ha amministrato Terni nel corso delle ultime consiliature, quale frutto di un atteggiamento politico culturale di negazionismo economico-finanziario che ha portato, mutatis mutandis come per il negazionismo ambientale, di perseverare per troppo tempo negli errori e nella confusione, quando non anche nella pervicacia, negli sprechi, nella gestione approssimata, incrementando il debito comunale nella irresponsabile convinzione che lo Stato lo avrebbe comunque ripianato il tutto”.

Il consigliere di opposizione aggiunge: “Questo malgoverno generalizzato in tutti i settori della vita pubblica, dalla nomina di assessori ed amministratori delle società partecipate privi spesso di qualsiasi competenza professionale, ammissione fatta dagli stessi, alla riorganizzazione approssimativa della macchina comunale che ancora mostra inefficienze pesanti; dalla accensione di contratti di finanza derivata alla confusione nella gestione delle società partecipate che spesso, quando non sono state liquidate in modo indecoroso e con perdita di posti di lavoro qualificati, hanno comunque negli anni anche recenti prodotto perdite ingenti o utili irrisori; dalla gestione di rapporti con alcuni fornitori di servizi viziati da interessi politici di parte in danno di quelli generali della intera città, alla sottoscrizione da parte di dirigenti apicali di contratti impegnativi per la città che stanno comportando la necessità di ripianamenti ingenti a carico delle finanze comunali; dalla formazione illegale di debiti fuori bilancio alla gravissima trascuratezza che vede Terni classificarsi tra le peggiori città in Italia quanto alla capacità di riscossione dei propri crediti”.

Melasecche ricorda che nel 2016 è emerso uno squilibrio di 3 milioni di euro e 8 milioni di euro di debiti fuori bilancio e cita i Revisori dei Conti: “Le principali cause che hanno determinato il suddetto disavanzo sono sostanzialmente riconducibili a: debiti fuori bilancio, non adeguato controllo interno e monitoraggio delle spese correnti, mancato rispetto di alcuni parametri deficitari, mancata redazione dell’inventario con susseguente gestione approssimata del patrimonio, difficoltà (incapacità e trascuratezza ) nelle riscossioni, persistente ricorso all’anticipazione di cassa. Per quanto riguarda i debiti fuori bilancio, l’entità degli stessi evidenzia una pessima gestione che non potrà più essere perpetrata nel modo più assoluto. Il successo del piano di risanamento passa……anche in un cambio di gestione (cit. Revisori dei Conti)”.

Secondo Melasecche “appare offensiva dell’intelligenza dei ternani la dichiarazione del sindaco, pubblicata sul proprio profilo Facebook, in cui falsamente attribuisce la colpa di tale disastro ai governi nazionali, peraltro in gran parte sostenuti o partecipati dal PD, quando la relazione dei Revisori dei Conti precisa in modo pedissequo le manchevolezze del suo governo e di quello del predecessore”.

Il consigliere aggiunge: “Il Collegio dei Revisori ha sempre evidenziato il mancato rispetto di ben 4 parametri di deficitarietà su 10 negli ultimi tre anni” con l’indiscutibile evidenza che il quinto parametro, quello dei debiti fuori bilancio, che avrebbe fatto scattare il commissariamento è stato scientemente falsato dal comportamento gravissimo di sindaco e giunta, perfettamente al corrente della situazione reale, ponendo in atto comportarmemti dilatori, di gravissima opacità ed occultamento dei debiti fuori bilancio, emersi solo dopo che alcuni consiglieri comunali hanno minacciato il ricorso alle forze dell’ordine per ottenere copie delle fatture e degli altri documenti che attestavano la reale situazione debitoria dell’Ente”.

