Ast, preoccupazione dei sindacati: ”Governo convochi subito un tavolo”. Ipotesi ricorso contro vendita

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Il Governo convochi entro il 30 novembre un tavolo ministeriale con istituzioni, sindacati e management di Outokumpu per delineare le prospettive delle acciaierie di Terni, che dovranno essere cedute dalla multinazionale finlandese per avere il via libera dall’antitrust europeo alla fusione con Inoxum di ThyssenKrupp. A chiederlo sono le segreterie provinciali di Fiom, Fim, Uilm, Fismic e Ugl di Terni che manifestano grande preoccupazione evidenziando una diminuzione dei volumi produttivi negli stabilimenti di viale Brin e ventilano un possibile ricorso a livello europeo contro la vendita.

In una conferenza stampa convocata nel pomeriggio di oggi i segretari delle cinque sigle dei metalmeccanici hanno infatti ribadito gli inquietanti dubbi sul futuro dello stabilimento ternano, in particolare in questo momento di transizione in cui Outokumpu, dopo le indicazioni della commissione europea di cedere gli stabilimenti di viale Brin, sta trattando con vari soggetti per la vendita. Per questo i sindacalisti hanno spiegato di avere inviato oggi una lettera alla Regione e alle segreterie nazionale di categoria e confederali in cui viene chiesto di sollecitare il Governo alla convocazione di un nuovo incontro.

“Se non stabiliamo regole certe in questa fase transitoria – è stato detto nel corso della conferenza stampa – il rischio è che l’Ast venga svuotata per dirottare ordine e commesse su altri stabilimenti”. Il segretario della Fim Celestino Tasso ha affermato: “Siamo stanchi di ragionare avendo in mano solo dei pezzi di carta, abbiamo bisogno di certezze. Il tempo non gioca a nostro favore e se in queste settimane che ci separano dalla nuova vendita non mettiamo dei paletti pagheremo un pericoloso dazio. Bisogna saper gestire la fase del cambio societario che sta invece avvenendo in un clima di profonda incertezza”.

Le preoccupazioni sono in particolare legate ad alcune notizie provenienti dalla Germania secondo le quali dal 31 dicembre nell’acciaieria verrebbero a mancare alcuni volumi produttivi della parte a caldo a favore del nuovo stabilimento in Alabama, negli Stati Uniti. “Inoltre – ha aggiunto Nicola Pasini della Uilm – dal primo gennaio verrà aumentata la turnistica nello stabilimento tedesco di Nirosta, che diventerà così a ciclo continuo, con un repentino aumento di volumi. Questi segnali ci preoccupano e attraverso il tavolo governativo ci deve essere detto quanto e come, soprattutto in questa fase di interregno, Terni deve produrre e a quali mercati ci dobbiamo rivolgere. Il rischio è sennò quello di vendere una scatola vuota”.

Secondo i sindacati la produzione a caldo nello stabilimento ternano ha raggiunto le 110 mila tonnellate al mese, mentre quella a freddo – la più remunerativa – si è fermata a circa 30 mila. Il segretario della Fiom Claudio Cipolla ha ricordato che “bisogna chiedersi se l’Ast manterrà inalterata la capacità di produzione a freddo, perché altrimenti se questa viene meno il sito non è più economicamente sostenibile”. Sia il segretario della Fismic Giovacchino Olimpieri sia quello dell’Ugl Daniele Francescangeli hanno infine ricordato che “l’ipotesi del ricorso contro la vendita dello stabilimento di Terni, prima che si completi il processo di fusione, è l’ultima arma che rimane ancora in piedi”.

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