Buco Diocesi di Terni, l’intricata storia della struttura di Collerolletta, intervista a presidente Aidas

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residenza-anziani-collerolletta-1Crocifisso e martello. Curia e coop rosse. La vicenda della struttura per anziani di Collerolletta, su cui sta indagando la Procura della Repubblica di Terni, sembra destinata a diventare uno degli emblemi della gestione-Paglia della Diocesi di Terni. Una vicenda che lascia intravedere gli ottimi rapporti della Diocesi con le amministrazioni di centrosinistra ma anche la propensione a fare affari con le cooperative rosse.

Mentre gli inquirenti indirizzano l’attenzione anche sull’operato dell’amministrazione comunale (il Comune non avrebbe richiesto il contributo di costruzione per la struttura di Collerolletta, sulle pagine del Giornale dell’Umbria palazzo Spada fa però sapere che è normale poiché per determinate tipologie di cooperative è previsto l’esonero di tale pagamento), la presidente della cooperativa Aidas, Loredana Valsenti, ripercorre tutte le tappe di un’intricata storia che hanno infine portato all’attuale inutilizzo e alle trattative per la cessione di una moderna ed efficiente struttura di oltre 7 mila metri quadri.

Aidas è una delle maggiori cooperative di Terni, gestisce il Tiffany, il Domus Gratiae e la residenza per anziani Altrocanto (un totale di 173 posti letto). Considerata una delle coop rosse fino al 2012.

Perché avete realizzato la struttura di Collerolletta?

Dal 1995 Aidas aveva in gestione il Tiffany. Nel 2004, visto l’affitto molto elevato della struttura alla Polymer, abbiamo pensato di fare un investimento per una nuova struttura dove trasferire l’attività del Tiffany.

Come è nata la collaborazione con Doces (società di proprietà di esponenti della Diocesi di Terni)?

Nel 2000 era stata già avviata una collaborazione con Doces per la gestione dell’Istituto Leonino: gestivamo insieme l’attività scolastica. Questa collaborazione è finita nel 2005. In quello stesso periodo, parlando con esponenti della Curia del nostro desiderio di realizzare una nuova struttura per il Tiffany, la Diocesi ci comunicò di avere a disposizione dei terreni a Collerolletta.

Chi era il vostro interlocutore?

Don Francesco De Santis, all’epoca economo della Diocesi.

Fu costituita la Isad srl.

Nella Isad, l’Aidas aveva il 19%, Doces il 49% e Coopfond il 32%. Cominciano i vari passaggi burocratici, la Diocesi chiede la concessione edilizia in quanto era proprietaria del terreno, poi iniziano i lavori.

Poi cosa accade?

Dopo poco tempo, circa 6 mesi, don Francesco mi dice: ‘noi consideriamo chiusa questa partecipazione societaria, la Diocesi vuole impegnarsi su altri fronti e quindi siamo disposti a cedervi le nostre quote’. Comincia una trattativa: la Diocesi chiedeva un corrispettivo superiore rispetto al capitale che aveva versato e noi cercavamo di ottenere un prezzo inferiore. Doces aveva un valore nominale di circa 375 mila euro ma ci chiedeva un milione di euro. Non avevamo un capitale simile da investire ma alla fine abbiamo trovato un istituto di credito che ci ha concesso una linea di credito necessaria per fare l’operazione. A quel punto abbiamo fissato un appuntamento dal notaio per effettuare la cessione ma nessun rappresentate della Doces si è presentato. Qualche giorno dopo siamo venuti a sapere che la società Doces era stata ceduta a terzi: era stata acquistata dalla cooperativa Actl e da Park Residence (società proprietaria della struttura del Domus Gratiae, cui Aidas paga l’affitto). A quel punto Aidas, per non ritrovarsi in minoranza, ha chiesto e ottenuto di acquistare le quote di Coopfond.

Rilevando la partecipazione di Coopfond, Aidas aveva il 51% e Doces il 49%.