Melasecche attacca poi il piano di rientro predisposto dalla Giunta che “appare fortemente problematico sotto molti aspetti fra cui: ‘la puntuale realizzazione …del piano di dismissione delle quote delle società partecipate…, la puntuale realizzazione di dismissione del patrimonio immobiliare’ (cit. Revisori dei Conti), nonostante l’operazione soccorso rosso posta in essere in combine con l’ATER che si rifiuta di venire incontro alle giuste esigenze di cessione degli alloggi popolari di molti degli assegnatari ma costruisce operazioni in perdita come quella sulla ex Palazzina delle Milizie per le cellule staminali, oggi da riadattare impropriamente ad ambulatori, e quella odierna con cui fornisce liquidità al Comune su cespiti da vent’anni bloccati dalla insipienza amministrativa dell’Ente, come quelli di Via S.Nicandro. Infine, proseguono i Revisori ‘la puntuale riscossione dei vari crediti e delle entrate correnti e l’evoluzione di tutte le passività potenziali rispetto alle previsioni effettuate’; un piano quindi denso di moltissime incognite che ne rendono difficile per non dire estremamente problematica l’attuazione”.

Inoltre “tale puntualità richiamata, come conditio sine qua non per la praticabilità del piano è messa in discussione da tutta una serie di dubbi in città, di forti resistenze alle alienazioni delle partecipate, dalle forti disfunzioni della macchina comunale peraltro con la dirigente al bilancio prossima al pensionamento che è assente ufficialmente anche in questo periodo delicatissimo per usufruire delle ferie obbligatorie pregresse, dirigente non adeguatamente sostituita per tempo da altro dirigente con esperienza, autorevolezza e capacità certe”.

Nell’atto di indirizzo Melasecche invita il sindaco “ad assumersi tutte le proprie responsabilità inerenti questa situazione catastrofica economico finanziaria ma anche politica in cui è stato condotto il Comune di Terni, considerato che lo stesso sindaco si è insediato da circa otto anni, che ha nominato lui i vari assessori al bilancio, al patrimonio, alle società partecipate ed ai settori che hanno generato disfunzioni, debiti fuori bilancio, dissesto, fallimento o liquidazione di società partecipate, crediti di dubbia esigibilità con l’Istituto Briccialdi per cui sarebbe stato più onesto ammettere i propri limiti, i propri errori, traendone onestamente tutte le conseguenze, consentendo alla città di decidere chi dovrà amministrarla da qui al prossimo futuro”.

Il consigliere invita inoltre il sindaco a “chiedere scusa ai cittadini di Terni per come sono stati dallo stesso amministrati, evitando di scaricare colpe sui governi nazionali quando solo 84 comuni su oltre 8.000 sono costretti a subire il disonore del predissesto, con tutte le conseguenze per la riduzione dei servizi e, indiscutibilmente, il peggioramento della qualità della vita in città nei prossimi anni, drammatica da qui al 2021 ma altrettanto pesante fino al 2045 anno in cui cesseranno le conseguenze della copertura del disavanzo del gennaio 2015 relativo alla cancellazione di oltre 54 milioni di crediti inesistenti”.

Infine Melasecche invita il primo cittadino a “porre in essere per il periodo che rimane di questa ben triste consiliatura, fra le peggiori che la storia possa ricordare, una immediata riorganizzazione dell’Ente in base a capacità e merito, sia sul fronte degli assessori in gran parte inadeguati per competenze professionali, titoli di studio, esperienza e risultati conseguiti, bloccando qualsiasi ulteriore meccanismo di assegnazione di appalti senza gara, proroga o rinnovo quando i risultati di esercizio non rispondano rigorosamente a prestazioni puntualmente controllate, imputando a quei dirigenti di settore che non fossero all’altezza dei compiti che la legge loro attribuisce le responsabilità relative, sostituendo assessori e dirigenti che avessero dimostrato con eventuale colpa responsabilità nella formazione dei debiti fuori bilancio o, al di là delle indagini in corso, responsabilità personali, metodologie di rapporti con i fornitori, modi di impropri di procedere rispetto alla indipendenza che un pubblico amministratore deve assolutamente avere, anche come stile, oltre che come rigore nell’incarico pubblico in cui ognuno deve sempre essere ed apparire al di sopra di ogni possibile sospetto”.

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