Oggi pomeriggio, nella sala consiliare di palazzo Spada, di fronte a qualche decina di cittadini, rappresentanti di associazioni di categoria, sindacalisti e politici, i maggiori esponenti del Partito Democratico hanno manifestato le loro idee sul futuro della città di Terni. La decisione del governo Monti di sopprimere l’ente provinciale ha infatti aperto un ampio dibattito sulle strade per salvarlo e sul ruolo che la città di San Valentino dovrà ricoprire.
Presenti all’incontro il segretario comunale del Pd Andrea Delli Guanti, il sindaco di Terni Leopoldo Di Girolamo, il presidente della Provincia di Terni Feliciano Polli, l’assessore regionale Gianluca Rossi. Sempre del Pd hanno preso la parola anche l’onorevole Emanuele Trappolino, il presidente del Consiglio comunale Giorgio Finocchio, l’assessore provinciale Fabio Paparelli. Interventi inoltre di rappresentanti di associazioni e sindacati come il segretario generale di Cgil Terni Attilio Romanelli, il segretario generale Cisl Terni Faliero Chiappini, il presidente della Camera di commercio Enrico Cipiccia, il rappresentante della cooperativa Actl Sandro Corsi.
Gran parte di chi ha preso la parola ha rivolto forti critiche al governo in merito ai tagli delle risorse destinate agli enti locali. E’ emerso un accordo pressoché unanime sulla necessità di difendere la Provincia di Terni e lo status di capoluogo. Nella maggior parte degli interventi si è riscontrato l’auspicio dell’approvazione in commissione Bilancio in Senato dell’emendamento di Mauro Agostini (che sarà probabilmente votato nel corso della notte) che salverebbe l’ente provinciale mantenendo lo status quo delle istituzioni umbre. Molte critiche sono state rivolte all’ipotesi, promossa da un comitato attraverso la richiesta di un referendum, del passaggio della città di San Valentino nella Regione Lazio, anche se alcuni rappresentanti hanno dichiarato di condividere parte delle motivazioni degli aspiranti laziali. Non è mancata una dose di ambiguità sul tema del riequilibrio territoriale: mentre alcuni, come Finocchio, l’hanno richiesto a gran voce ed altri l’hanno in qualche modo auspicato, Di Girolamo e Polli hanno solo accennato in modo del tutto indiretto a tale possibilità e Delli Guanti si è limitato a far presente che una tale operazione richiede tempi adeguati.
L’INTERVENTO DI DELLI GUANTI. “La revisione della spesa pubblica è una nostra priorità ma un riforma istituzionale così vasta non può essere realizzata con un semplice decreto. Si tratta infatti di una riforma disorganica che per il taglio delle province tiene conto solo di criteri oggettivi, la superficie e la popolazione, ma non tiene conto dell’eterogeneità dei territori. La soppressione della Provincia di Terni non significa solo la chiusura di prefettura, questura ed altri uffici, ma anche la perdita di autorevolezza di un importante territorio industriale (la seconda provincia italiana per la presenza di multinazionali). Il taglio dell’ente riguarda l’intera Umbria, ma un riequilibrio territoriale richiede tempi adeguati e la guida della Regione. Per quanto riguarda il referendum di Terni con il Lazio, spero in un passo di cambio del dialogo: si deve entrare nel merito. Fino ad oggi non è chiaro cosa, a modo di vedere dei promotori, ci debba spingere verso altri territori, cosa di buono possano offrire”.
