Questa mattina l’ex presidente della Regione Umbria, Maria Rita Lorenzetti, è stata messa agli arresti domiciliari. Il provvedimento riguarda un’indagine della Procura di Firenze relativa a lavori della Tav in Toscana e coinvolge Lorenzetti in qualità della sua carica di presidente Italferr. Che l’ex presidente dell’Umbria fosse indagata era emerso lo scorso 17 gennaio e le accuse erano pesanti: abuso di ufficio, associazione a delinquere e corruzione. Lorenzetti ha sempre respinto tutte le accuse sostenendo la correttezza del proprio operato.
Questa mattina, con un provvedimento di 480 pagine, le sono stati notificati gli arresti domiciliari. Lorenzetti, Pd, che ha guidato la Regione Umbria per due mandati, fino alla scorsa legislatura, tra le altre cose secondo i pm di Firenze avrebbe agevolato affari illeciti, in cambio di favori per il marito. Considerata vicina a Massimo D’Alema e all’amministratore delegato di Ferrovie Mauro Moretti, per la “zarina” viene ipotizzato il rischio di reiterazione del reato: per questo è scattato il provvedimento di custodia cautelare.
Insieme a Lorenzetti, nell’ambito dell’inchiesta sulla Tav toscana, sono finite agli arresti domiciliari altre 5 persone. In tutto risultavano indagate 31 persone.
Aggiornamento ore 12,30: Nell’ordinanza di questa mattina Lorenzetti è accusata di essersi adoperata perché venissero pagate due società impegnate nei lavori della Tav a Firenze, per le quali i versamenti erano in ritardo: in cambio la Lorenzetti avrebbe ricevuto favori professionali per il marito. L’avvocato Luciano Ghirga, legale della presidente Italferr parla di “vantaggi per il marito assolutamente inesistenti. I fatti contestati nell’ordinanza di custodia cautelare – ha detto l’avvocato Ghirga – sembrano essere gli stessi dell’avviso di garanzia del gennaio scorso. La dottoressa Lorenzetti ha sempre sostenuto la sua estraneità a tutti i fatti contestati”.
Da quanto appreso nei mesi scorsi, le accuse della magistratura riguarderebbero diverse ipotesi di reato. Per i pm di Firenze infatti sarebbe stata messa in piedi un’associazione a delinquere composta da dirigenti di Italferr, di coop e da funzionari ministeriali: l’obiettivo era quello di incassare guadagni illeciti e realizzare fondi neri sfruttando i ruoli di vertice e decisionali ricoperti nella costruzione del tratto fiorentino della Tav. Secondo gli inquirenti una delle figure centrali di questa associazione a delinquere sarebbe proprio Lorenzetti, indagata per abuso d’ufficio e corruzione.
I lavori della Tav toscana sarebbero stati eseguiti senza rispettare le norme di sicurezza e ambientali: nel corso dei lavori sarebbe stata messa in pericolo una scuola media, sarebbe stato utilizzato materiale scadente per le paratie ignifughe delle gallerie, lo smaltimento dei residui di scavo non avveniva in modo corretto, addirittura attraverso carte truccate. Una trama particolarmente fitta che coinvolgeva decine di persone e che, per i pm, sfociava in uno scambio di favori anche in altri settori. In particolare Lorenzetti si sarebbe adoperata per ottenere “incarichi professionali nella ricostruzione del terremoto in Emilia in favore del marito”, la Cooper studio di Domenico Pasquale.
Secondo l’accusa Lorenzetti poteva contare su un funzionario del ministero dell’Ambiente di area Pd che era “disposizione per stilare pareri compiacenti utilizzando documenti forniti dagli stessi interessati”, in cambio di “plurime utilità”come “assunzioni di parenti presso la Coop centro Italia”. Un funzionario dell’Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici, sempre di area Pd, viene addirittura descritto dai pm come “servizievole e devoto” verso Lorenzetti.
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