Ast, sciopero e corteo dei lavoratori contro piano Thyssen: ”Non ci stiamo”

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corteo Ast luglio 2014 (4)Sciopero e corteo dei lavoratori Ast contro il piano industriale presentato ieri dalla Thyssenkrupp. Al motto di “non ci stiamo”, questa mattina circa 500 persone si sono radunate davanti allo stabilimento di viale Brin prendendo parte alla mobilitazione promossa da rsu e sindacati. Intorno alle 9.40 il corteo è partito dai cancelli della fabbrica, ha percorso viale Brin, via Centurini, via Gramsci, via Campofregoso e via Garibaldi per poi fermarsi in piazza Solferino. Qui interverranno i segretari nazionali di categoria.

Alla testa del corteo uno striscione con scritto “Non ci stiamo.! No allo smantellamento delle acciaierie di Terni”. Una risposta eloquente alla multinazionale tedesca che ha approntato un piano da lacrime e sangue e che secondo i sindacati mette a rischio fino ad un migliaio di posti di lavoro sui 2650 attuali.

corteo Ast luglio 2014 (2)Secondi i sindacati allo sciopero ha aderito il 100% dei lavoratori e lo stabilimento è rimasto completamente fermo. Al corteo hanno partecipato molti giovani, alcuni anche con passeggini al seguito. Al termine i segretari nazionali e territoriali di Fiom, Fim, Uilm, Fismic e Ugl metalmeccanici hanno tenuto un comizio, in cui hanno ribadito che il piano “è una provocazione, perché basato solo su tagli lineari”. Per i sindacati la questione dell’Ast, inoltre, deve tornare ad essere affrontata in Europa, oltre che dal Governo italiano.

Di Girolamo corteo AstAl corteo era presente anche il sindaco di Terni, Leopoldo Di Girolamo, uscito dall’ultima manifestazione per l’Ast con la testa sanguinante dopo una carica della polizia. Stavolta aveva fascia tricolore ed elmetto in testa “ma è per mandare un messaggio di determinazione all’azienda, non alle forze dell’ordine”. Il messaggio è che “ci prepariamo alla battaglia”, perché la situazione è “ancora peggiore di quella di 10 anni fa, quando i tedeschi chiusero il magnetico. Stavolta in gioco ci sono i forni, ovvero il cuore pulsante delle acciaierie”. In piazza il sindaco ha poi detto che “serve ora freddezza, bisogna dire no con nettezza al piano, ma anche elaborare proposte alternative. In ogni caso si vincerà solo se continuiamo a restare uniti”.

Gianni Venturi della Fiom nazionale ha affermato: “Eccolo il messaggio che mandiamo all’amministratore delegato di Ast Morselli. Il loro piano è irricevibile e inaccettabile, questa piazza lo dice chiaramente e testimonia la determinazione e la compattezza dei lavoratori”. Thyssen parla di 550 esuberi, ma per il sindacato probabilmente è una stima per difetto. “Il fatto è che se si chiude un forno si dimezza di fatto la capacità produttiva e le ricadute occupazionali saranno nel tempo drammatiche”.

Claudio Cipolla, segretario della Fiom di Terni ha detto: “Chiediamo volumi, investimenti e prospettive per Ast e per le società controllate mentre quello proposto da Thyssen è un piano puramente finanziario, che riduce volumi, occupazione e dà il via ad uno smantellamento progressivo delle acciaierie di Terni”. Entra ancor più nei dettagli Attilio Romanelli, segretario generale della Cgil di Terni: “Nel piano non c’è nulla sulle linee a freddo, che sono in realtà il core business del gruppo, mentre è chiaro l’obiettivo sull’area a caldo: dimezzamento”. Per Romanelli tra l’altro il piano presentato dall’ad Morselli si regge su “dati tecnici approssimativi”, che dimostrano anche “una scarsa conoscenza dei processi produttivi. Dire che un unico forno può fare un milione di tonnellate di fuso è come dire che io posso andare a piedi sulla luna, è un’assurdità”.

MOBILITAZIONE AD OLTRANZA La mobilitazione dei lavoratori dell’Ast continuerà “sino a che il Governo Nazionale, l’Unione europea, la multinazionale ThyssenKrupp non modificheranno profondamente la loro inaccettabile impostazione”: lo dicono in una nota unitaria i segretari generali di Cigl, Cisl e Uil dell’Umbria, Mario Bravi, Ulderico Sbarra e Claudio Bendini, dopo lo sciopero e il corteo.

Quella di oggi per i sindacalisti è stata “la prima risposta contro un piano industriale che di industriale ha davvero poco, perché prevede esclusivamente un taglio drastico sia in termini di dipendenti che di salario, scaricando così tutto il costo sociale soltanto sui lavoratori delle acciaierie e su un territorio già duramente colpito dal ridimensionamento del manifatturiero e dell’indotto”. Sempre a detta delle tre sigle, tutta la Regione “verrebbe duramente colpita se passasse questa logica devastante”, perché “il futuro produttivo, occupazionale e la stessa identità futura dell’Umbria sono legati indissolubilmente al futuro del polo siderurgico ternano”.

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