Dopo alcune tensioni, la nuova proprietà di Doces decide di uscire dall’operazione chiedendo però un sovrapprezzo rispetto a quanto da loro pagato per rilevare la Doces: abbiamo pagato le loro quote 950 mila euro. A quel punto pensavamo di aver risolto i problemi avendo finalmente ottenuto il controllo totale della società. Invece, poco dopo, veniamo a conoscenza che il terreno su cui sorgeva la struttura era composto da 4 lotti, ma il passaggio di proprietà aveva riguardato solo 3 lotti. La cooperativa Actl e Park Residence ci hanno fatto sapere che loro avevano acquistato dalla Diocesi anche questo quarto lotto. Si trattava dell’area destinata ai parcheggi. Essendo obbligatorio avere un parcheggio di determinate dimensioni per una struttura di quel tipo, abbiamo dovuto comprare anche quel lotto: 300 mila euro per 3000 metri quadri di terreno.

Aidas non aveva diritto di prelazione sia sulla vendita delle quote Doces che sulla vendita del quarto lotto?

Esatto, c’è stata la volontà di aggirare il nostro diritto di opzione.

Avete esposto denuncia?

Avevamo predisposto una mega-denuncia poi io sono stata invitata, anche a livello politico, a non dare corso a questa cosa, a trovare una quadra e portare avanti il progetto. Anche Legacoop (cui noi abbiamo aderito fino al 2012) ci ha invitato a trovare un accordo.

Poi cosa è successo?

Nel frattempo era partito il cantiere: un costruttore di Roma che aveva garantito la conclusione dei lavori in tempi certi poiché il 30 marzo 2007 sarebbe scaduto il contratto d’affitto con la struttura del Tiffany e per quella data i posti letto e tutta l’attività sarebbe dovuta essere trasferita nella nuova struttura di Collerolletta. In realtà i lavori sono andati avanti a rilento e sono durati fino al 2009. Nel frattempo abbiamo dovuto trovare un accordo con la proprietà della struttura del Tiffany per prolungare la permanenza. Quando nel 2009 la ditta romana è andata via, abbiamo constatato che c’erano ancora dei lavori incompiuti. Alla fine l’inaugurazione della struttura è avvenuta solo a gennaio 2011.

Eravate pronti a trasferire il Tiffany nella nuova struttura.

No, ormai era stato rinnovato il contratto della vecchia struttura. Abbiamo invece chiesto l’autorizzazione per trasferire 20 posti letto (più altri 40 le cui autorizzazioni erano state temporaneamente congelate) dal Domus Gratiae a Collerolletta. Dalla Regione è arrivato il nulla osta. La parola è passata a Terni e, dopo un iter particolarmente lungo, alla fine l’Asl 4 ha detto ‘no’.

Con quale motivo vi è stata negata l’autorizzazione?

L’Asl ha negato l’autorizzazione al trasferimento, prima con la motivazione che l’iter era stato troppo lungo poi sostenendo che l’Aidas non ha la capacità organizzativa per gestire anche questa nuova struttura. Alla fine abbiamo presentato ricorso al Tar e la sentenza dovrebbe arrivare poco dopo Pasqua. Non è stato possibile nemmeno trasferire temporaneamente a Collerolletta le 20 persone che si trovano al Domus Gratiae dopo che l’edificio è stato dichiarato inagibile.

Recentemente la Uil di Terni ha parlato di trattativa in fase avanzata per la cessione della struttura ad un gruppo nazionale. E’ vero?

Sì, perché con la struttura ferma per due anni abbiamo cominciato a soffrire economicamente e finanziariamente. Un po’ anche i tagli hanno contribuito: in un triennio il nostro fatturato è diminuito di 1,5 milioni di euro. Sulla struttura di Collerolletta è stato fatto un investimento importante e tutte queste lungaggini ci hanno messo in seria difficoltà. A questo punto abbiamo iniziato a valutare la possibilità di vendere tutto e tramite un intermediario siamo in contatto con 3 gruppi nazionali: con uno di questi la trattativa è in fase avanzata e l’ipotesi prevede la cessione sia della struttura di Collerolletta che dell’altra struttura per anziani che abbiamo all’Altrocanto (Narni) e forse anche la gestione del Tiffany. Ovviamente avremmo la garanzia del lavoro: in quelle strutture continuerebbe a lavorare esclusivamente personale Aidas.

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