L’INTERVENTO DI DI GIROLAMO. “La riforma della spending review non è revisione della spesa ma solo tagli lineari: vengono tagliate risorse per ripianare il debito generato da una crisi internazionale. Gli enti locali però hanno già fatto la loro parte. Chi non ha fatto la propria è quel sistema di consorzi, società pubbliche di varia natura che popolano questo Paese. Sono pesi creati da noi politici su cui è arrivato il momento di mettere mano. Il Comune di Terni sta risparmiando molto e vogliamo fare di più ma non si possono fare tagli alla cieca. Per quanto riguarda il riassetto istituzionale, è stato fatto senza un disegno organico. Si è intervenuti con l’accetta prima sulle circoscrizioni, poi accorpando i Comuni ed ora sopprimendo le province. Ma le province non sono un’invenzione italiana, esistono in tutta Europa, dalla Francia all’Inghilterra e servono per realizzare politiche di area vasta. Invece sono stati individuati criteri ciechi, popolazione e superficie, e si è cancellata la provincia con un tratto di penna. In questo modo la Regione non potrà più delegare le politiche ad un organo intermedio e per sopperire a tale mancanza si creeranno artefatti istituzionali che creeranno gravi problemi di gestione. La difesa della Provincia di Terni è quindi la difesa della Regione Umbria affinché possa continuare ad esistere ed erogare servizi eccellenti come quelli sanitari. Infine, torno a polemizzare con i promotori del referendum di Terni con Roma. In realtà è un referendum che non esiste perché Terni non potrà mai accorparsi a Roma, lo vietano tutte le leggi italiane a riguardo poiché Terni non confina con Roma bensì con Viterbo e Rieti e perché non è prevista la possibilità di accorparsi ad un’area metropolitana”.
L’INTERVENTO DI POLLI. “La soppressione della Provincia di Terni non è, come alcuni credono, un problema limitato ad un ente: l’intera Regione senza la Provincia di Terni si indebolisce come capacità rappresentativa, come capacità di iniziativa, come capacità di costruzione. Il decreto stabilisce rigidi criteri per le province che creano delle anomalie come ad esempio l’assurdo accorpamento delle province di Viterbo e Rieti. In queste ore c’è un grande impegno dei senatori di Pd e Pdl per riuscire a far approvare l’emendamento che eviterebbe l’applicazione del decreto alle Regioni in cui il territorio regionale corrisponderebbe ad un’unica provincia (cioè Umbria, Basilicata e Molise). Intanto è stato fatto un passo avanti: oggi il governo ha accettato di aggiungere alle parole ‘accorpamento e soppressione’ anche ‘riordino’. Prima era prevista solo la possibilità di accorpare le province prive dei parametri fissati. Ora c’è una possibilità in più anche se il governo ha poi specificato che le province dovranno comunque essere dimezzate: in questo caso per Terni non cambierebbe nulla poiché dimezzando le regioni umbre rimarrebbe comunque soltanto quella di Perugia. La partita è ancora lunghissima, serve un’azione comune e diffusa e dobbiamo proseguire con determinazione”.
L’INTERVENTO DI ROMANELLI. “Il giudizio della Cgil sull’operato del governo è negativo. Ci accusano di essere conservatori: ebbene in merito a questa riforma lo siamo. Il vento dell’antipolitica porta a tagli di questo tipo nella logica sbagliata di poter unire risparmio a buona politica. Serve la costruzione di nuovi modelli. In merito al referendum che chiede il passaggio di Terni con il Lazio riteniamo sia un errore poiché parla alla pancia delle persone senza entrare nel merito. Basta guardare alla sanità del Lazio, che è commissariata, per rendersi conto che sarebbe un errore cambiare Regione. La difesa della Provincia di Terni va di pari passo con le realtà economiche che sono presenti sul territorio”.
L’INTERVENTO DI CIPICCIA. “Ricordo che già nel 1999, al primo mandato di presidenza della Provincia di Cavicchioli, si parlava di riequilibrio territoriale: se fosse stata fatta tempo fa oggi non ci troveremmo in questa situazione. Anche nel caso in cuile province italiane fossero state abolite tutte, come avevano promesse i partiti, oggi non ci troveremmo in questa situazione. Oggi ci troviamo ad affrontare tuttaltro contesto e il rischio è che qualcuno stia pensando di accorpare le province per poi abolire le regioni che hanno una sola provincia. Per quanto riguarda il referendum di Terni con il Lazio, non è importante unirsi istituzionalmente, di certo è fondamentale sviluppare strette collaborazioni con Roma che rappresenta una grande possibilità economica”.
