Si continua a parlare dei fatti accaduti venerdì scorso nella Biblioteca comunale di Terni, poco prima che iniziasse il comizio di Piergiorgio Bonomi, candidato sindaco per CasaPound. Secondo alcuni presenti in piazza, c’è stata un’aggressione di un gruppo di militanti di CasaPound nei confronti di un ragazzo che stava scattando foto dal balcone della Bct. Diversa è la ricostruzione di Bonomi che esclude con forza si possa parlare di aggressione o pestaggio.
Questa è la versione dei fatti di Bonomi: “Prima che iniziasse il comizio, un gruppo di antifascisti ha intonato cori offensivi contro di noi e contro la mia persona. Visto che in piazza c’erano anche bambini e persone che non c’entravano nulla, abbiamo dovuto mettere la musica ad alto volume per coprire quei cori. Poi dal balcone della Bct una decina di persone ha iniziato a deriderci, a fare gesti, a provocare. Un ragazzo con una macchinetta fotografica con lo zoom scattava foto verso di noi, probabilmente inquadrando i singoli volti con l’intento di schedare i presenti, perché ‘loro’ hanno ancora queste abitudini.
Ho chiesto alle forze dell’ordine di farli smettere, mi hanno risposto che all’interno della biblioteca erano già presenti alcuni agenti. A quel punto ho deciso di andare a parlare con le forze dell’ordine all’interno della Bct e vista la situazione, le offese e le minacce personali nei miei confronti, per tutelarmi mi sono fatto accompagnare da una decina di ragazzi. Non c’è stata nessuna irruzione nella biblioteca, siamo entrati dall’ingresso normalmente aperto, a far scattare successivamente l’allarme è stata la Digos che è entrata da un ingresso in quel momento chiuso. Quando siamo entrati, un addetto della Bct ci si è fatto avanti ed io ho iniziato a spiegare la situazione. Mentre stavo parlando con lui, alcuni ragazzi, 7 o 8, sono saliti per le scale, per andare a parlare con gli agenti. Sulle scale hanno incontrato un ragazzo che, appena li ha visti, gli ha detto: ‘fascisti di merda’. A quel punto ha ricevuto una spinta che gli ha fatto cadere la macchinetta e forse gli occhiali. Non c’è stato nient’altro, i ragazzi hanno continuato a salire le scale per andare a parlare con gli agenti.
Altro che ‘pestaggio selvaggio’: c’è stata soltanto una spinta, un gesto che comunque condanno. E non c’è stato bisogno di alcun intervento delle forze dell’ordine, quando sono arrivati altri agenti era già finito tutto. Subito dopo aver ricevuto la spinta, il ragazzo è sceso in piazza ed ha raccontato di aver subito un’aggressione, qualcuno dei presenti ha iniziato a dire: ‘venti fascisti hanno massacrato di botte un ragazzo’ così da richiamare più persone.
E’ stata anche una leggerezza dei ragazzi perché così si è dato modo di parlare della spinta e non delle violenze subite da noi, di cui nessuno parla mai. La violenza infatti non è solo una spinta, che comunque condanno, ma sono anche gli insulti, gli sputi, i tentativi di impedire un comizio elettorale, le minacce, le provocazioni, i manifesti imbrattati che subiamo. Per partire dalla sede del movimento e arrivare fino al palco del comizio, la Digos mi ha dovuto scortare perché, mi è stato detto dalle stesse forze dell’ordine, la mia incolumità era in pericolo. Ogni volta che siamo al banchetto, regolarmente autorizzato in piazza Europa, arrivano antifascisti a fare volantinaggio contro di noi e si mettono a 5 metri di distanza. E gli viene consentito di fare queste provocazioni. La scorsa settimana qualcuno ha tirato un sasso contro la nostra sede spaccando un vetro. Questo è il clima che subiamo e, esclusa questa spinta, a cui noi non abbiamo mai reagito”.