Arcivescovo Paglia: ”Terni sta perdendo l’anima, passato industriale tramontato, cultura fattore di crescita”

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In una lunga lettera pubblicata stamattina sul Messaggero, l’arcivescovo Vincenzo Paglia lascia il suo testamento a Terni. Ormai in partenza per il Vaticano, dove ricoprirà l’incarico di ministro per la famiglia dopo aver guidato la diocesi di Terni-Narni-Amelia per 12 anni, il presule parla del futuro della città dell’acciaio e della necessità di forgiare una nuova identità. Per l’arcivescovo il modello economico ternano, imperniato sull’industria, è inesorabilmente tramontato. Per uscire dalla crisi ritiene indispensabile uno sforzo dell’intera società che dia vita alla “città poliarchica” che per anni ha presentato come miglior soluzione possibile. Soprattutto la cultura può invece rappresentare l’ancora di salvezza, il fattore per superare la crisi.

“La città sembra non voler crescere più. E’ come se stesse perdendo l’anima” scrive Paglia che elenca tutte le problematiche che gravano oggi su Terni: “La questione universitaria, a proposito della quale non sono più sufficienti atteggiamenti di sola rivendicazione e che richiede una svolta profonda; la questione industriale, che mostra al tempo stesso segnali incoraggianti e forti ritardi nei comportamenti dei soggetti locali; la questione dei servizi, da quelli pubblici locali all’azienda ospedaliera della città che richiede ora un attento approfondimento e che ripropone una delle facce della questione Terni dentro il contesto regionale, le potenzialità dei rapporti tra l’area ternana (non della sola città di Terni) e i territori dell’Italia centrale”.

“Tuttavia – scrive ancora l’arcivescovo – dobbiamo essere consapevoli che non mancano le energie locali che consentono alla città di ripensarsi, di reinventarsi e di giungere all’appuntamento con la ripresa non nelle stesse condizioni in cui si trovava al momento dell’ingresso nella crisi o, peggio, in condizioni di maggiore debolezza. Ecco perché è necessario scegliere le priorità, fare uno sforzo comune oltre i confini dei propri interessi di gruppo, valorizzare tutte le risorse della città, a partire dalle persone e dalle loro capacità. Occorre un impegno straordinario di tutte le realtà sociali: dell’impresa e dell’economia, della scuola e dell’università, delle famiglie e delle fondazioni bancarie, della politica e della Chiesa, e così via. C’è bisogno che quella città poliarchica, della quale spesso parliamo, prenda vita.

Scrive quindi Paglia: “E’ urgente raccogliersi e chiedersi assieme chi siamo e cosa vogliamo diventare. La risposta non è ne scontata ne immutabile nel tempo. E se non vogliamo lasciarci superare dagli eventi è indispensabile che immaginiamo e orientiamo, tutti insieme, senza supremazie, il nostro futuro. Tradizioni e comportamenti del passato debbono essere rivisti alla luce delle sfide dell’oggi. Terni oggi ha bisogno di reinventare la sua identità: deve essere a più facce, più aperta, più mobile. Nella ricerca. di questa identità rinnovata è fondamentale il ruolo della cultura per favorire il processo di uscita da un passato economico ed industriale inesorabilmente tramontato. La cultura diventa in questi casi un fattore di crescita perché riesce a legare insieme la trama delle relazioni sociali della città”.

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