L’INTERVENTO DI FINOCCHIO. “Il Pd e il Pdl nei loro rispettivi programmi di governo prevedevano la soppressione di tutte le province italiane. I parametri che ha invece stabilito il governo non sono condivisibili. Va però detto che per troppo tempo ci sono stati argomenti tabù come il trasporto pubblico regionale, l’università e il riequilibrio territoriale. Oggi non è più possibile avere tali tabù: dobbiamo misurarci su questi temi. Che le province umbre fossero squilibrate non serviva Monti per farcene rendere conto. In passato però, in troppi casi si è ragionato con la logica dello sciacallaggio istituzionale. Ora, al di là dei tecnicismi legati all’emendamento in Senato, il tema rimane. Non va quindi sottovalutata la discussione che è nata intorno al futuro della città. Pur non condividendo il referendum di Terni con il Lazio, va detto che alcune delle motivazioni del comitato promotore sono corrette e condivisibili. Il sindaco di Terni, anche in qualità di presidente del Cal, faccia una proposta forte e concreta per il riequilibrio territoriale”.
L’INTERVENTO DI FALINI. “Ha ragione il sindaco quando afferma che non si sia messo mano ai veri costi che rappresentano sprechi, come consorzi e società pubbliche di vario genere. Va però anche evidenziata la debolezza della politica e va ragionato su quanto non è stato fatto. Il riequilibrio territoriale ad esempio non è mai stato realizzato. Ora è il momento di riprendere quel ragionamento ed il compito spetta alla politica”.
L’INTERVENTO DI PAPARELLI. “Regna la confusione, manca una posizione omogenea di istituzioni e politica. Ora serve invece grande unità. Il fatto che il governo abbia accettato l’introduzione nel decreto del riordino apre nuovi spazi e possibilità di discussione. Noi ora dobbiamo presentare una proposta per un Umbria equilibrata, divisa in due vaste aree. La riorganizzazione della Regione è necessaria. Per quanto riguarda il pur legittimo referendum di Terni con il Lazio, la migliore risposta è il referendum voluto da Rieti per passare alla regione Umbria ed accorparsi a Terni. Questo sta a significare l’attrattività di Terni. Trovo invece singolare la posizione di chi vuole spostarsi verso Sud. La classe dirigente deve però cogliere il disagio e dare risposta ai cittadini che firmano per Roma o per difendere la sede Asl”.
L’INTERVENTO DI CORSI. “La proposta di Terni con il Lazio è una sciocchezza mentre una regione con un’unica provincia sarebbe un obbrobrio istituzionale. E’ necessario portare avanti il riequilibrio”.
L’INTERVENTO DI TRAPPOLINO. “Credo che la Provincia di Terni possa essere salvata poiché la città ha i caratteri di autorevolezza e di struttura economica per poter essere un riferimento per un territorio più ampio. Per quanto riguarda il riequilibrio territoriale, la Regione può certamente dare un contributo”.
L’INTERVENTO DI ROSSI. “Abbiamo le carte in regola per aprire un dibattito con lo Stato e far valere la nostra virtuosità. Dobbiamo chiedere che all’Umbria venga riconosciuto quanto gli spetta. Non avrei visto nulla di scandaloso se tutte le province italiane fossero state abolite. Questo del governo Monti è invece un pasticcio istituzionale realizzato da chi non conosce l’Italia. Per quanto riguarda il riequilibrio territoriale, in Italia non ci sono esempi di operazioni simili a quella che servirebbe a Terni per rientrare nei parametri. L’iter previsto dagli articoli 132 e 133 della Costituzione per il cambio di Regione è infatti troppo complesso. Che il Cal proporrà un riequilibrio lo do per scontato ma non credo che basti per spostare i confini delle province: per far questo è appunto necessario il complesso iter costituzionale. Mi auguro che il governo deleghi la Regione affidandogli la potestà legislativa in materia. Il referendum per Terni con il Lazio invece è legittimo ma sbagliato, gratta solo la pancia dei cittadini. Dobbiamo però registrare i nostri ritardi e le nostre debolezze sulle politiche per sfruttare le possibilità offerte da Roma e su questo dobbiamo certamente lavorare”.
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