Terni, Ortenzi della lista Il Giacinto: ”Una public company per rilanciare l’Ast”

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Il giacinto“Se è vero che le Acciaierie hanno rappresentato per oltre un secolo croce e delizia di questa città, è arrivato il momento di porre le basi per un progetto meno aleatorio di quello che si sta configurando con il passaggio di proprietà fra tedeschi, finlandesi e probabilmente in un prossimo futuro, anche coreani”. E’ quello che sostiene Vanio Ortenzi, candidato sindaco della lista civica “Il Giacinto” alle prossime elezioni comunali a Terni.

“Noi – spiega Ortenzi – non ci innamoriamo delle bandiere che vengono installate di volta in volta sui pennoni dello stabilimento di viale Brin, ma siamo stati, siamo e saremo sempre innamorati di questa nostra secolare realtà, affinché adeguandosi ai tempi moderni, continui a dare lavoro a migliaia di famiglie ternane. Chiederemo quindi con forza ai nostri interlocutori, chiunque essi siano, di non chiudersi in una sorta di torre d’avorio a viale Brin, ma di sviluppare progetti di lavorazioni secondarie sull’intero territorio affinché ci siano non solo più lavoro, ma anche un più diffuso radicamento nella nostra realtà. Sappiamo – dice ancora Ortenzi – che esiste un problema da tempo irrisolto, che è quello del costo dell’energia elettrica. Su questo lavoreremo, anche nelle sedi nazionali, per arrivare a garantire all’Ast una copertura adeguata puntando anche all’abbattimento dei costi. Senza pregiudizi di sorta, ma indossando occhiali neutri, ci dichiariamo aperti e disponibili ad affrontare e risolvere una volta per tutte questo annosa questione”.

Ortenzi prosegue riferendo di avere forti perplessità sulle decisioni ventilate da Thyssenkrupp: “La recente proposta della Thyssen di dividere l’area produttiva da quella commerciale non ci convince del tutto. A differenza di quanto è stato fatto fino ad oggi da parte della sedicente classe dirigente ternana di suonare campane e squillare trombe ad ogni cambio di proprietà, noi preferiamo affrontare i problemi nella loro autenticità, senza lasciarci incantare da proposte che sottendono altri disegni tesi a marginalizzare Terni. Per questo, pur se in un contesto che fino ad oggi ha ricevuto più critiche che consensi, andiamo sostenendo da tempo che, alla partita di ping pong Germania-Finlandia-Corea, preferiamo una diversa partita, che veda le Acciaierie diventare una Public Company ad azionariato diffuso, dove il socio di riferimento diventa l’assetto manageriale dell’azienda, che risponde agli azionisti avendo lo Stato come controllore di ultima istanza. Con questa proposta pensiamo di realizzare quella condizione di vero radicamento sul territorio, che non porti a vivere le politiche industriali delle multinazionali passarsi il pacchetto di maggioranza della società e che rispondono a logiche di mercato, che potrebbero portare la siderurgia ternana a fare la fine che ha fatto il comparto chimico in città”.

“Se è vero – continua Ortenzi – che l’area di maggiore interesse commerciale per i prossimi decenni, sarà quella del bacino del Mediterraneo, come tutte le analisi di mercato confermano, allora la politica commerciale delle Acciaierie non può che essere strettamente legata alla politica produttiva, per evitare che vengano canalizzati su questi mercati prodotti che rispondono ad interessi geopolitici particolari, che non collimano con gli interessi di Terni. I forti insediamenti produttivi che la sud coreana Posco, socio di Agarini e già interessata tempo fa a rilevare le Acciaierie, sta portando avanti in Turchia dimostrano come gli insediamenti produttivi nell’area del Mediterraneo siano sempre più forti e consistenti, ed è in queste aree che si giocherà la partita della siderurgia nei prossimi decenni”.

“Terni – conclude Ortenzi – per conservare la sua centralità in questa area, dovrà mantenere necessariamente una unitarietà che le recenti proposte Thyssen tendono invece a dividere. Ci auguriamo che la classe dirigente ternana, nel suo insieme, colga la criticità di una proposta che potrebbe portare Terni all’emarginazione, e combatta con noi questa battaglia tesa alla difesa di una realtà che non può continuare ad essere sballottata tra gli interessi di una multinazionale ed un’altra, seppur in un contesto di globalizzazione”.

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