Sconti del 40% sul carburante attraverso una carta prepagata utilizzabile in tutti i distributori italiani. Un’offerta davvero allettante, spiegata in un volantino che in questi giorni sta arrivando nelle case degli italiani, recapitato nelle cassette postali con tanto di bollettino precompilato (molte le lettere già ricevute da residenti a Terni). Il servizio si chiama “Bank of Fuel Italia”, è proposto da un’azienda srl con sede legale a Savona e sembra troppo bello per essere vero. Ed in effetti ci sono diversi elementi che destano sospetto e fanno temere possa trattarsi di una truffa.
L’OFFERTA Bank of Fuel Italia spiega così il servizio: “Possibilità di acquistare un credito pre-pagato, in forma di carta carburante, utilizzabile in tutti i distributori di benzina sul territorio nazionale. A seconda della carta carburante scelta, si avrà a disposizione un credito omaggio immediatamente utilizzabile per il rifornimento di benzina verde, diesel, GPL e metano”.
Dov’è il risparmio? Eccolo spiegato: si paga una somma (da 99 a 299 euro) e si ottiene un credito superiore a quanto speso. Ad esempio la “carta basic” costa 99 euro ma garantisce 140 euro di buono carburante (41 euro risparmiati in un colpo solo). Con la “carta platinum” si spende 299 euro e si ottiene carburante per un valore di 470 euro.
TROPPO BELLO? In un Paese con uno dei più alti tassi di motorizzazione al mondo e con prezzi esorbitanti del carburante, un’offerta del genere ha lo stesso effetto della promessa di acqua agli assetati. Ed infatti in rete si registra già un grande interesse su questa salvifica banca del carburante. Ma com’è possibile garantire sconti che vanno dal 28% al 36% su un prodotto il cui prezzo è determinato per circa il 60% da accise e tasse?
IL PREZZO DELLA BENZINA Vediamo prima di tutto com’è determinato il costo del carburante. E’ ben spiegato in un documento dell’Aci di diversi mesi fa: “Il 58% del prezzo della benzina, 52% quello del diesel, è formato da tasse (accise ed Iva). Se la benzina fino a qualche settimana fa costava 1 euro e 80 centesimi al litro, quasi un euro e dieci va al fisco. Il costo della materia prima (il cosiddetto Fob: acronimo per Free on board) incide solo per il 35%, ossia poco meno di 60 cent. Il margine lordo delle compagnie – che comprende raffinazione, trasporto, assicurazione, stoccaggio, distribuzione e vendita agli automobilisti – è del 7,8% (12,5% per il diesel), corrispondente a 14 cent (21 per il diesel). Solo su questo margine i distributori possono agire per ritoccare, magari con qualche iniziativa promozionale, i prezzi alla pompa”.
SCONTI IMPOSSIBILI Visto che le prepagate di Bank of Fuel Italia dovrebbero essere funzionanti con i distributori delle compagnie (Ip, Q8 ecc), è da queste stesse compagnie che la società dovrebbe ottenere carburante ad un prezzo scontatissimo. In sostanza, per praticare al consumatore uno sconto del 36% sul prezzo finale, questa banca della benzina dovrebbe acquistare carburante dalle compagnie ad uno sconto di oltre il 30% ma, come detto prima, le stesse compagnie hanno un margine che oscilla tra il 7 e il 12% (se praticassero uno sconto superiore a questa quota andrebbero in perdita). Vista così, l’offerta è semplicemente inverosimile.
LA SPIEGAZIONE DI BOF Qualche utente ha chiesto informazioni direttamente sulla pagina Facebook di Bank of Fuel Italia. Riportiamo qui qualche passaggio di due risposte rese dalla società: “Noi non lavoriamo solamente giovando degli enormi vantaggi derivanti dall’acquisto di grossi volumi di carburante ma anche dal fatto che interveniamo noi stessi incrementando esponenzialmente il ‘peso’ e lavorando su canali privilegiati”. E ancora: “Bank of Fuel consente ai suoi aderenti di giovare di forti risparmi grazie al concetto già sperimentato dei gruppi di acquisto. Ciò e stato ulteriormente migliorato grazie al fatto che non richiediamo quote associative una tantum e la nostra organizzazione può lavorare con volumi molto maggiori rispetto alle piccole realtà locali”.
Spiegazioni che paiono irrealistiche: attribuiscono a BOF Italia srl la capacità di muovere capitali enormi, addirittura in grado di determinare e far crollare a proprio vantaggio il prezzo di acquisto della benzina. Insomma, si tratterebbe di una semplice srl, misconosciuta, che tratterebbe alla pari con le multinazionali, “attraverso canali privilegiati”, ottenendo sconti clamorosi. Il tutto senza che la stampa nazionale e internazionale si sia mai accorta dell’esistenza di questo portento economico. Senza considerare che il sito internet è stato appena attivato (a luglio 2014).
Da un punto di vista ancora più teorico, l’offerta è irrazionale: tecnicamente il carburante è un bene che presenta una domanda rigida, vale a dire che al variare del prezzo, la domanda non subisce forti modifiche. La ragione è semplice: si tratta di un bene primario e pertanto viene acquistato (quasi) a prescindere dal costo. In queste condizioni uno sconto così elevato è illogico, controproducente per la società stessa che con uno sconto inferiore otterrebbe lo stesso numero di clienti e un guadagno superiore.
