Il vescovo Vincenzo Paglia a Terni “si è comportato con il gregge come un lupo, non come un pastore”. E’ uno dei passaggi più evocativi di una lettera che cinque fedeli hanno indirizzato alle alte sfere del Vaticano. Mentre le indagini della procura proseguono, sul buco della diocesi di Terni viene chiesto alla Chiesa di fare giustizia. Nella missiva sono contenute critiche durissime nei confronti dell’attuale presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia e vengono formulate due richieste: un quinto dello stipendio di Paglia sia destinato al risarcimento della diocesi e sia fatto divieto all’arcivescovo di andare in tv fin quando non avrà reso pubbliche scuse.
I fedeli pongono l’accento su presunti sperperi di Paglia, su serate mondane, frequentazioni di ambienti di lusso, clergyman di alta sartoria. Si parla di “cene in ristoranti alla moda il cui conto basterebbe a una famiglia per un intero mese”, affermazione che trova almeno un plateale riscontro: nel luglio del 2009 un giornale riferì di un’abbondante cena dal costo di circa 300 euro che Don Vincenzo consumò nel ristorante di Vissani.
Per i cinque fedeli firmatari della lettera, Paglia sarebbe uno dei “Vescovi attaccati al denaro, amanti della visibilità a tutti i costi, avidi di potere, dediti al carrierismo, che pianificano la propria carriera e promuovono la propria immagine come dipendenti di una multinazionale più che appartenenti alla Chiesa”.
Questa la lettera integrale recapitata in Vaticano e indirizzata al cardinale Tarcisio Betone (Segretario di Stato) e al cardinale Marc Ouellet (Prefetto della Congregazione per i Vescovi):
“Loro Eminenze Reverendissime,
quali sottoscritti firmatari, desideriamo portare la voce del popolo della Diocesi di Terni, delle Città di Terni, di Narni, di Amelia, di persone che assistono incredule al dramma che sta soffrendo la Chiesa locale. Questa nostra si pone agli antipodi del gossip, di ‘distruttive chiacchiere’ che non aiuterebbero alcuno; non è una forma di disinformazione o di calunnia. Intende invece offrire Loro elementi di incontrovertibile chiarezza sui quali si resta a disposizione per ulteriori eventuali chiarimenti, con specifiche richieste in merito a una questione gravissima ancora aperta.
E’ ormai brutalmente noto, essendo emerso più volte in tutte le sue vergognose sfaccettature, che la gestione episcopale precedente abbia qui prodotto un ‘buco’ di circa 60 miliardi di vecchie lire, come se si fosse diretta la Lehman Brothers, non la Chiesa di Cristo. Il tutto condito da particolari raccapriccianti, ampiamente rimbalzati sui media, su cui preferiamo tacere. Così finivano i soldi dell’8 x 1000 che gente come noi decide di lasciare alla Chiesa per le opere più nobili?
Mentre Terni muore, leggiamo ancora sulla stampa di “Serate mondane”, di frequentazioni di ambienti di lusso, di continui viaggi in Italia e all’estero soltanto per andare a ritirare premi, con cene in ristoranti alla moda il cui conto basterebbe a una famiglia per un intero mese; sappiamo di clergyman di alta sartoria mentre leggiamo che Papa Francesco andava in metro e si fece cucire dalla sorella il vestito da Cardinale! Eppure Papa Francesco ha inequivocabilmente ribadito che fanno molto male i Vescovi attaccati al denaro, amanti della visibilità a tutti i costi, avidi di potere, dediti al carrierismo, che pianificano la propria carriera e promuovono la propria immagine come dipendenti di una multinazionale più che appartenenti alla Chiesa. Fanno male, perché non servono il Popolo di Dio. Perché si comportano con il gregge come lupi, non come pastori. E questo è successo contro famiglie devote, contro imprenditori perbene, persino contro sacerdoti. Non c’è un’altra metà della verità possibile sul male fatto, purtroppo.
Ebbene, Loro Eminenze Reverendissime, Sua Eccellenza anziché parlarci del cratere finanziario e, soprattutto, morale che ci consegna per i prossimi decenni (e che il caritatevole Vescovo Amministratore inviato dal Vaticano ha pubblicamente ammesso), senza imbarazzo alcuno va in tv per offrirci consigli, ammonimenti, esortazioni, per discettare dei suoi libri, senza dimenticare di promuovere le sue apps per smartphone e tablet. E’ questo il vero Servizio? Meritavamo di esser trattati così?
Questa nostra è pertanto rivolta alle Loro Eminenze Reverendissime per consentire un’analisi serena, ma rigorosa dell’accaduto, su cui sembra a noi irrinunciabile formulare le seguenti richieste:
1) sia invitata S. Ecc. Rev.ma, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, ad astenersi da esposizioni mediatiche ed eventi pubblici di qualsiasi tipo fin quando questi non avrà formalizzato pubbliche spiegazioni e scuse al popolo di Dio della Chiesa diocesana di Terni, Narni, Amelia;
2) si attui comunque la cessione del quinto del suo stipendio, con la rinuncia di ogni suo bene terreno a mo’ di risarcimento simbolico in favore della Diocesi di Terni, necessarie iniziative per le quali siamo pronti a muoverci anche autonomamente.
Si tratta di gocce nell’oceano di debiti in cui stiamo affondando, ma sono i necessari gesti di trasparenza e verità di cui la gente, di cui la Chiesa, hanno estremo bisogno. Non ci stancheremo di chiedere giustizia. Se necessario anche pubblicamente; se necessario anche con azioni legali, ma confidando che, in una rinnovata comunione spirituale, siate anzitutto voi a esigerla assieme a noi. Per il bene della nostra comunità ternana. Per la pacificazione degli animi.
In fiduciosa attesa”
(seguono firme)
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