TEMPISTICA Oltre a considerazioni teoriche, ci sono altri elementi che destano sospetto. A cominciare dalla strana tempistica: a prescindere dalla data in cui si decide di pagare, si ottiene la scheda prepagata soltanto il giorno 20 del mese corrente o successivo. Praticamente, acquistando una scheda oggi, si riceverebbe a casa il 20 settembre. Perché questo gap? E’ scritto nel loro sito: “Gli ordini vengono elaborati nel giro di 24/48 ore lavorative una volta ultimata la raccolta della adesioni che termina il 20 di ogni mese”.
IL LOGO COPIATO Infine c’è un elemento che getta una grande ombra su tutta l’offerta. Il logo (l’immagine distintiva dell’azienda e del servizio) utilizzato nel sito internet di Bank of Fuel Italia e nella loro pagina ufficiale è stato copiato. BOF ha ripreso la stessa identica immagine in uso da almeno altre tre aziende: la Network One di Latina, la Iqs di Milano e la Arteria 3d di Liverpool. Insomma, questo portento economico che tratta il costo del carburante con “canali privilegiati” non ha nemmeno un logo personalizzato (può costare poche centinaia di euro) ma ne usa uno copiato di sana pianta.
E’ UNA TRUFFA? Un servizio salvifico o una truffa? Attualmente non è possibile rispondere in modo definitivo. Visti i numerosi elementi che destano sospetto, prima di acquistare l’allettante prepagata sarebbe bene attendere almeno qualche settimana quando i primi aderenti dovrebbero aver avuto modo di verificare la bontà del servizio.
Aggiornamento 26/08 ore 12,30: A seguito del nostro articolo, dalla pagina Facebook di Bank of Fuel Italia sono stati rimossi tutti i post, tutti i commenti e tutte le risposte. E’ stata inoltre rimossa una foto del logo copiato (che resta però visibile sia nell’immagine di copertina della pagina Facebook, sia nel volantino cartaceo che nel sito internet).
Spulciando nell’attività online di Bank of Fuel Italia emergono comunque altri elementi degni di nota. Il 22 agosto, tramite la pagina ufficiale, la società aveva commentato quanto scritto sulla bacheca di un’altra pagina scrivendo tra l’altro: “Al momento abbiamo raggiunto quota 230 adesioni in due giorni, non essendo ancora conosciuti ci sembra già un ottimo risultato: potreste attendere serenamente insieme a noi le opinioni e le recensioni di chi avrà utilizzato la carta e poi trarre le vostre conclusioni”.
Un utente ha replicato con questa ipotesi: “Le prime funzioneranno, si allargherà a macchia d’olio, le perdite le coprono con le nuove adesioni sempre più numerose, poi un bel giorno…. POFFF… resto in attesa di argomentazioni credibili a smentita del mio sospetto”. Insomma, c’è chi teme possa trattarsi di un sistema di vendita piramidale.
Aggiornamento 29/08 ore 11,30: Dopo questo nostro articolo pubblicato lunedì 25 agosto, alcuni blogger ed altri giornali (tra cui il Corriere di Novara con cui abbiamo aperto una collaborazione su questo argomento) si sono occupati della questione ed è emerso qualche altro particolare. Soprattutto nei giorni scorsi c’è stata una presa di posizione da parte di MasterCard il cui logo compare sulle immagini delle schede prepagate di Bank Of Fuel. La società finanziaria, sia attraverso la propria pagina Facebook che attraverso il proprio sito istituzionale, scrive: “MasterCard non intrattiene alcun tipo di relazione commerciale o economica con la società B.O.F. ITALIA S.r.l., operante con la denominazione commerciale di ‘Bank of Fuel’. Inoltre MasterCard non autorizza in alcun modo i prodotti pubblicizzati da ‘Bank of Fuel'”.
Anche IP del gruppo API, che conta moltissimi distributori in Italia, ha preso le distanze da questa iniziativa spiegando di non conoscere Bank of Fuel e che “pertanto le carte non sono accettate nei nostri punti vendita”.
Infine è attualmente impossibile ordinare le carte prepagate attraverso il sito di Bank of Fuel. Sembra infatti che Bof Italia srl abbia dei problemi anche con Paypal, sistema di pagamento online utilizzato in tutto il mondo, (è a questo punto ipotizzabile che PayPal abbia sospeso il servizio nei confronti di Bank of Fuel Italia). Per Bof resta però la possibilità di incassare attraverso i bollettini postali inviati nelle case degli italiani insieme ai loro volantini pubblicitari.
Oggi il consigliere comunale Enrico Melasecche, attraverso un’interrogazione urgente, chiede al sindaco di Terni di attivarsi “affinché le autorità statali preposte al controllo verifichino immediatamente la bontà dell’offerta”.
Aggiornamento 06/09: Bank of Fuel è finita sotto indagine giudiziaria. Da qualche giorno, sono infatti state rimosse le pagine web del servizio: accedendo al sito ufficiale si legge soltanto un ordine di inibizione eseguito dal provider: “Sito off-line, Procedimento penale nr 4199/2014 R.G.N.R. del 03/09/2014” (sostituita qualche ora dopo da questa simile dicitura: “artt. 14 e seg. D.Lgs. n. 70/2003 Procedimento penale nr 4199/2014 R.G.N.R. del 03/09/2014 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Savona”).
Si tratta di un ulteriore e importante conferma della fondatezza dei dubbi sollevati da questo giornale e da altre testate e blogger. Con l’avvio dell’indagine penale, oltre al sito internet potrebbe essere stato bloccato anche il conto corrente postale. Resta ora da capire quante persone avessero nei primi giorni aderito alla controversa offerta di Bof Italia srl e quante possibilità abbiano ora di recuperare il proprio denaro.
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